I serbi bombardano due villaggi nel Kosovo

I serbi bombardano due villaggi nel Kosovo FEDERAZIONE JUGOSLAVA H L'inviato di Dini nelle capitali coinvolte nella crisi. L'ambasciatore Vattani incontra Rugova I serbi bombardano due villaggi nel Kosovo Belgrado ammassa truppe e carri armati ai confini albanesi ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO All'alba di ieri le forze militari jugoslave hanno aperto il fuoco contro un gruppo di albanesi che cercavano di introdurre armi nel Kosovo. Le unità dell'esercito di Belgrado avrebbero intercettato il gruppo lungo il confine con l'Albania. Secondo il portavoce del ministero della Difesa jugoslavo si trattava di una decina di persone che all'alt della guardie di frontiera hanno cominciato a sparare. I soldati jugoslavi hano risposto costringendo alla fuga gli albanesi che hanno lasciato sul posto alcune casse di munizioni. Un agente serbo è rimasto ferito mentre era alla guida di una macchina della polizia che stava pattugliando la zona di Kijevo. H centro di informazione del governo serbo ha precisato che s'è trattato di «un agguato dei terroristi albanesi» che hanno sparato con armi automatiche e lanciagranate portatili. Da parte loro fonti albanesi affermano che le unità della polizia dell'esercito jugoslavo continuano a bombardare i villaggi albanesi nella regione di Drenica, nel Kosovo centrale dove dalla fine di febbraio ci sono stati più di cento morti. Secondo le notizie diffuse dal centro di informazioni per il Kosovo a Tirana quattro persone, tra cui due bambini, sono rimaste ferite. Altre fonti non confermate parlano di nuovi morti. La radio indipendente di Belgrado B92 ha confermato che ci sono stati nuovi scontri tra le forze serbe e i commandos albanesi sulla strada tra Klina e Srbica. Di certo è che nel Kosovo, la regione della Federazione jugoslava dove il 90 per cento della popolazione è di nazionalità albanese, si continua a sparare. L'esercito jugoslavo ha inviato massicci rinforzi nella zona di Decani, vicino al confine con l'Albania. Un numero imprecisato di blindati, 25 carri armati e 40 camion carichi di soldati sono stati visti nella città, da dove continuano a fuggire numerosi profughi albanesi. «Le azioni armate degli albanesi del Kosovo non sono altro che una reazione di autodifesa contro la violenza del regime serbo», ha dichiarato ieri in un discorso alla televisione il primo ministro albanese Fatos Nano, annunciando così chiaramente un inasprimento dei rapporti tra Tirana e Belgrado. L'Albania che finora si era limitata a condannare la dura repressione delle forze jugoslave contro gli albanesi del Kosovo rischia di essere sempre più coinvolta nella crisi oltreconfine, anche perché un gran numero di profughi del Kosovo si sta riversando nel Paese. Ma il regime di Belgrado sembra più deciso che mai a continuare sulla linea della repressione. Per quanto scontata, l'unanimità espressa dai serbi nel referendum contro la mediazione internazionale offre a Milosevic l'alibi per portare avanti la sua politica nel Kosovo. Invece di ritirare le unità speciali della polizia e iniziare le trattative con gli albanesi, Milosevic ha mandato nel Kosovo ingenti unità dell'esercito. Il Presidente jugoslavo non appare infatti preoccupato delle nuove possibili sanzioni della comunità internazionale, anche perché i Paesi del gruppo di contatto che mercoledì si riunisce a Roma hanno posizioni contrastanti sulle eventuali misure contro Belgrado. In vista della riunione, il ministro degli Esteri italiano Lamberto Dini ha incaricato il Segretario generale della Farnesina, ambasciatore Umberto Vattani, di compiere una missione nelle capitali più direttamente interessate alla crisi nel Kosovo. E Vattani ha incontrato ieri a Pristina Ibrahirn Rugova, capo della Lega democratica del Kosovo, il maggiore partito albanese. Ingrid Badurina