A Orano che continua a vivere di Gad Lerner
A Orano che continua a vivere REPORTAGE VIAGGIO IN ALGERIA A Orano che continua a vivere CORANO HE struggente malinconia questa notte di luna piena e posti di blocco insonnoliti, su e giù lungo la comiche mediterranea di Orano, a mezz'ora di volo da Ibiza o Alicante. A chiedersi cosa diavolo sto inseguendo nel mio girovagare per cabaret in compagnia di un vecchio trombettista rai di nome Bellemou Messaoud, scortati da un poliziotto indolente, e se forse non sia blasfemo cominciarlo proprio qui, tra le cantanti dall'ombelico scoperto e i contrabbandieri che infilano banconote da mille dinari nelle loro magliette, il viaggio nel martirio di una nazione chiamata Algeria, violata e massacrata da un islamismo fanatico e sanguinario. Ero partito all'alba del lunedì dell'Angelo dalla baia di Algeri, con l'arancione e il cobalto del cielo che rifrangevano sui casermoni popolari della Bianca. Mentre Bellamou si muoveva per raggiungermi a Orano dalla sua Ain Temouchent, città coloniale dell'interno occidentale, là dove è nato e vive tuttora in un trilocale con le quattro figlie: lui, il riconosciuto fondatore del rai moderno, cioè dell'euforia musicale che fuoriuscendo dalle feste di matrimonio e dalle curve degli stadi di calcio ha invaso prima l'immaginario delle metropoli maghrebine; poi è diventata bandiera degli immigrati nelle banlieu® europee; infine si è affermata come moda occidentale e ritmo da discoteca grazie al successo mondiale di Cheb Khaled, il ragazzino dalla bella voce nato nel quartiere della pescheria di Orano cui - dopo mille altri mestieri - Bellemou aveva regalato l'onore di accompagnarsi alla sua tromba. Ma cosa c'entra tutto questo col dramma algerino? Gad Lerner CONTINUA A PAG. 9 PRIMA COLONNA
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