Gli estremisti non sono battuti

Gli estremisti non sono battuti F ANALISI =1 Gli estremisti non sono battuti ILONDRA L primo ministro britannico ha dichiarato ieri a Belfast che «è tempo di iniziare a rimuovere il peso della storia» ed ha aggiunto che la maratona negoziale da lui gestita questa settimana porterà la pace nell'Ulster dopo 29 anni di conflitto ed oltre 3500 morti. Nel week-end di Pasqua la maggior parte della gente d'Irlanda, a Nord e a Sud, pregherà affinché l'accordo raggiunto a Stormont ponga fine a una delle più lunghe campagne europee di terrorismo e di guerriglia. Ma ci sono molti «duri», uomini e donne, che non desiderano il successo dell'accordo realizzato dal senatore Usa George Mitchell e firmato dai primi ministri britannico e irlandese. Il maggiore oppositore, in ogni senso, è il reverendo Ian Paisley, il prete protestante populista che guida il Partito democratico unionista. Egli ha rifiutato di partecipare ai negoziati perché, secondo lui, soddisfacevano la dirigenza del Sinn Féin, il braccio politico dell'Ira. Nelle ultime ore del negoziato Paisley ha guidato una folla di dimostranti a Stormont, il grandioso palazzo neoclassico delle assemblee regionali, e ha gridato la propria rabbia contro «il tradimento dell'Ulster). Paisley sembra la figura di una pantomima, ma ciò che rappresenta è una cosa seria. Rappresenta quei protestanti nordirlandesi che vogliono restar parte del Regno Unito della regina Elisabetta II. Essi temono Dublino non solo perché cattolica, ma perché minaccia la loro identità e, secondo loro, i loro posti di lavoro e la loro prosperità. I protestanti dell'Ulster sono una strana tribù, con i loro peculiari rituali, le loro marcette che celebrano la vittoria del protestante re Guglielmo HI in un'oscura scaramuccia sul fiume Boyne nel 1689. Ma i loro elementi più estremisti sono ora una tribù sotto assedio, il che li rende pericolosi. Il trucco, per Trimble, il leader del moderato Partito protestante unionista, è ottenere appoggio sufficiente nel referendum del mese prossimo, in modo da dare al processo di pace una forza reale. Ma sulla sua strada c'è Ian Paisley. Circa 25 anni fa un altro piano di pace fu firmato a Sunningdale, in Gran Bretagna: da molti degli stessi leader, con l'eccezione di quelli dell'Ira e del Sinn Féin. Anch'esso proponeva un Consiglio che comprendesse rappresentanti del Nord e del Sud, di Belfast e di Dublino. Ma quando il nuovo Consiglio avrebbe dovuto iniziare a lavorare, nella primavera del 1974, Paisley ed i suoi seguaci indissero uno sciopero, e quasi tutti i lavoratori protestanti obbedirono. L'Ulster fu paralizzato e l'accordo di pace fallì. La minaccia maggiore al nuovo accordo di pace è che i seguaci di Paisley ripetano quel gesto, e ampi settori dell'Ulster possano scioperare. La minaccia immediata è che il campo dei protestanti unionisti si divida e dia vita alla propria protesta, prima con cortei e scioperi, poi, forse, con qualcosa di peggio: il ritorno ad una campagna terroristica. A lungo termine il pericolo maggiore verrà probabilmente dal campo opposto, gli ultranazionalisti che rifiutano la polìtica della dirigenza dell'Ira e del Sinn Féin rappresentata da Gerry Adams e da Martin McGuinness, che hanno firmato ieri a Belfast la proposta di pace. Si ritiene che un gruppo scissionista, il Consiglio per la Continuità, abbia organizzato una serie di omicidi e di attentati dinamitardi durante il recente cessate il fuoco dichiarato dall'Ira. Essi dicono che Adams e McGuinness hanno svenduto, e continueranno a lottare per un'Irlanda unita. Robert Fox