Tra i pellegrini di una luce sacra

Tra i pellegrini di una luce sacra Tra i pellegrini di una luce sacra REPORTAGE I TESTIMONI DI UN EVENTO e l i o o r LA trasparenza (infine) della Sindone. Galleggia iì» sospensione tra il cristallo e la I luce, visibile e invisibile, sotto agli ?&cm baroèeffl della CattflBrSe. iF troppo viola dei velluti che la circondano non riesce a scalfire la sua lontananza che è parte del mistero. Né a renderla del tutto terrena, sebbene nessun rito come il pellegrinaggio di uomini e donne, dentro alla clessidra del cuore di Torino, pretenda che l'anima del suo mistero tocchi il segreto delle cose, accarezzi la vita, ne guarisca le ferite. Il sacro della Sindone è nella sua luce. Arriva dopo l'ultima manciata dei 553 metri di camminamenti, si fa annunciare dal buio, resiste alla confusione di questo primo giorno di ostensione - telecamere, fotografi, perfino cellulari in azione - immobilizzando il tempo (20 secoli esatti, per chi ci crede) in un semplicissimo rettangolo di gas inerte e pressurizzato per custodire la sua mappa di ombre e dettagli che fanno di quell'uomo un mondo. Ma in questo primo giorno - destinato alla contemplazione di quell'uomo - è il mondo a rotolare sintonizzato alle ricetrasmittenti trillanti del multiplo servizio d'ordine che si è svegliato prestissimo (alle 7 già tutti i gipponi circondavano la cattedrale) e poi il corteo delle autorità e poi le prime visite guidate e poi la conferenza stampa con i giornalisti americani e giapponesi che andavano dritti al sodo («Scusi eminenza, ma la Sindone è vera oppure no?») e poi la Messa con piccoli soprassalti e perfino il rito capovolto di un doppio svestimento con pugno chiuso e Cellulare poliziesco aperto. Eccoci perciò all'esordio - ore nove, più o meno - quando le divise stellate e le autorità civili e le pallide nobiltà escono dalla Cattedrale sotto al cielo ancora freddo. Dinamici cronisti si fanno sotto a circondare Maria Gabriella, figlia dell'ex re d'Italia, nonché sorella di quel Vittorio Emanuele appeso oltreconfine come fosse un pericolo, e chiederle un commento, una parola, un'impressione. Lei che già ieri si era allargata in un «fa molto freddo qui a Torino, nono- stante sia primavera inoltrata^, se la sbriga così: «ImpreJIfónànte». Cosa? «La Sindone». E poi? «Mi ha commossa», ' "TÉscePaBsmo che ha pelle quasi azzurra e complessione elastica. Che effetto, sottosegretario? «Impressionante». E poi? «Mi ha emozionato». E poi? «Sono qui in veste ufficiale a rappresentare il governo e ne sono lieto. Oggi Torino è al centro del mondo e della fede». Temete incidenti? «Non credo proprio». Ma gli squatter? «Non parlo degli squatter...». Tranne lui ne parlano tutti, temendo chissà cosa. La mattinata (invece) va via liscia a dispetto dell'impazienza dei venditori che trapelano lungo piazza Castello e limitrofi. Venditori di simil-sacro, naturalmente, cioccolatini con teca, cartoline finto benedette, pezzetti di stoffa annunciati con sprezzo del buon senso: «Sindone autentica, lire 8 mila». Rotola il mondo, per l'appunto. E alle 11 tutti al cospetto dell'arcivescovo Giovanni Saldarmi, lieve di sorriso e di impercettibili parole. Davanti a lui almeno due terzi dei 550 giornalisti accreditati per l'evento. Con gli americani che sgommano per sapere presto e bene, senza troppi sofismi, se il lino sia un miracolo oppure no, se il carbonio 14 abbia detto il vero, e insomma, lei arcivescovo, che ne pensa? Saldarmi parla paziente: «Questa immagine è unica. Ha un effetto tridimensionale che nessuno si spiega. Persino gli scienziati della Nasa hanno definito la Sindone un oggetto impossibile. Ma anche se la scienza dovesse scoprire che non è autentica... - Sìììì, sibilano in sospensione gli americani - il culto del Lenzuolo continuerebbe». Continuerebbe, spiega Saldarini: «Perché è un'immagine che tocca l'anima, è