Requiem senza pentimenti per la Raf di Emanuele Novazio

Requiem senza pentimenti per la Raf GERMANIA Una lettera (ritenuta autentica dalla polizia) a un'agenzia: è finita una stagione Requiem senza pentimenti per la Raf Il gruppo terroristico tedesco annuncia il suo scioglimento BONN DAL CORRISPONDENTE «La Raf nacque «.<« quasi 28 anni fa, da una azione armata di liberazione. Oggi quel progetto finisce. La guerriglia urbana nella forma Raf ormai è storia». Comincia così la lettera di 8 cartelle con la quale i pochi membri ancora in libertà della Rote Armèe Fraktion - protagonisti degli anni di piombo tedeschi e responsabili di una trentina di «omicidi politici» annunciano la «fine della battaglia». L'autenticità della lettera, recapitata all'agenzia di stampa Reuters a Bonn e marchiata con la stella rossa simbolo dell'organizzazione terroristica, è al vaglio della polizia e sarà confermata soltanto dopodomani. Ma secondo il Procuratore generale Kay Nehm l'annuncio della fine «non è una sorpresa»: «Già precedenti prese di posizione avevano indicato che la Raf voleva chiudere con la violenza terroristica». Nel passato recente, inoltre, numerosi ex appartenenti attualmente in carcere avevano chiesto la «fine ufficiale» di un gruppo che da anni dava scarsi segni di vita. Quando, infine, uno dei responsabili dell'omicidio del banchiere Alfred Herrhausen, Christoph Seidler, considerato uno dei cervelli della terza generazione Raf, si era consegnato alla polizia nel novembre del '96, gli esperti di terrorismo non avevano avuto dubbi: la sua resa era un segnale, un invito a «farla finita». Nella lettera recapitata alla Reuters, comunque, pur ammettendo di aver «commesso errori» ed «essere stata sconfitta», la Raf non mette in dubbio la correttezza della «scelta di guerriglia urbana»: «Anche se avremmo potuto far meglio molte cose, è stato fondamentalmente giusto sollevarsi contro la situazione della Germania federale, e cercare di contrastare con la violenza la continuità della storia tedesca». Ma da anni ormai - è la giustificazione dell'annunciato scioglimento mancava l'appoggio della società, per la verità inesistente o quasi anche negli anni di piombo: «La lotta di liberazione, il cui momento centrale è la guerra, ha senso soltanto se c'è una possibilità che le forze sociali sono pronte a continuarla». Questo «salto di qualità» non è avvenuto per un errore di strategia, si ammette: «Aver puntato tutto sulla battaglia armata» senza sviluppare una «organizzazione politica» parallela. Passata la fase calda della battaglia negli anni 70 e 80, dunque, il tentativo di «coinvolgere nuovamente la Raf nella lotta armata negli anni 90 si è rivelato irrealistico». La prima «azione» era stata, nel maggio del '70, la liberazione dal carcere di Andreas Baader da parte di un commando guidato da Ulriche Meinhof, i fondatori: la prima generazione Raf si estingue nel '72 con il loro arresto definitivo e con il loro suicidio nel carcere di massima sicurezza di Stammheim nel '77, una vicenda che molti militanti di estrema sinistra continuano a considerare «un omicidio camuffato». L'ultima «azione» è stata l'omicidio di Detlev Kar- sten Rohwedder, capo dell'Ente per la privatizzazione dell'industria tedesco-orientale, ucciso a Duesseldorf il giorno di Pasqua del 1991. Nel mezzo, una storia di violenza e di sangue - la «guerra di 6 contro 60 milioni», la definì lo scrittore Heinrich Boell - che raggiunse il culmine nel 1977 con una serie di «azioni contro i rappresentanti del sistema imperialistico tedesco»: gli assassinii del procuratore generale Siegfried Buback e del banchiere Juergen Ponto, il rapimento e l'omicidio del presidente degli industriali Hanns Martin Schleyer, il dirottamento di un aereo della Lufthansa a Mogadiscio. «Oggi tutto questo è storia», scrivono gli epigoni di Andreas Baader e Ulrike Meinhof: senza una parola di scusa, senza un segno di pentimento, senza un solo pensiero alle vittime. Emanuele Novazio ** "a« VA timo,; kw, M *; "j ...... f,X- *p»o v: v. ■. ■. w.vv «.<« Il simbolo della Rote Armée Fraktion

Luoghi citati: Bonn, Germania, Mogadiscio