L'amaro bilancio dei giudici di sinistra

L'amaro bilancio dei giudici di sinistra L'amaro bilancio dei giudici di sinistra 1^ MILANO 13 RIMO paradosso. Non JL sarà un rituale documento di solidarietà, quello che il portoghese Antonio Cluny, a nome di Medel, l'Associazione di magistrati europei per la democrazia e la libertà, leggerà al congresso di Magistratura democratica che si terrà a Genova da domani a domenica. Cluny pronuncerà, infatti, davanti alle toghe della corrente di sinistra dell'Associazione nazionale magistrati un messaggio di sostegno ai pm di Milano Francesco Greco e Gherardo Colombo, due nomi storici di Md che, forse, tutto potevano aspettarsi nella loro complessa vita professionale salvo di essere sottoposti a procedimento disciplinare da un ministro della Giustizia del primo governo di sinistra, nato dalle ceneri di Tangentopoli. Non è certo questione di rapporti personali che pure c'erano e pesavano quando Giovanni Maria Flick era un avvocato e s'attardava a cercare conforto alla sua determinazione di diventare Guardasigilli nel governo Prodi, né tantomeno mancanza di rispetto della circolare restrittiva sulle esternazioni che, fin dall'inizio del suo incarico, Flick giustamente volle per mettere un freno alle troppe dichiarazioni dei magistrati, persino sulle inchieste di cui sono titolari. Il fatto è che Gherardo Colombo paga oggi per un'intervista in cui ha ribadito le sue idee, giuste o sbagliate che siano, ma certo ben note a tutti coloro che da anni seguono dibattiti, convegni, tavole rotonde, messe e partite di calcio pro-carcerati ai quali il pm si è sempre concesso. Quanto a Greco, paradosso nel paradosso, dovrà difendersi davanti .alla sezione ojsdplinar^; del v Csm per quésta frase pronunciata durante un dibattito sulla controvers a riforma dell'articolo 513.del codice di proce dura penale: «Non piango se un governo di sinistra sta fa cendo quello che nemmeno Craxi aveva tentato». Una valutazione caustica sull'operato del governo Prodi che non è piaciuta al ministro Flick (domanda: ai magistrati è proibito formulare qualsiasi giudizio sull'operato del go verno o sono perseguibili solo i giudizi negativi?) ma che ri schia di diventare la frase simbolo del congresso di Md, nel l'anno secondo del potere alle sinistre. Insomma, c'è chi tra le cosiddette toghe rosse, a differenza del disincantato Greco, oggi piange sentendosi tradito? Ben al di là della messe di guai per il pool Mani pulite (giovedì 16 aprile, mentre Colombo veniva interrogato a Roma dal sostituto procuratore generale della Cassazione Delfi Priscoli, Greco riceveva la notizia del rinvio a giudizio e il pm Ilda Boccassini veniva interrogata a Brescia per le diI chiarazioni del colonnello RicI ciò che non ha esitato a coin¬ volgere anche il nome di Giovanni Falcone) la corrente che raccoglie il 30 per cento dei voti dei magistrati e che ha espresso la presidenza di Elena Paciotti, non potrà sottrarsi a un bilancio di due anni, a metà legislatura. Anni iniziati con un programma sulla giustizia dell'Ulivo, a firma Flick, molto apprezzato da Md, ma che finora non ha prodotto alcuna legge in materia di giustizia. Anni in cui si è varata con l'introduzione del giudice unico di primo grado, la più grossa rivoluzione nell'organizzazione giudiziaria, una riforma che però rischia il totale fallimento se governo e Parlamento non manterranno l'impegno preso di prorogarne l'entrata in vigore. Anni in cui sul difficile crinale di una svolta davvero garantista si sono consumate dolorose e imbarazzanti lacerazioni non solo dentro Md (vedi caso Misiani, il magistrato romano di Md accusato dai suoi ex amici milanesi) ma anche frizioni tra Md e u omini politici accreditati, in passato, come compagni di strada (dal presidente Violante al senatore Cesare Salvi). Fino al clima esasperato, ondeggiante e caotico di questo aprile con gli attacchi ai giudici del leader della minoranza Berlusconi; e la proposta - dopo il proliferare delle bozze Boato - del vicepremier Veltroni di stralciare dalla Bicamerale i temi della giustizia. Senza contare il pasticcio dell'articolo 513 con il segretario nazionale di Md Vittorio Borraccetti che insiste nel difendere il valore positivo di questa riforma prendendo con ciò le distanze dai Caselli e dai Borrelli. Quanto a Paciotti, la «trattativista», un presidente dell'Anni dura nei contenuti attenta alle forme, alla vigilia del congresso di Genova infine dichiara;, «La^gùj^ti^a.,^qaUa bancarotta, faccio da trent'anni questo lavoro ma non ho mai visto questo livello di inefficienza causato in gran parte dal Parlamento che, con la sua legislazione farraginosa e disattenta, ha creato un ingolfamento del sistema». Critiche e lacerazioni, illusioni e delusioni. Un clima che ricorda ad alcuni il travaglio che percorse il sindacato che riunisce i magistrati francesi schierati a sinistra, all'alba della presidenza di Mitterrand. Di certo, al congresso di Genova, le toghe rosse di Magistratura democratica si presentano come una forza non gregaria. La grande corsa agli incarichi ministeriali o di governo, nel primo governo di sinistra, non c'è stata: le mani dunque sono libere. A Borraccetti, magistrato della Direzione distrettuale antimafia del Veneto, segretario uscente (secondo tutte le previsioni verrà riconfermato) il compito di spiegare già nella sua relazione introduttiva se Md piange o no di delusione per questo governo che tanto a questi magistrati aveva promesso. Chiara Berla di Argentine

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