Ulster, sofferto sì dei protestanti di Fabio Galvano

Ulster, sofferto sì dei protestanti Dopo la storica pace, appello di Adams ai militanti Ira: sostenete l'accordo Ulster, sofferto sì dei protestanti Trimble la spunta con 55 voti contro 23 LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La via della pace non è facile. Mentre il mondo applaudiva il cammino intrapreso dall'Ulster, l'indomani dello storico accordo di Belfast il leader unionista David Trimble era costretto ieri a battersi davanti all'esecutivo del partito per salvare il documento di Stormont; e Gerry Adams, presidente del Sinn Féin, si preparava ad analoghi confronti prima con l'assemblea repubblicana (la settimana prossima a Dubbilo) e poi con l'esecutivo dell'Ira. Il leader del Sinn Féin ha chiesto ieri a tutti «i militanti repubblicani» di sostenere le intese raggiunte a Belfast. Adams ha però ricordato che «la lotta repubblicana» continua, facendo così riferimento all'obiettivo della riunificazione delle due Irlande perseguito dai cattolici. Sul fronte degli ex nemici, una piccola folla gridava «Traditore» quando Trimble è arrivato: «Ci hai svenduti all'Ira». Le stesse accuse che al leader del maggior partito protestante erano state scagliate da alcuni deputati e membri dell'equipe negoziale. Al termine di un'incandescente riunione durata oltre quattro ore Trimble l'ha spuntata: 55 a 23 la votazione; ma è stato il primo segnale di quanto sia difficile cancellare in pochi mesi odi secolari. L'accordo di Belfast, in realtà, scontenta tutti; salvo chi, come Blair e Ahern, lo voleva a ogni costo. E' comprensibile: per trovare il compromesso tutti hanno dovuto rinunciare a qualcosa. L'Irlanda alle rivendicazioni sulle province del Nord, il Sinn Féin all'unificazione con l'Eire (anzi riconosce, per la prima volta, la separazione), i protestanti al legame esclusivo con Londra (le nuove strutture panirlandesi danno una voce a Dublino). Ma tutti hanno guadagnato qualcosa; e la pace, in definitiva, può essere costruita su quel gioco del dare e dell'avere. Chi ha perso e soltanto perso è stato il partito del mitra, di qualsiasi colore esso sia: emarginato, escluso, umiliato. Anche se George Mitchell, il mediatore america¬ no, ammonisce che «quasi certamente ci sarà violenza nei prossimi giorni perché chi è contrario alla democrazia e votato alla violenza cercherà di destabiUzzare il processo di pace». A Belfast e nelle altre città del Nord Irlanda la guardia non è stata abbassata. Pace sì, ma annata, per cercare di prevenire un rigurgito di violenza. Ma ieri sono stati gli unionisti, quelli delusi, a fare la voce grossa. «L'accordo è un disastro totale», ha accusato il deputato William Thompson: «Trimble ha ceduto quasi su ogni punto che aveva promesso di difendere. Ha indebolito l'Unione e io voterò no al referendum, se referendum ci sarà». Cinque dei dieci deputati unionisti presenti ieri alla riunione dell'esecutivo, che si è svolta a porte chiuse, erano contrari all'intesa: compreso Jeffrey Donaldson, che venerdì per protesta aveva addirittura lasciato il negoziato. «Dobbiamo gettare a mare quell'accordo», ha insistito Thompson: «L'Ira e il Sinn Féin sono entrati nella trattativa con le bombe e ora prenderanno posto nell'esecutivo dell'Assemblea. Impensabile». Gli ha fatto eco un collega, William Ross: «Una resa totale alle richieste dell'Ira, la fine dell'Unione con la Gran Bretagna». Ma l'esecutivo ha creduto all'appassionato appello di Trimble e del suo vice John Taylor, secondo cui «tutto considerato è il meglio che si potesse avere per l'Irlanda del Nord». Certo, non piace a nessuno l'idea che tornino in libertà gli assassini dell'Ira (e dei gruppi estremisti protestanti): gente come Patrick Magee, Paul Kavanagh, Gilbert «Danny» McNamee, Michael Stone, Johnny «cane pazzo» Adair, Sean Kelly. Né ci si può nascondere il pericolo di violenza da parte dei gruppuscoli sciolti, o le difficoltà dell'imminente dialogo. Trimble ha scrollato le spalle: «Il nostro è un partito i cui leader sono sempre stati insultati. Mi sta bene sentirmi dare del traditore: pensate che il mio predecessore veniva chiamato Giuda». Fabio Galvano Il leader unionista David Trimble ha ottenuto il si del suo partito agli accordi di pace firmati a Belfast