«Risorgono» i repubblicani
«Risorgono» i repubblicani Attacco a D'Alema: come si può riscrivere la Costituzione con Berlusconi e Fini? «Risorgono» i repubblicani Duemila in piazza per il comizio di La Malfa ROMA DALLA REDAZIONE Sembrava una domenica mattina come tante, quella di ieri a Campo de' Fiori. La piazza invasa da turisti, per la maggior parte tedeschi, qualche volto noto, come quello dell'attore Silvio Orlando. Ma a guardar bene quella folla si notava un «sospetto» proliferare di copie della «Voce repubblicana». Le tenevano strette in mano tutti. Molti avevano quel giornale per puro caso. Ma altri - duemila persone, suppergiù - non si trovavano a Campo de' Fiori per turismo. Si trattava di repubblicani, giunti da Massa Carrara, da Ravenna, Cervia, Cesena, dalla Campania, per la manifestazione indetta dal segretario del pri Giorgio La Malfa. In mano tenevano le bandiere tricolori del partito dell'Edera, in alcuni casi logore e dall'aria assai vissuta. Ma perché mai La Malfa, nell'era della crisi dei partiti, nella fase in cui persino una forza politica grande e radicata come il pds ha i suoi problemi, ha deciso di tenere una manifestazione di questo tipo? Lui, il segretario, ha spiegato così, ai suoi collaboratori, le ragioni che lo hanno spinto a prendere questa iniziativa: «Girando per l'Italia mi sono trovato di fronte a tanti dei nostri che mi dicevano di sentirsi come dei giapponesi, come gente che resiste quando la guerra è già finita. Sono stati loro a chiedermi questa manifestazione, a sollecitare un atto di presenza del partilo, perché ne avvertivano il bisogno, per non sentirsi come dei giapponesi, appunto». E' nata di qui la manifestazione che l'altro ieri veniva annunciata in modo alquanto altisonante con queste parole: «Il pri torna in piazza». E in piazza, effettivamente, Giorgio La Malfa sembrava sentirsi a suo agio, a giudicare da come arringava i presenti. Nel corso del comizio, il segretario non ha voluto tradire la sua «vecchia» fama, quella che lo contraddistingueva ai tempi del pentapartito, e ha menato fendenti contro tutti. Colpi a sinistra e a destra. Non sono stati risparmiati né Silvio Berlusconi né Massimo D'Alema. Solo il presidente del Consiglio Romano Prodi e il ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi si sono salvati dalla <duria» lamaUlana. Ai pidiessini e, per l'esattezza, al segretario della Quercia e al presidente della Camera, il segretario del pri ha dedicato questa battuta: «Mi ha fatto tanta tristezza vedere D'Alema e Violante impegnati a scambiarsi le colpe dei partigiani con quelle degli uomini della Repubblica sociale». E al leader del pds, il segretario del partito dell'Edera, ha rimproverato anche quello che è stato fatto in materia di riforme. «Non so - ha detto La Malfa - se augurare a D'Alema il fallimento della Bicamerale o di mettere la sua firma assieme a quella di Berlusconi e Fini, perché non si sa come si possa riscrivere la Costituzione con quelle forze lì». Ma il segretario del partito repubblicano non è stato di certo più tenero con Silvio Berlusconi. «Quelle bandiere - ha detto La Malfa indicando la piazza - non sono state comprate alla Stantìa, le nostre sono sdrucite per gli attacchi che le sezioni del pri hanno subito durante il fascismo: recano scritto un pezzo della storia d'Italia». Applausi dai militanti, poi la piccola folla è sciamata via, confondendosi con gli altri turisti in giro per il centro storico della capitale. «Le nostre bandiere portano i segni delle violenze fasciste» Il leader del pri La Malfa
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