Psicofarmaci per «guarire» il condannato

Psicofarmaci per «guarire» il condannato Pena di morte Psicofarmaci per «guarire» il condannato NEW YORK. Se prende i farmaci sta bene, e allora deve morire. Se non li prende sta male, e allora non possono ammazzarlo. Un bel problema per i giudici dell'Arkansas che non sanno come comportarsi con Charles Singleton, affetto da schizofrenia e paranoia e condannato a morte per avere ucciso nel 1979 la commessa di un negozio, Mary Lou York. La sua esecuzione era fissata per l'I 1 marzo scorso, ma la Corte Suprema dello Stato lo ha sottratto alle mani del boia 48 ore prima che il suo destino si compisse e ha deciso di far tenere un'udienza per stabilire quanto sia «appropriato» giustiziarlo. Da quando è nel braccio della morte del penitenziario di Pine Bluff, nel Sud-Est dell'Arkansas, Charles Singleton viene forzato a prendere dei farmaci perché altrimenti, hanno detto i medici del carcere, «sarebbe pericoloso per sé e per gli altri». Ma questa circostanza, considerata perfettamente compatibile con il suo stare in carcere, diventa automaticamente una cosa da non fare quando entra in gioco (d'etica della pena di morte», in base alla quale non si può giustiziare una persona «irresponsabile» e non la si può neanche imbottire di farmaci m modo.clie sia abbastanza sana da essere uccisa L'udienza ordinata dalla Corte Suprema è avvenuta ieri e si è.conclusa in. modo interlocutorio. Il giudice Fred Davis, con l'evidente scopo di guadagnare tempo, ha chiesto alle due parti - la rappresentante della pubblica accusa, Kelly Hill, che vuole Singleton morto, e il suo avvocato Jeff Rosenzweig che sta cercando disperatamente di salvarlo - di presentare entro tre settimane le loro argomentazioni scritte. Lui se le studierà per benino e il 22 maggio farà conoscere la sua decisione. Proprio per via dell'«etica», vie ne ritenuto più probabile che il giudice decida per la non esecuzione. Ma se le cose andranno dawe ro così il problema sarà risolto solo in parte. Che succederà, infatti, «dopo»? Singleton verrà di nuovo forzato a prendere i farmaci per poter condurre un'esistenza da persona normale e quindi «giustiziabile», senza che però lo si possa fare, o dovrà farne a meno per evi tare la morte, condannando se stesso alla sofferenza e al pericolo della sua malattia? Sembra il clas sico «comma 22», quello in cui la soluzione rimanda sempre al punto di partenza, e nessuno è in grado di dire se il giudice Davis riu scirà a escogitare qualcosa. Intanto oggi in Texas si prepara a morire Joe Cannon, mentre la Corte Suprema esamina il suo ulti mo disperato ricorso. Dopo 21 anni in prigione, deve pagare per un omicidio commesso quando aveva 17 anni. Il suo caso ha riaperto il dibattito sulla pena capitale per i minorenni. Franco Pantarelli Joseph Joe Cannon

Luoghi citati: Arkansas, New York, Texas