Le «sette sorelle» per vincere la sfida di Ugo Bertone

Le «sette sorelle» per vincere la sfida MERCATI GLOBALI ll Le «sette sorelle» per vincere la sfida LA prima cosa che colpisce è che lo sviluppo mondiale di casa Fiat di fine millennio poggia su «sette sorelle», come ci avverte la nota che accompagna il progetto di bilancio del gruppo. No, non si tratta dei colossi del petrolio, ma di sette Paesi che, in prospettiva, offrono robuste garanzie di un solido decollo industriale, a prova di crisi finanziarie: Brasile ed Argentina, in Sud America; Polonia, Russia e Turchia, in Europa; India e Cina in Asia. Certo, non è solo la Fiat a «pensare globale» ma, nel mondo a quattro ruote, ha saputo farlo prima di altri, con più coraggio di altri. Una scelta folle, suggerivano i maligni, ancora pochi anni fa, ma una follia con metodo, dato che la «cintura Fiat» individuando i presidi dello sviluppo possibile. Presìdi ambiti, tanto che, dal Brasile alla Polonia, occorre combattere per respingere l'assalto della concorrenza internazionale, dal colosso Toyota ai campioni del «made in Germany» o «made in Usa», a quel pri mato che la società torinese ha conquistato giocando in anticipo, grazie all'intuizio ne che il futuro, ormai in at to, apparteneva all'auto mondiale, alla «world car», da sviluppare su scala planetaria, senza sudditanze coloniali. E' un primato che richiede sforzi continui, perché il ri sultato industriale, frutto di intuizioni e tenacia, rischia di esser compromesso dalla variazione dei tassi, da una turbolenza finanziaria, dai problemi che dai rovesci della Borsa di Seul si river sano sulla rete di vendita di San Paulo del Brasile. Non è facile saper quadrare i conti in una strategia mondiale che attraversa il mondo. Occorre saper tenere du I ro, senza frenare gli investi I menti nei momenti duri. Al la fine, però, i conti possono tornare, come tornano in casa Fiat anche grazie ad un altro pilastro-base della strategia: l'allungamento della catena del valore, tanto cara a Paolo Cantarella. In parole povere, si tratta di seguire l'intero ciclo di vita del prodotto, per garantire al cliente servizi di qualità e profitti al gruppo. Basti pensare, ad esempio, ai servizi finanziari e assicurativi che, attraverso Fidis o Tòro, seguono ormai il cliente Fiat oltre l'Oceano. E così, al di là dei numeri, lusinghieri, del bilancio e dei numeri, confortanti, della ripresa europea, vai la pena di sottolineare il «ciclo lungo» dello sviluppo Fiat„ ormai impresa mondiale più che multinazionale, capace di anticipare, più che di imitare, le tendenze dei mercati, pronta a cogliere, come sta accadendo, i segnali di ripresa e capace di assorbire, nell'autunno scorso, i momenti difficili della domanda. E' così, attraverso la filosofia dello sviluppo, dei maggiori volumi di vendita più che dei risparmi contabili, che cresce la redditività dell'impresa (dal 2,9 del '96 al 4,4% dell'anno passato). Ed è così che, per la prima volta negli Anni Novanta, la posizione finanziaria netta di fine anno risulta positiva. Infine, non a caso, Cesare Romiti, l'uomo che più di tutti ha plasmato questa Fiat formato-mondo, con un fatturato di 90 mila miliardi (contro i 9270 del '76, anno del suo primo incarico come amministratore delegato) lascia la guida del gruppo con un altro messaggio in anticipo: adeguarsi, fin da subito, alle regole sul «corporate governance» lasciando alla minoranza la nomina di un sindaco. Anche stavolta, la Fiat arriva prima Ugo Bertone »ne

Persone citate: Cesare Romiti, Mercati, Paolo Cantarella