L'addio a Maria Angela Il vescovo: collaborate di Daniela Borghi
L'addio a Maria Angela Il vescovo: collaborate L'addio a Maria Angela Il vescovo: collaborate VENTIMIGLIA. Alle 16,30, ieri, la città di confine si è fermata per dare l'ultimo saluto a Maria Angela Rubino, 31 anni, uccisa sabato scorso nella toilette del treno che la riportava a casa da Albenga. Oltre duemila persone, le serrande abbassate dei negozi del centro, i volti tristi della gente, i rintocchi a lutto delle campane. Sono le immagini di una città ammutolita dal dolore, quasi come fosse a lutto cittadino. Sotto le telecamere delle televisioni di tutta Italia, una città arrabbiata ma anche con una punta di rassegnazione, di chi si aspetta altre dure prove. Tra la grande folla c'era anche l'elegante famiglia del piccolo Francesco, il bimbo a cui Maria Angela faceva da baby sitter tre volte a settimana, nella vicina Montecarlo. Sulla bara in legno chiaro, i fiori bianchi con una rosa rossa di Samuele, il figlio sedicenne della vittima: in lacrime, non si dà pace, spera che lo prendano presto quell'assassino. E intanto a Ventimiglia rimane la paura. «Questa storia è assurda. Ora non siamo più tranquilli», dice una ragazza. Il fidanzato Giovanni, poliziotto, ha lo sguardo fisso a terra e si nasconde il viso tra le mani. Piangono i suoi colleghi, la mamma di Maria Angela, stretta tra le sorelle, mormora il Padre Nostro. Pregano i parenti arrivati dalla Sicilia, i quattro fratelli, il padre della povera ragazza. «E' brava gente - ha ricordato il vescovo, monsignor Giacomo Barabino - seria e ope rosa, come Maria Angela». La sua unica colpa è stata quella di aver preso un treno invece che l'auto: per aspettare una paren te all'ospedale dove era andata a trovare uno zio morto, non è tornata a casa in macchina con i fratelli. Il religioso ha anche avuto parole di fuoco sull'angoscia che sta vivendo la città di confine, parole diverse da quelle di chi ha scoraggiato le donne a salire sui treni. «Bisogna collaborare, fare il proprio dovere», ha aggiunto, rivolgendosi a chi ha visto qualcosa su quel treno maledetto. Nessun accenno al «serial killer», all'efferatezza del delitto che ha ucciso la giovane donna. Nella chiesa di Sant'Agostino, troppo piccola per ospitare tutti, il dolore, la commozione, il richiamo alla giustizia divina si sono mescolati con il desiderio di una rapida giustizia terrena. C'è anche sfiducia e tensione nel vedersi così scoperti davanti ad assurdi delitti che non fanno più di Ventimiglia la città di confine, ma la città delT«uomo nemico». Pesano i recenti omicidi di due cambiavalute ed ora quest'ultimo dramma senza un perché. Dietro alla chiesa c'è la stazione di Ventimiglia, dove sei sere fa era arrivato il famigerato «diretto 2888». Nel suo ultimo viaggio, Maria Angela ci è passata accanto. Il corteo ha accompagnato il feretro in cimitero: qui non una scena di disperazione, ma un silenzio rassegnato, pieno di dignità. La madre Rosa si è sentita male, e un figlio l'ha accompagnata fuori dal camposanto. «Lasciateci stare, l'hanno ammazzata»: sono le uniche parole dei parenti ad una telecamera troppo invadente. Daniela Borghi
Persone citate: Giacomo Barabino, Maria Angela, Maria Angela Rubino
Luoghi citati: Albenga, Italia, Montecarlo, Sicilia, Ventimiglia
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