Così la musica cura il male di Sandro Cappelletto

Così la musica cura il male Un convegno e un concerto Così la musica cura il male Il pianista Mario MPADOVA N concerto inaugura tre giornate di studio dedicate al tema del male nella Bibbia. Ma Schubert, Brahms e Beethoven che cosa possono spartire con questa presenza «sorniona, sempre accovacciata alla tua porta», come precisa l'Antico Testamento, che più volte invita a «dominarlo»? La musica non ci serve per distogliere lo sguardo, per dimenticare la concretezza ruvida dell'esistenza, le sue atrocità? «Sant'Agostino ricorda che la musica non è soltanto letizia, che attraverso il suono transita tutto il campo dell'esprimibile», risponde Mario Delli Ponti. Pianista, docente al Conservatorio di Milano, scrittore, ha proposto tre sonate per pianoforte come viatico ai partecipanti al convegno «Colui che fa il Bene e crea il Male», organizzato da Biblia, storica «associazione laica di cultura biblica». L'incontro prosegue ancora oggi e domani al Collegio Universitario Antonianium e prevede interventi affidati a studiosi cattolici, valdesi, ebraici, laici, centrati sulla presenza di questo «istinto di distruzione». La musica, suggerisce Delli Ponti, non deve «venire capita»: è lei che «aiuta a capirti», e ricorda una frase di Robert Walser, nel racconto La passeggiata: «Quando non ascolto musica mi manca qualcosa, ma quando la ascolto, allora sì che mi manca veramente». Che cos'è questa «ubbia di voler capire tutto», ogni passaggio del linguaggio musicale, come fosse una verità di scienza che deve essere smontata ed analizzata in tutti i suoi mattoni? Una pagina come l'Andante sostenuto della Sonata in Si bemolle di Schubert, scritta negli ultimi mesi di vita, pubblicata postuma, è «un'esperienza devastante che af¬ Dalli Ponti fronta il tema dell'imperfezione del linguaggio di fronte allo straripare del dolore». E' una riflessione che Delli Ponti prosegue da tempo: così nelle sue interpretazioni che sanno coniugare una rigorosa fedeltà al testo con la necessità di mantenere il segreto espressivo della pagina, come nei suoi scritti. Di recente, il Centro Scientifico Torinese ha ripubblicato U terzo orecchio, scritto in collaborazione con lo psichiatra Luban Plozza e dedicato alla ricezione interiore dell'energia fisica sprigionata dal suono e, ancora una volta, «alla capacità del linguaggio della musica di prenderci in cura». Se la potenza del male nella storia del mondo, in cui si rivela il nesso più forte con il convegno, è tanto insistente da apparire invincibile, l'arte rappresenta l'unica medicina che l'uomo ha creato per potergli resistere. Un'ipotesi che non troverà concordi i biblisti e verrà discussa dagli uomini di fede, ma che il concerto ha sviluppato con coerenza. Ecco quella scritta a matita copiativa rivelata dai raggi infrarossi che appare, autografa, all'inizio dell'ultima fuga dell'opera 110 di Beethoven: «Nunc videmus per speculum in enigma». Può venire interpretata alla lettera (un canone a specchio, struttura tra le più complesse e fertili messe a punto dal linguaggio musicale), ma invita anche ad uno sguardo faccia a farcia con il mistero del conflitto bene-male: uno specchio dell'altro, enigma micidiale della creazione. La musica è una necessità ultra terrena che Brahms aveva compreso nei suoi preludi-corali, riflessioni sul tema, caro a Goethe, dell'onnipotenza invocata dall'uomo e della sua finitezza. Sandro Cappelletto Il pianista Mario Dalli Ponti

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