Pecore nere. E marroni Per produrre lane di colori naturali

Pecore nere. E marroni Per produrre lane di colori naturali ESPERIMENTI NELLE MARCHE Pecore nere. E marroni Per produrre lane di colori naturali LE pecore nere non hanno mai avuto vita facile. Guardate con diffidenza e talvolta con sospetto tra gli esseri umani, non godono di maggior fortuna tra gli ovini. Se nell'antichità era consuetudine dei pastori tenere una pecora nera in ogni gregge, con l'ingrato compito di attirare su di sé i fulmini ed ogni altra sventura a vantaggio delle pecore bianche, nei moderni allevamenti ovini nascere pecora nera, anche solo in parte, non è davvero un buon affare! In Australia e negli altri Paesi grandi produttori di lana, i velli vengono esaminati minuziosamente subito dopo la tosa alla ricerca delle fibre nere: è sufficiente la scoperta anche di un solo pelo scuro perché le cose si mettano davvero male per il povero ex proprietario del vello incriminato. La ragione di tanto accanimento sta nel fatto che la presenza dei peli neri nelle lane ne diminuisce notevolmente il valore: solo le lane perfettamente bianche possono infatti essere tinte in qualsiasi tonalità ed intensità di colore, comprese le tinte pastello, rispettando gli elevati standard richiesti dall'industria tessile dell'abbigliamento di alta qualità. Se a tutto questo si aggiunge il fatto che la colorazione del pelo è una caratteristica ereditaria, si comprende a quale triste sorte siano state destinate, per molto tempo, le povere pecore nere. Ma ora sembra sia giunto il momento, se non proprio della rivincita, almeno di una parziale riabilitazione delle pecore nere (ed anche di quelle marroni)! La Regione Marche, tramite il Servizio di sviluppo agricolo, in collaborazione con Università di Camerino, Cnr, Enea ed Ovi.- Ca, ha avviato un progetto quinquennale dal titolo «Sopravissana e derivate: fibre fini speciali naturalmente colorate», che ha ottenuto il finanziamento della Comunità europea. L'obiettivo è di creare una produzione nazionale di lane fini in colori naturali (essenzialmente nere e marrone, ma anche beiges, grigie ecc.) che possano essere utilizzate, per ora a livello artigianale, rivalutando la razza ovina «Sopravissana», una delle due razze «merinizzate» italiane. Ottenuta verso la fine del '700 attraverso incroci tra pecore «Vissane» ed arieti Merinos Rambouillet di provenienza francese, molto diffusa un tempo nell'Italia centrale per la qualità delle sue lane, la Sopravissana rischia oggi l'estinzione a causa della competizione con razze più produttive a vocazione lattifera o per produzione di carne. Per migliorare la finezza del pelo sono stati acquistati, in Nuova Zelanda, sei maestosi arieti neri e quattro marrone, di pura razza merino, dal vello finissimo (circa 16 micron). Dopo aver attraversato (è il caso di dirlo) mezzo mondo, e superato notevoli difficoltà burocratiche dovute ai protocolli di importazione di animali vivi, i capostipiti della generazione di «merino colorate italiane» sono stati impiegati nel programma riproduttivo. Poiché il nero ed il marrone rappresentano colori fenotipicamente recessivi rispetto al bianco, agnelli neri e marrone possono essere ottenuti, al 100% delle nascite, solo accoppiando arieti neri e arieti marrone rispettivamente con pecore nere e pecore marrone. Il numero di animali reperibili con queste caratteristiche è però molto basso, dato che statisticamente nascono circa 2 agnelli neri e 4 agnelli marrone ogni 100 bianchi nella razza Sopravissana (ancora meno nelle altre popolazioni nierinizzate). Per accelerare i tempi ed evitare la consanguineità, si ricorrerà alla creazione di pecore eterozigoti (portatrici del gene recessivo nero o marrone) accoppiando gli arieti colorati con pecore bianche. Le loro fighe nate nella prima generazione, di colore bianco ma etorozigote, cioè portatrici del gene per il colore nero o marrone, saranno utilizzate per il «back cross» paterno (incrocio di ritorno), accoppiandole con arieti del colore corrispondente a quello del padre: circa la metà dei nati saranno colorati. Gli unici a non essere «graditi» saranno i maschi bianchi eterozigoti, mentre femmine bianche eterozigote e femmine e maschi omozigoti colorati andranno ad ingrossare il gregge. Definito l'obiettivo prioritario, vale la pena di sottolineare i non trascurabili benefici diretti e indiretti del programma: avviare mia produzione (seppure limitata) di lane che non necessitano di processi chimici di tintura, creare le linee genetiche che permettano di studiare la trasmissione ereditaria del colore, fornire alternative di sviluppo per le aree interne marginali nel settore dell'allevamento e dell'artigianato locale, collegate a modelli imprenditoriali diversi dai tradizionali (agriturismo, comunità di recupero per tossicodipendenti ecc.), rivalutare antiche produzioni tessili nelle quali si faceva uso di lane colorate... Una bella soddisfazione per le pecore nere! Claudio Toniti, Cnr, Biella Carlo Ranieri, Università di Camerino DI quale natura sono le malattie delle arterie - l'aterosclerosi in primo piano - che per frequenza occupano uno dei primi posti nella patologia umana? Vi sono due interpretazioni: che si tratti di forme degenerative, oppure di forme infiammatorie. Quanto alle cause vere e proprie, sono oscure e discusse. Una delle piste attualmente battute è la partecipazioil nemico è anche un virus

Persone citate: Carlo Ranieri

Luoghi citati: Australia, Biella, Italia, Marche, Nuova Zelanda