Le storie di Mastro Elio

Le storie di Mastro Elio Le storie di Mastro Elio Al Colosseo (via Madama Cristina7l) venerdì 17 alle 21 concerto di Elio & Le Storie Tese. Biglietti a 35, 30 e 25 mila lire, più i diritti. Organizza Vizi d'Arte. PER la serie «io li conoscevo bene», vorrei raccontare due o tre cose su Elio e company. Quel giorno, in uno studio di Vimodrone, al le porte di Milano, avevo la netta sensazione che ci fosse nell'aria qualcosa di nuovo. Il mondo musicale delle «Storie tese» mi intrigava: era la più bella «Zappata» (musica concepita alla maniera di Frank Zappa, n.d.r.) che avessi mai sentito in town. «Porky e Mindy» era una storia fantastica, con un autentico sapore «trash», prima che questo termine diventasse «trend» in questi anni «pulp». Decisi di produrli, inserendoli in una compilation di gruppi emergenti. Il disco, «Elementi», credo che ora sia quasi introvabile. Era una produzione indipendente perché nessun discografico ci credeva. Contiene la prima canzone registrata ufficialmente dal gruppo. Le storie erano già tese e i testi, se non controcorrente, erano almeno indigesti ai benpensanti. Quella esplosiva mistura tra sacro e profano, tra canzone finta stupida e sferzate sui denti, mi piacque subito. Era un piacere sentirli suonare al «Magia», un locale milanese di musica-live dove, part time, facevo il direttore artistico. «John Holmes» (il porno divo dalla misura proibita) era un capolavoro di ironia. Il chitarrista Civaschi, detto Cesareo, suonava anche in altri gruppi più seri, almeno così diceva lui. 10 lo preferivo con Elio che con 11 suo vero gruppo, che si chiamava Urania o qualcosa di simile. Quando «scherzava» con la sua Fender Stratocaster, sapeva essere la miglior chitarra rock in città, mentre quando suonava con la sua band ufficiale sembrava perdere mordente. Gli dicevo: - Stai con questi... - e lui mi rispondeva: Questa roba qua la faccio per chvertirmi, ma non è una cosa seria - E invece, era serissima. Conforti (Rocco Tanica) si programmava le parti di batteria alle tastiere. Era un modo per risparmiare sul costo del batterista, perché al «Magia» pagavano poco. Poi si aggiunsero il bassista, Faso (Faso) e Cristian Mayer (Millafinestre), una macchina in carne, ossa e bacchette. A chiudere in bellezza arrivò Paolo Panigada (Feiez), un musicista bizzarro e capace di mille invenzioni, inclusa un'esilarante imitazione di Vasco. In questa band, che rappresenta uno dei migliori campionari di musicalità, tutti i generi sono rappresentati ed amalgamati. Quando nell'88 andai a Sanremo con i Figli di Bubba, un gruppo goliardico demenziale formato da due musicisti, due comici, un pubblicitario, un giornalista, un tuttologo e le Coconuts, Elio mi fece i complimenti per l'uscita e per la nostra faccia tosta. Mi disse che era stato un passaggio fantastico e mi chiese cosa avessi provato sul palco dell'Ariston. Risposi che a Sanremo è meglio andarci cazzeggiando; in questo modo, tutto risulta più bello. - Piacerebbe anche a me - rispose sornione - e vorrei anche suonare il flauto con la Pfm, in «Dolcissima Maria» -. Non si può dire che il destino non l'abbia accontentato, almeno per la prima cosa. La loro esperienza sanremese rimane una delle più belle apparizioni in tv negli ultimi anni. Ho rivisto Stefano (Elio) dopo la sbornia de «La terra dei Cachi», al concerto della Pfm al Lirico di Milano. Mi disse che stava andando in America con il gruppo per «vedere un po' com'è suonare là». - In bocca al lupo - gli dissi, sapendo che ai lupi lui ci è abituato. E' abruzzese, come me. Gli ricordai, come in una vecchia gag tra rockstar americane, che insieme sarebbe ora di impegnarsi in qualcosa di serio: un bel concerto per salvare il lupo e l'orso marsicano. Insomma una specie di Uve aid nel parco nazionale d'Abruzzo. Lui mi rispose: - Lo faremo, ma prima vorrei suonare il flauto in «Dolcissima Maria». pprima che questo termine diventasse «trend» in questi anni «pulp». Decisi di produrli, inserendoli in una compilation di gruppi emergenti. Il disco, «Elementi», credo che ora sia quasi introvabile. Era una produzione indipendente perché nessun discografico ci credeva. Contiene la prima canzone registrata ufficialmente dal gruppo. Le storie erano già tese e i testi, se non controcorrente, ciale sembrava perdere mordente. Gli dicevo: - Stai con questi... - e lui mi rispondeva: Questa roba qua la faccio per chvertirmi, ma non è una cosa seria - E invece, era serissima. Conforti (Rocco Tanica) si programmava le parti di batteria alle tastiere. Era un modo per risparmiare sul costo del batterista, perché al «Magia» pagavano poco. Poi si aggiunsero il bassista, Faso (Faso) e Cristian ,me. Gli ricordai, come in una vecchia gag tra rockstar americane, che insieme sarebbe ora di impegnarsi in qualcosa di serio: un bel concerto per salvare il lupo e l'orso marsicano. Insomma una specie di Uve aid nel parco nazionale d'Abruzzo. Lui mi rispose: - Lo faremo, ma prima vorrei suonare il flauto in «Dolcissima Maria». Nella foco Elio, boss. delle . Storie Tese, sorpreso in una posa simpatica e disinvolta mentre ' saluta i fans Nella foco Elio, boss. delle . Storie Tese, sorpreso in una posa simpatica e disinvolta mentre ' saluta i fans

Persone citate: Bubba, Cesareo, Civaschi, Cristian Mayer, Frank Zappa, John Holmes, Mastro Elio Al Colosseo, Paolo Panigada, Rocco Tanica

Luoghi citati: Abruzzo, America, Milano, Sanremo, Vimodrone