La solitudine del serial killer di Osvaldo GuerrieriMarco Neirotti

La solitudine del serial killer Prostitute assassinate, misteriosi rituali in «La vocazione del falco» il nuovo thriller di Neirotti La solitudine del serial killer E Torino soffoca schiacciata dall'immigrazione L A prima è Heavenly Queen. Il suo vero nome è Chiara, ma nel giro della droga e della prostituzione .la chiamano con quel nome celestiale', Heavenly Queen. Il suo corpo viene scoperto in un boschetto di faggi e castagni. E' sporco di terra e di foglie marce. Ma un particolare costringe i poliziotti a tener lontani i giornalisti e i fotografi: quel corpo è stato sventrato, l'assassino l'ha aperto dalla gola all'inguine. Non è soltanto una crudeltà; l'abisso di quella ferita rivela un metodo, forse un rituale. Dove andare a pescare il pazzo, distorto, sadico autore dello scempio? Comincia da qui La vocazione del falco, l'ultimo romanzo di Marco Neirotti appena pubblicato da Mondadori; comincia da questo spaventoso mistero, che però nel giro di breve tempo è destinato a raddoppiarsi, a triplicarsi: prima con una prostituta di colore, massacrata da una sbarra di ferro, e poi con una ragazza albanese, morta strangolata, ma entrambe abbandonate fra gli sterpi e la sporcizia come Heavenly Queen, con quell'estremo, offensivo sfregio, che rimanda a un'unica mano, alla ferocia di un serial killer. 11 «caso» appare subito straordinario. Polizia, carabinieri e magistrati si danno da fare, tallonati e spesso preceduti da un cronista di <mera», Aldo Vari, il primo a riconoscere Chiara nel corpo massacrato di Heavenly Queen e amico ispido dell'ispettore Angelo Demonte. Giornalista e poliziotto lavorano a volte di conserva, altre volte in opposizione, nella cornice di una Torino che, per precisione di dettagli e per una sua verdastra mobilità d'acquario, ricorda certa pittura di Hopper. Leggendo le martellanti pagine del romanzo, è difficile dire se si è più attratti dalla cornice o dal nucleo della storia, ossia dallo sviluppo del giallo, che pure è ricco di colpi di scena, imprevedibile, implacabilmente deduttivo. La cornice, invece, aspira a porsi sul ver- sante del romanzo verità. Raduna la Torino che abita le case della collina, le deviazioni dei giovani bene, i viziosi violenti, l'immigrazione selvaggia che trasforma San Salvarlo e Porta Palazzo in quartieri esplosivi, il traffico e i meccanismi della prostituzione. Ci porta anche all'interno dei giornali, con vicende ramificate che, quasi un romanzo nel romanzo, rispecchiano in buona parte esperienze vive dell'autore; ci fa conoscere da vicino l'organizzazione dell'apparato poliziesco, ci introduce nell'attività medico-legale, con una mi¬ nuziosità che rivela uno studio attento, al limite della pedanteria. Ma c'è ancora un aspetto che sottrae La vocazione del falco al genere tante volte corrivo del pohziesco; ed è la presenza, fin dalla prima pagina, dell'assassino. Certo, nessuno può dire che l'uomo colto nell'atto di contemplare una ragazza «da una poltrona verde, nell'angolo della stanza» sia l'assassino. La sua figura ci giunge sfocata, quasi astratta, con un linguaggio anch'esso volatile. Non sappiamo chi sia quell'uomo che supponiamo calmo, forse metodico. Soltanto gradualmente, e attraverso le pagine in corsivo che lo riguardano e aprono i capitoli, il fantasma immateriale acquista volume, conquista un gesto e un sentimento, si aggrega a un ruolo. E quando finalmente il suo ritratto è a fuoco, vivido di realtà, drammaticamente sanguinario, scocca l'epilogo del romanzo. Naturalmente non scendiamo in particolari. Non bisogna rovinare le feste. Ma questa volta gli aspiranti detective non avranno bisogno di strappare l'ultima pagina per misurare l'acutezza delle loro deduzioni: il percorso narrativo conduce «naturalmente» e con qualche anticipo alla conclusione. Ma conterà poco sapere chi ha compiuto il lavoro di macelleria; molto più importante, profondo e pietoso sarà scoprire perché. Osvaldo Guerrieri Marco Neirotti

Persone citate: Aldo Vari, Angelo Demonte, Hopper, Marco Neirotti, Mondadori, Neirotti

Luoghi citati: Torino