IN CORSA SU TUTTI I FRONTI

IN CORSA SU TUTTI I FRONTI Ricordando l'en plein '90 IN CORSA SU TUTTI I FRONTI IL talento esplosivo di Ronaldo e le implacabili manette di un Nesta in dubbio sino all'ultimo consegnano a Inter e Lazio la prestigiosa finale di Coppa Uefa. Un altro derby, come nel 1990 (Juve-Fiorentina), nel '91 (Inter-Roma), nel '95 (Parma-Juve). La tre giorni europea non poteva cominciare in modo più esaltante: restiamo in corsa su tutti i fronti, nel ricordo di quel memorabile en plein già riuscitoci nel 1990, con Milan (Coppa dei Campioni), Sampdoria (Coppa delle Coppe) e Juventus (Coppa Uefa). Dalla neve moscovita spunta un fango disgustoso. Per 20', e molto al di là della cannonata di Tikhonov, lo Spartak domina e strapazza l'Inter. Ma ecco Ronaldo, scatto da pantera, morso del cobra. Due reti, come a Roma. In mischia, con un'unghiata, la prima. Travolgente, la seconda: pianta in asso due difensori, scarta il portiere. Un inno al calcio. Per un totale di 35 gol in 49 partite, Nazionale inclusa. Inter all'ottava tinaie, ad appena un anno dalla beffa che proprio in Uefa lo Schalke le aveva inflitto ai rigori. Lazio alla prima assoluta. Brividi anche all'Olimpico. Il prezioso 1-0 di Madrid condiziona più la squadra di Eriksson, amletica, legata, che non l'Atletico. In ombra Boksic e Mancini. Equilibrio soffuso, pareggio sofferto, paragonabile a un parto cesareo. Nesta e Negro cancellano i fantasmi di Inzaghi e Weah annullando Vieri. Questa sera tocca alla Juventus. Il laborioso 4-1 di Torino, propiziato dalle risorse balistiche di Del Piero (tripletta, addirittura) e Zidane, dovrebbe consentirle un morbido atterraggio sulla contesa, sempre che lo spirito guerriero della squadra non si lasci distrarre dalla prospettiva, concreta ma pericolosa, di essere comunque già ad Amsterdam. La squalifica di Deschamps, le assenze di Monterò e Ferrara giustificano un impegno mirato alle modiche esigenze di una sfida che soltanto un cataclisma potrebbe riaprire, trasformandola in una dispendiosa giostra. Come all'andata, il Monaco le renderà alfieri preziosi, da Dumas a Djetou. Se è lodevole e condivisibile l'intento di preservare energie in proiezione- Empoli, e di evitare spiacevoli sorprese sul piano disciplinare in vista dell'epilogo con Real Madrid o Borussia Dortmund, sarà ancora più apprezzabile un atteggiamento capace di scongiurare rischi gratuiti e tamponamenti fastidiosi. Marcello Lippi e la Juve sono a un passo dalla quarta euro-finale consecutiva, la terza in Champions League: si tratta di un fatturato enorme, a riprova di una continuità gestionale che, dal 1994 a oggi, attraverso operazioni così chirurgiche da sembrare persino inopportune - si pensi al caso Vieri - ha proiettato l'azienda umbertina al vertice dei valori, in Italia e in Europa. Fra la Juventus e il Vicenza, di scena domani sera nella tana di Vialli, c'è di mezzo la straordinaria emozione che soltanto le favole riescono a trasmettere. Da una parte, il baratro della serie B; dall'altra, la finale della Coppa delle Coppe. La squadra di Guidolin frequenta gli eccessi, stufa, in cuor suo, delle piccole sicurezze garantite dal più ordinario dei tran-tran. Il gol di Zauli è un patrimonio che merita di essere speso sino in fondo: come un progetto, e non più come un sogno. Il Chelsea è più forte, ma meno organizzato. Dalla pelata di Vialli a quella dell'umile Di Carlo: quando il gioco si fa duro, conta l'anima, non l'argenteria Roberto Beccanti ni