Fs, la grande spartizione

Fs, la grande spartizione Fs, la grande spartizione Domani in Procura Geronzi, Santa e Necci MILANO. «L'avvocato Necci ha successivamente fatto notare come fossero rimaste escluse, dal consorzio, le cooperative sia bianche che rosse. Mentre l'espressione "cooperative rosse" non è stata indicata come un particolare problema, il contrario appare esserlo per le cooperative bianche...». Questo promemoria via fax di Carlo Sama a Giuseppe Garofano ha portato i magistrati di Milano che indagano su presunte tangenti per gli appalti alle Ferrovie a scoprire una riunione che si tenne, nell'autunno '91, nella sede della Banca di , Roma. Quel giorno ospite di Cesare Geronzi, l'allora armninistratore delegato delle Ferrovie, Necci discusse con Sama, Salvatore Ligresti e altri imprenditori la composizione del Cociv, l'ultimo nato e Ù più anomalo tra i consorzi per l'Alta Velocità. In gioco c'erano i 3200 miliardi per la tratta Milano-Genova. Ma perché Necci lamentava l'esclusione delle coop bianche? E come e perché nacque quel consorzio, in cui i gruppi più rappresentati erano la Grassetto di Ligresti, Montedison-Ferruzzi e l'Itinera di Marcellino Gavio? E ancora. Che ruolo ebbe Banca di Roma? Per ricostruire i misteri sulla nascita del Cociv i pm Paolo Ielo, Fabio De Pasquale e Carlo Nocerino hanno convocato, lunedì 27 aprile, tre protagonisti di quella riunione: Cesare Geronzi, Lorenzo Necci e Carlo Sama. Non solo. Nei giorni scorsi, in tutta riservatezza, hanno già interrogato a San Vittore, Sergio Cusani. Sarebbe stato lui, inf atti, su incarico di Bettino Craxi, a interessarsi della questione dopo che alcuni imprenditori si erano lamentati con Ù leader socialista di essere stati tagliati fuori dal grande affare (i tre General contractor per la Tav erano Iri, Eni e Fiat). A Necci, comunque, l'episodio è già stato contestato, durante l'interrogatorio condotto, lo scorso 12 marzo, dai magistrati Ielo e Francesco Greco. «Le Ferrovie sono sostanzialmente gestite dagli imprendito¬ ri...e dai sindacati... per fare carriera nelle ferrovie bisognava passare per il sindacato... ogni tratto, ogni linea, ogni impianto, ogni investimento è già preassegnato a qualcuno... con dei criteri che evidentemente erano politicamente accettabili e che comprendevano tutti...». E ancora. «Molti ingegneri risulta che lavorassero la mattina con le Ferrovie e il pomeriggio andavano a lavorare con le imprese... nel maggio-giugno '92 adottai una delibera sulla trasparenza determinante per cambiare il sistema». Davvero un bello scorcio sull'azienda pubblica, e in 95 pagine di verbale Lorenzo Necci cerca di tirarsi fuori: il marcio lui lo ha solo trovato. Anzi. Ha fatto di tutto per voltare pagina prevedendo, infine, la revoca dei contratti per le imprese che avevano rapporti poco chiari con i partiti. Una versione così edulcorata che il pm Greco sbotta: «Necci, i processi noi li facciamo sul lato oscuro della vita e non sulla teoria generale dell'amministrazione. In tutta Mani pulite ho conosciuti bravissimi imprenditori, ottimi manager, e altri sopravvalutati perché pagavano i giornalisti per avere una buona immagine pubblica... ma alcuni veramente eccezionali che però oggettivamente hanno dovuto fare quello che hanno fatto...». Tra le cose che Necci ha dovuto fare c'è stata quella d'interessarsi del famoso Cociv. Perché? «Deve tener conto», è la sua risposta, «che io non è che rompo con tutto un sistema politico, da un giorno all'altro». Così Necci, dopo aver ricordato di aver militato nel pri, spiega il sistema consociativo, quello con il quale non poteva entrare in rotta di collisione: «un sistema in cui tutta la legislazione era fatta in modo da poter dare all'opposizione la possibilità di bloccare la maggioranza e, alla maggioranza, di aver bisogno continuamente dell'opposizione, figuriamoci per le opere infrastnitturali...». Nessuno, quindi, escluso. Dalla teoria ai fatti. Nelle centinaia di pagine di verbali depositate per l'udienza preliminare (fissata martedì 28 aprile) del processo sulle tangenti versate per la realizzazione dello scalo Fiorenza si comincia a capire come funzionava la Tangentopoli ferroviaria. Per un appalto di 200 miliardi il consorzio Ferscalo Fiorenza costituito dai costruttori catanesi Rendo, dall'impresa Lodigiani e dalla Ccc, il consorzio di cooperative con sede a Bologna, avrebbe versato 3,7 miliardi a de, psi e ad ammòni- stratori delle Fs. Soldi dalle coop rosse ai due partiti del Caf? «Non ho mai autorizzato a pagare tangenti per dei lavori, non fa parte della cultura della storia del consorzio», si è difeso Carlo Sabbioni, consigliere delegato della Ccc in un drammatico confrontò con l'ex amico Luigi Rendo che ha insistito però nell'affermare che il manager rosso sapeva e non si è opposto. Non solo coop. A incuriosire gli mquirenti sono state le ammissioni a verbale dal plurindagato Vincenzo Lodigiani. Dopo aver ammesso un incontro nel maggio '91 con un certo Pelimi («aveva circa 40 anni e parlava a nome della segreteria amministrativa del partito comunista, intendo del defunto Stefanini») Lodigiani ha spiegato che nelle sue famose carte (un preciso elenco di nomi, affari, soldi da versare) e vari promemoria se part. 1 è la de e part. 2 è il psi "l'annotazione 'partito R" significa: «rossi, cioè il partito comunista». Chiara Boria di Argentine L'ex presidente «Il marcio l'ho trovato e ho fatto di tutto per voltare pagina» L'ex amministratore delle Ferrovie Lorenzo Necci

Luoghi citati: Bologna, Genova, Milano, Roma