«Hercules» finisce dal giudice

«Hercules» finisce dal giudice Ivrea: esposto dei genitori e inchiesta per lesioni colpose «Hercules» finisce dal giudice Dopo lo choc a un bimbo IVREA. Non sono finite le fatiche di Ercole, l'eroe della mitologia greca. Ad affrontare l'impresa numero 13 è il suo erede dei giorni nostri, l'Hercules in versione «cartoon» che poco prima di Natale aveva dominato le classifiche cinematografiche. Stavolta mente conquiste, mostri da abbattere o animali da catturare, ma un'inchiesta giudiziaria per lesioni colpose. Il videogioco di cui è protagonista aveva spedito un bambino di Ivrea all'ospedale, tre mesi fa, per quella che i medici avevano definito «crisi comiziale fotosensibile». A presentare la denuncia al sostituto procuratore Alberto Braghin sono stati il papà e la mamma di Andrea, 9 anni, studente di quarta elementare. Se hanno atteso 87 giorni ad inoltrare la querela non è stato per lo sfizio di fare un colpo a sorpresa, quando i termini stavano ormai per scadere. A convincerli è stato l'elettroencefalogramma effettuato il 1° aprile, nell'ospedale eporediese. «Dall'esame spiegano i genitori, entrambi educatori - è risultato, fortunatamente, che nostro figlio è del tutto sano. Ma subito dopo il malore si parlò di fotosensibilità, del fatto che potesse essere predisposto alle crisi convulsive». Proprio questo particolare li ha convinti ad intraprendere l'azione penale, con la querela presentata contro ignoti dal loro legale, l'aw. Paolo Campanale. «La fotosensibilità - aggiungono - era effettivamente emersa subito dopo il ricovero in ospedale, quindi è probabile che fossa stata indotta dallo shock. Ora, però, come si spiega? Quello che è successo potrebbe significare che le istruzioni sulla scatola del videogame, dove si segnalano i rischi per soggetti fotosensibili, sono inutili». In effetti, la prima ipotesi che si era formulata sull'accaduto era proprio che Andrea potesse essere «a rischio». «Ci sono soggetti - aveva dichiarato il dott. Giovanni Giaretto, primario del reparto di pediatria dell'ospedale di Ivrea - che hanno una predisposizione a crisi convulsive, se vengono sottoposti ad una particolare ed intensa stimolazione luminosa». Ora la parola passa ai magistrati. Il pm Braghin non si sbilancia: «Si eseguirà una perizia, è prematuro fare qualsiasi accusa». I fatti risalgono al 4 gennaio, una domenica. I genitori di Andrea avevano trascorso la serata a casa di amici. Dopo la cena i bambini si erano chiusi in camera, a provare la nuova «Play Sta¬ tion» della Sony. Era stato lo stesso Andrea, il giorno dopo, a raccontare cosa era successo. «Avevamo provato i videogames dei mostri, dei motoscafi e della auto da corsa. Mi sono sentito male mentre giocavo con Hercules, quando lo schermo era tutto illuminato dai flash delle monete dorate». Mauro Revello A destra il primario Giovanni Giaretto A sinistra il magistrato Alberto Braghin