Moratti: arbitri pro Juve? Un'abitudine di Claudio Giacchino
Moratti: arbitri pro Juve? Un'abitudine Dure accuse del presidente interista che esce in anticipo: «Non mi va di continuare a farmi prendere in giro» Moratti: arbitri pro Juve? Un'abitudine «Hanno paura di fare del male alla squadra bianconera» E Simoni: «A Ceccarini ho detto che dovrebbe vergognarsi» TORINO. Moratti livido accusatore degli arbitri: «Hanno paura di fare male alla Juve». Simoni allenatore senza il coraggio della sincerità: «Ho visto un rigore netto per noi, spero di aver visto male». Ze Elias furibondo: «Arbitraggio scandaloso, io subito cacciato: Deschamps, Zidane e Davids liberi di fare un fallaccio dietro l'altro». Pagliuca capitano contestatore: «Ceccarini ha usato due pesi e due misure». Il più arrabbiato è il presidente, che lascia lo stadio quando alla conclusione dell'incontro manca un quarto d'ora: «E' la prima volta che accade, ma è inutile rimanere, non no voglia di farmi prendere in giro sino alla fine». Fa per salire in auto, scuote la testa, sussurra: «Sono amareggiato, più che arrabbiato. Certo, quanto è successo era una cosa che temevo... No, non lo fanno apposta, è un'abitudine». Moratti, ovviamente, si riferisce al rigore su Ronaldo. Continua, mentre i figli sono già in macchina: «Non posso farci nulla, io. Dico solo che non pensavo fossero così sfacciati». A chi si riferisce? Alla Juve o agli arbitri? Non c'è bisogno di investigare, la risposta arriva da sé, sull'onda della domanda posta da un cronista: «Presidente, se l'aspettava una vergogna simile?» Moratti ribatte, tutto d'un fiato: «No, anche se poi è capitata ugualmente. Qua s'è sconfinato nel ridicolo. Non è nemmeno colpa della Juventus, abbiamo ancora una volta constatato che gli arbitri hanno un complesso nei confronti della società bianconera». Segue la frase, pesantissima per il mondo dei direttori di gara: «Quanto è avvenuto oggi non è l'eccezione, ma la regola. Hanno (sottinteso, gli arbitri, ndr) paura di fare male alla Juventus». Scusi, ancora una domanda: «E' finita la lotta per lo scudetto?» La risposta è immediata: «Sì, tutto finito. Anche perché, magari arrivassimo all'ultima giornata con un solo punto di svantaggio, si ripeterebbe tutto in maniera identica. Tanto vale evitare altri sforzi». Simoni non ha lo stessa sincerità del suo presidente, dice e non dice. Esordisce con un sorriso privo di luce: «Mi sono sfogato in campo, adesso sto bene». Non pare proprio. Il tecnico prosegue: «A Ceccarini ho detto: si vergogni. Pagherò la mia intemperanza. Scusabile, credo. Io non faccio mai storie ma stavolta... Questa non era la partita dell'anno, forse era la partita della vita, a uno come me chissà se si ripresenterà l'occasione di conquistare lo scudetto». Simoni parla quasi a ruota libera: «Sono uscito con gioia, era giusto che la mia protesta avesse una conclusione. Adesso aspetto di vedere bene, con calma, l'azione incriminata. Mi auguro di essermi sbagliato». E se, al contrario, avesse visto bene? «Sarei un po' avvilito. Allora, il discorso sarebbe diverso». E qui, l'allenatore che non ha l'animo di dire ciò che veramente lo tormenta, aggiunge: «Anche oggi, mi pare, l'arbitro era in posizione ottimale per vedere». Per lei il campionato è regolare? «Non tocca a me rispondere (e a chi, allora? ndr), io ho la mia idea e me la tengo». Pensa che la Juve compri gli arbitri? «No, non lo penso affatto. La Juve è forte e ben guidata, Lippi ha avuto parole giuste, in campo m'ha detto di stare calmo. Beh, certo che per lui era più facile stare calmo». L'unica sincerità, il condottiero la regala alla fine quando ammette tra mille prudenze: «Beh, sì, forse inconsciamente siamo andati in campo con il timore di essere vittime sacrificali, sapete uno legge, vede la tv e...». E l'Inter se ne va furibonda. Claudio Giacchino Moratti e Umberto Agnelli stringono la mano a Cossutta in tribuna: i veleni sono ancora lontani [ansa]
Luoghi citati: Torino
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