la rappresentazione perfetta, unica, irripetibile della Passione e della Resurrezióne. E' l'immagine della misericordia divina, di Dio che si è fatto uomo e ha patito sulla croce per la nostra salvazione». Silenzio. Ripartono: ma è un'icona o una reliquia? «E' un'icona dotata di autenticità». Quindi voi dite che è autentica. «Ho appena spiegato...». Niente. Se ne vanno un paio d'ore in questo corto circuito dato che il mondo che rotola non ha alcuna voglia di fermarsi davanti al mistero. Ha fretta. Ed è in fretta che si sbriga il percorso, segnato dal giallo e dal blu dei colori di Torino e dal bianco dei gazebi che proteggono il camminamento lungo i Giardini reali. Nella cattedrale, dove il baffo Fazzuoli dirige le sue troupe, c'è la confusione ultraterrena della diretta tv. La Rai - si sa - ha acquistato i diritti di ripresa per 200 milioni. Perciò Fazzuoli si muove come una specie di colonnello dentro a un territorio conquistato. Acchiappa (per esempio) l'eroe pompiere Mario Trematore, quello che nella notte tra l'I 1 e il 12 aprile dell'anno scorso salvò la Sindone dall'incendio, e lo sottrae ai cronisti. Lo spreme. Gli dice: «Si tenga a disposizione». Il pompiere ha un fervido sorriso. Ed è anche simpatico. Dice che lui è qui per devozione, ma è qui anche per raccontare quell'incendio, che più di tutto, è il segno di Dio e del miracolo. «C'era il fuoco e l'acqua. C'era questo cristallo che non si rompeva e noi, con una mazza di ferro e di legno, il ferro e il legno della croce, siamo riusciti a spaccare quella corazza. Non crede che sia un miracolo?». Sospira, continua: «E l'incendio, prenda l'incendio. Il pericolo mortale che avrebbe potuto distruggere per sempre la Sindone non ha fatto altro che accrescere le certezze della sua ^distruttibilità e moltiplicare la commozione di chi la venera». Così si arriva al pomeriggio, ore 16, messa cantata con tutti i porporati in processione e la chiesa stracolma, ma perpetuamente perlustrata dagli occhi elettronici dei media. La messa è - finalmente - non molestata dal mondo che rotola. Rito di fedeli e canti bellissimi, rito di speranza, e avvio di questi prossimi 56 giorni di pellegrinaggio che costituiranno l'evento più importante della cristianità prima del Giubileo. «E' un giorno magnifico - confida a bassa voce una piccola suora con gli occhi accesi -. Compio 80 anni e riuscirò a rivedere la Sindone. Non è un miracolo?». Ma se la cattedrale si vive la sua ora pacifica, cinquanta metri bastano a rimettere in moto il mondo. Così nel punto dove le Porte Palatine si sbrecciano un paio di squatter rubano la scena esibendo tutto ciò di cui dispongono. Si arrampicano sui mattoni, infilano un passamontagna e sfilano tutto il resto. Altri quattro ragazzi srotolano uno striscione bianco: «Silvano, Sole, Luca liberi». Per il resto: «Assassini». E' un attimo. Due dozzine di celerini circondano il gruppo, i ragazzi si rivestono, lo striscione viene riarrotolato e insomma la scena sparisce con il gippone che si porta via tutti quanti. Compreso il brivido. Così dopo una giornata intera la sola emozione che conta sta dentro al suo principio. Quel rettangolo di luce inspiegabile anche se avesse sette secoli solamente. Giacché tutto il mondo gli rotola attorno senza scalfire il silenzio che evoca e il pensiero del tempo e la fatuità dei nostri soprassalti. Ci crediate o no. Pino Corrlas Arriva dopo l'ultima manciata di 553 metri di camminamenti, il tempo immobilizzato in un rettangolo di gas inerte e pressurizzato Giornalisti americani e giapponesi all'arcivescovo «Scusi eminenza, ma la Sindone è vera oppure no?» La confusione della diretta televisiva gli splendidi canti e la gioia di una piccola suora «Un giorno bellissimo»

Persone citate: Fazzuoli, Giovanni Saldarmi, Maria Gabriella, Mario Trematore, Pino Corrlas, Saldarini

Luoghi citati: Italia, Sindone, Torino