Cernobil, il mostro si riaffaccia sul Continenet

Cernobil, il mostro si riaffaccia sul Continenet Pochi anni di tempo per costruirne uno nuovo, si rischia una catastrofe peggiore di quella del 1986 Cernobil, il mostro si riaffaccia sul Continenet Il direttore della centrale atomica: il sarcofago rischia di crollare MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Si sta verificando un intenso processo di disfacimento della copertura» del quarto blocco. L'allarme, non certo il primo ma sicuramente molto drammatico, è stato lanciato ieri dal direttore della centrale atomica di Cernobil, Serghei Parascin. Il «quarto blocco» è quello che esplose quasi esattamente 12 anni fa, nella notte tra il 25 e il 26 aprile del 1986, trasformando in un deserto, per un millennio, un cerchio di trenta chilometri di _____ diametro, in un inferno una zona grande come la metà dell'Italia, e inviando radionuclidi su buona parte dell'emisfero Nord del pianeta. Lo coprirono d'urgenza con un immenso sarcofago, per la cui costruzione morirono in seguito decine di operai. Adesso la bara radioattiva si sta sgretolando a ritmi accelerati e non c'è modo di impedirlo. L'unica soluzione sembra essere quella di costruire un altro sarcofago, ancora più colossale del precedente. Ma costa una valanga di quattrini. Serghei Parascin grida al mondo che l'Ucraina non ha gli ottocento milioni di dollari (1500 miliardi di lire) necessari per cominciare, e che l'Occidente non mantiene le promesse di costruire il supersarcofago nei prossimi otto anni, cioè prima che l'attuale si disgreghi completamente. Per ora - secondo Parascin - il G-7 ha versato appena 200 mila doDari, più o meno quanto basta per riparare il sistema di ventilazione del sarcofago, ma nulla al confronto dell'impresa di costruirne un altro. E' un lamento già ascoltato più d'una volta, che fa nascere il sospetto che il governo di Kiev lanci periodicamente l'allarme piuttosto per ottenere i soldi che non per una reale emergenza radioattiva prossima ventura. Ma i dati sono effettivamente preoccupanti. Se il «tetto» del sarcofago cedesse, il pericolo di una nuova catastrofe diverrebbe drammaticamente concreto e non vi sarebbe a portata di mano alcuna soluzione praticabile. H fatto più grave è che non si dispone di informazioni certe sulla situazione al- Occorromiliardsoltaper darai la no 1500 i di lire anto e inizio vori l'interno del mostruoso parallelepipedo di cemento armato. Da dodici anni nessuno è più entrato là dentro, e neppure ha potuto avvicinarsi a meno di qualche decina di metri. Non si sa neppure quanto grande sia la massa di sorgente radioattiva che si trova all'interno, seppure ormai ogni centimetro cubo di materiale dentro il sarcofago è talmente radioattivo da rappresentare un pericolo mortale per un eventuale visitatore, anche perfettamente schermato. Secondo i tecnici russi che costruirono la centrale, al momento dell'esplosione nel quarto blocco si trovavano non meno di 210 tonnellate di combustibile nucleare. Valutazioni degli esperti ucraini sono più prudenti, tra venti e cento tonnellate. Nell'un caso e nell'altro, comunque, basterebbe una grossa fenditura nella copertura del sarcofago per provocare una fuoruscita di tonnellate di polvere radioattiva, tali da inquinare una superficie di migliaia di chilometri quadrati e l'intero bacino idrico del fiume Dnepr, che novanta chilometri più a valle passa attraverso la capitale ucraina. Perfino in assenza di un forte vento gli effetti sarebbero moltiplicatori di quelli della prima catastrofe primigenia. In sintesi la nube di polvere investirebbe un bacino densamente abitato, coinvolgendo direttamente almeno dieci milioni di persone. Il direttore della centrale si augura che almeno i lavori di ricerca sulla situazione possano procedere velocemente. Occorre urgentemente una banca dati sulla situazione interna del sarcofago, ma un altro gruppo di ricerca dovrebbe esaminare sistematicamente i dati deU'mquinamento radioattivo raccolti nei dodici anni dalla catastrofe nella «zona maledetta» dei trenta chilometri. Nel progetto, sulla carta, sono impegnati gl'istituti tedesco e francese per la sicurezza nucleare, insieme al centro specializzato che fu costruito a Prìpiat, vicino a Cernobil, pochi anni dopo la catastrofe. Occorrono dodici milioni di di marchi. Ma non ci sono neanche quelli. Giuliette- Chiesa Occorrono 1500 miliardi di lire soltanto per dare inizio ai lavori La costruzione del sarcofago della centrale nucleare di Cernobil poco dopo l'incidente del 1986

Persone citate: Serghei Parascin

Luoghi citati: Italia, Kiev, Mosca, Ucraina