«Diteci perché abbiamo perso la vista»

«Diteci perché abbiamo perso la vista» Roma, l'ospedale si difende: «La sala operatoria non era sporca». Un medico chiama in causa gli antibiotici «Diteci perché abbiamo perso la vista» Resta il giallo sul batterio ROMA. «Diteci cosa è successo, è assurdo che in una camera operatoria si prendano infezioni così pericolose». Pazienti e parenti dei ricoverati al Policlinico Umberto I di Roma vogliono la verità, dopo che, in seguito a un'operazione di cataratta, quattro persone hanno perso la vista a un occhio e a due sono stati asportati i bulbi oculari. La caccia al batterio scattata all'inizio di questa settimana non è ancora conclusa, e non è nemmeno detto che potrà concludersi. Il professor Gaetano Maria Fara, direttore dell'istituto di Igiene dell'Università La Sapienza e incaricato dell'indagine epidemiologica che deve accertare le cause dell'episodio, non ha nascosto le difficoltà dell'analisi: «Abbiamo forti perplessità visto che sono trascorsi cinque giorni. Potrebbe essere un micete o un batterio, sicuramente non un virus, ma non abbiamo la sicurezza di arrivare a individuare il microrganismo responsabile». Sulla questione è comunque intervenuto anche il ministro della Sanità Rosy Bindi. Il ministro in una nota ha prospettato ieri la possibilità di attivare il Servizio Ispettivo del ministero, dopo aver esaminato la relazione dettagliata sulla vicenda chiesta due giorni fa al direttore sanitario del Pohclinico. Un'ispezione sarà invece certamente effettuata da parte del Servizio della Regione Lazio, mentre già ieri vi è stata una visita dei Nas. Ma il caso del Policlinico di Roma rischia di assumere proporzioni anche più preoccupanti. Episodi analoghi sono stati, infatti, denunciati al Tribunale per i diritti del malato anche a Milano, Napoli, Foggia, Bari. Anche in questi casi, secondo quanto raccontato al centralino del Tribunale, i pazienti hanno perso l'occhio dopo un'operazione di cataratta per la «scarsa igiene» di ferri chirurgici e sala operatoria. E' la stessa denuncia sporta due giorni fa dai parenti dei quattro pazienti del Policlinico. Un'accusa confermata ieri dal Tribunale dei malati che ha ricordato come «solo pochi giorni fa» il Centro per i diritti del malato ha chiesto l'intervento dei Nas «di fronte a gravissimi problemi di mancanza d'igiene riscontrati in alcuni reparti». Il Tribunale ha citato un caso denunciato il 7 aprile: pazienti del reparto di nefrologia della II clinica medica hanno segnalato condizioni di «sporcizia inuma¬ na» con locali «invasi da rifiuti che traboccano dai contenitori» e «pavimenti bagnati e fangosi». Le denunce dei pazienti e del Tribunale hanno trovato ieri il sostegno del senatore Verde Athos De Luca che ha rivolto un'interrogazione parlamentare al rriinistro della Sanità per chiedere un accertamento delle condizioni igienico-sanitarie della seconda clinica oculistica del Pohclinico. Deciso a aprire un'inchiesta sullo stato igienico dei quartieri operatori anche il presidente della commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema sanitario nazionale, il senatore Antonio Tomassini: «Si ripropone in tennini drammatici il problema dell'adeguatezza dei nostri ospedali soprattutto per quanto riguarda l'igiene e la sicurezza delle sale operatorie. C'è da chiedersi perché una città così importante come Roma rinunci a utilizzare un nuovissimo e moderno ospedale facilmente raggiungibile per continuare la propria attività in un posto sovraffollato, obsoleto, difficilmente ristrutturabile». Pohclinico sott'accusa, dunque, ma il Pohclinico si difende. «Lavoriamo in condizioni difficili - ha spiegato ieri Gianfranco Tarsitani, direttore sanitario del Pohclinico - e può capitare che alcuni ambienti dell'ospedale possano essere sporchi, ma la sala operatoria non può essere sporca per definizione e l'infezione non è legata alle condizioni igieniche generali del policlinico. Magari si trattasse di questo. Purtroppo è all'interno di qualcosa di molto più sofisticato che va ricercata la causa del problema. Si tratta di un'endostalmite, un'infezione interna dell'occhio». Problema che rischia di essere sempre più frequente. «Una volta si registrava un caso su 100 mila, oggi uno su mille. Si tratta di infezioni che si sviluppano proprio negh ospedali più progrediti e dovute, in genere, a micidiali microrganismi». La causa è nell'uso di antibiotici secondo il prof. Luigi Frati, preside della Facoltà di Medicina: «Con l'utilizzazione degli antibiotici sempre più diffusa le resistenze agli antibiotici saranno sempre più forti e tali infezioni potrebbero divenire sempre più comuni. Allora una buona organizzazione ospedaliera mette in moto una serie di azioni per ridurre il rischio». [f. ama.] Denunciati nuovi casi di pazienti che hanno subito una mutilazione dopo l'intervento di cataratta 1 PERICOLI IH CORSIA SU 100 PERSONE RICOVERATE IN OSPEDALE, IN MEDIA 7 VENGONO COLPITE DA UN'INFEZIONE SUL TOTALE DELLE INFEZIONI, 1 SU 3 POTREBBE ESSERE EVITATA CON UNA MAGGIORE ATTENZIONE ALL'IGIENE CORRONO I RISCHI MAGGIORI I PAZIENTI RICOVERATI IN TERAPIA INTENSIVA L'INSIDIA NUMERO t VIENE 1 DA UN BATTERIO CHIAMATO PSEUDOMONAS, CHE COSTRUISCE LE SUE COLONIE INTORNO ALLE CANNULE DEGÙ APPARECCHI PER LA RESPIRAZIONE ASSISTITA E DEI CATETERI 4 IPOTESI PER UN DRAMMA IN UNO DI QUESTI CASI POTREBBERO ESSERSI SVILUPPATI I MICROBI CHE HANNO TROVATO TERRENO FERTILE NEGLI OCCHI ERRORI NELLE PROCEDURE DELL'INTERVENTO ERRORI NEL DECORSO POST-OPERATORIO STRUMENTI CHIRURGICI NON PERFETTAMENTE STERILIZZATI

Persone citate: Antonio Tomassini, Athos De Luca, Gaetano Maria Fara, Gianfranco Tarsitani, Luigi Frati, Rosy Bindi, Umberto I, Verde Athos

Luoghi citati: Bari, Foggia, Milano, Napoli, Regione Lazio, Roma