A Teheran retromarcia degli ayatollah
A Teheran retromarcia degli ayatollah La ordina la Guida suprema Khamenei, che ne ordinò la carcerazione: «Iraniani, restiamo uniti» A Teheran retromarcia degli ayatollah Inchiesta sull'arresto del sindaco TEHERAN. Qualcosa in Iran sta cambiando davvero: mercoledì sera migliaia di persone hanno festeggiato in piaz7a la liberazione del sindaco di Teheran, il progressista Gholam Hossein Kharbashi, dopo 12 giorni trascorsi nella prigione di Evin. Non appena si è sparsa la notizia del suo rilascio, centinaia di sostenitori si sono raccolti davanti alla sua casa, sulla cui porta era stata appesa una grande fotografia a colori del popolare sindaco. Al suo arrivo lo hanno cosparso di fiori, cantando «Allah ha liberato Kharbashi», mentre un'altra folla si era radunata nel pieno centro di Teheran, davanti alla sede del ministero dell'Interno, offrendo fiori e dolci ai passanti e gridando ai quattro venti la notizia dell'avvenuta liberazione. In tutta la città sono stati distribuiti 100 mila volantini con la sua fotografia e la scritta «Kharbashi libero. Il suo rilascio è la volontà di Dio». Dappertutto, strombazzare di clackson e lampeggiar di fari hanno testimoniato il giubilo della popolazione della capitale per quella che è indubbiamente una sconfitta dell'ala integralista che fa capo all'ayatollah Mohammad Yazdi, capo supremo del sistema giudiziario, ed al presidente del Parlamento Ali Nateq-Nuri, uscito sconfitto alle elezioni presidenziali del maggio scorso. «Non so davvero come esprimervi la mia gratitudine - ha detto Kharbashi appena tornato a casa -. Sono soltanto un vostro modesto servitore». Il sindaco, uno degli uomini di punta dello schieramento moderato che fa capo al presidente Mohammad Khatami, è stato accusato di malversazioni nell'assegnazione di appalti edilizi nell'ambito di un'inchiesta che ha portato in carcere decine di suoi collaboratori, alcuni dei quali hanno denunciato di essere stati sottoposti a torture in carcere. «Quando si tratta di responsabilità e di decisioni da prendere esiste la possibilità di un errore», ha ammesso Kharbashi, smentendo però «qualsiasi forma di malversazione o appropriazione indebita di denaro pubblico». E' stato l'ayatollah Ali Khamenei, «guida spirituale della repubblica islamica», ad ordinare il rilascio di Kharbashi, dopo aver ricevuto un appello in tal senso dal presidente Khatami ed essersi consultato con l'ex presidente Ali Akbar Hashemi Rafsanjani. La svolta è avvenuta dopo la manifestazione tenuta martedì da quattromila studenti dell'università della capitale: provocati dagli integralisti, gb studenti erano poi stati caricati e dispersi dalla polizia. Khamenei tenta dunque di moderare lo scontro politico, e proprio ieri ha lanciato un appello all'unità. Approfittando della festa sciita dell'Etri e-Ghadir, che commemora la designazione da parte di Maometto del suo successore Ali, la «guida spiri tuale» è apparso in pubblico ac- canto al presidente Khatami e ai «duri» Yazdi e Nateq-Nuri, annunciando un'inchiesta approfondita sul caso e dicendo che «tutti hanno il dovere di sostenere l'amministrazione, cui è affidato il gravoso compito di gestire gli affari dello Stato. Ma tutti devono anche appoggiare il sistema giudiziario, in modo che possa onorare i pesanti impegni che è chiamato a svolgere». Un invito che difficilmente verrà raccolto. Da una parte i moderati chiedono a gran voce un'inchiesta parlamentare sulle indagini comandate da Yazdi, e pretendono che il processo a Kharbashi sia trasmesso in diretta tv. Dall'altra i conservatori non sembrano avere alcuna intenzione di scendere a com- Eromessi. Ieri l'ayatollah Moajerani, ministro della Cultura e portavoce del governo moderato di Khatami, ha denunciato l'intimidazione compiuta con¬ tro due quotidiani progressisti: l'Iran e il Hamshari (Concittadino), il più diffuso quotidiano iraniano, che appartiene al comune di Teheran ed è diretto proprio dal sindaco Kharbashi. Affermando che l'operazione è «contraria alla legge sulla stampa», Mohajerani ha detto che il governo «ha chiesto alla magistratura e alle forze dell'ordine di spiegare pubblicamente i motivi» delle perquisizioni. Il braccio di ferro non è finito, le. st.] E ora i progressisti del Presidente Festa in piazza per la liberazione chiedono un processo aperto di Kharbashi. Centomila volantini e trasmesso in diretta televisiva «Il suo rilascio l'ha voluto Allah»
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