l'uomo dell'accordo impossibile

l'uomo dell'accordo impossibile PERSONAGGIO l'uomo dell'accordo impossibile Mitchell: è un appuntamento con la Storia IL MEDIATORE DI CLINTON WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Confèsso1 che mi sono lasciato conquistare da questo luogo», dice George Mitchell, 64 anni, gran mediatore della pace in Irlanda. Prima che Bill Clinton lo incaricasse di sbrogliare l'insidiosa matassa irlandese Mitchell aveva trascorso non più di due giorni in Irlanda in tutta la sua vita. Ora, dicono i suoi collaboratori, «fa parte del paesaggio». Avvocato, ex senatore democratico del Maine, tifoso dei Red Sox (baseball) di Boston e padre di un bambino di appena sei mesi, Mitchell non ha avuto una vita facile da quasi tre anni a questa parte, viaggiando di continuo tra Washington, Belfast e Londra e dialogando airinfinito con interlocutori difficili, spesso cocciuti. Ma con il passare dei mesi il conflitto irlandese gli è entrato nel sangue. «Questa gente è davvero affascinante, intelligente, così profondamente impregnata di storia. E vederli tutti i giorni, in preda alla paura, all'ansia a causa di questo antico conflitto beh, Dio mio, se ce la facciamo sarà davvero un'impresa storica». Ma c'è qualcosa di più ùltimo che forse spiega il coinvolgimento personale di Mitchell nel tentativo di portare la pace tra cattolici e protestanti in quell'isola martoriata. Mitchell, cattolico maronita cresciuto nella comunità libanese del Maine, non aveva mai vissuto in Irlanda prima d'ora, non l'aveva mai nemmeno visitata. Eppure - lo ha scoperto tardi nella vita - il sangue che scorre nelle sue vene è in buona parte irlandese. E porta il nome di Kilroy. I suoi nonni paterni emigrarono dall'Irlanda negli Stati Uniti nel 1904 e consegnarono il loro figlio, Joseph Kilroy, ad un orfanotrofio. Il bambino fu adottato da una famiglia libanese, che gli diede il nome di George Mitchell. Più tardi sposò una donna libanese e diedero alla luce cinque bambini, l'ultimo dei quali chiamarono George Mitchell junior. A scuola il piccolo George non era un fulmine di guerra. Ma era tenace e voglioso di andare avanti. Si pagò il college con i soldi che guadagnava l'estate, e divenne avvocato seguendo corsi serali dopo che staccava dalla fabbrica. Nel 1962 trovò impiego nello staff del senatore democratico Ed Muskie. Fu l'incontro della sua vita. Mitchell tentò di seguùe le orme di Muskie, ma quando fu sconfitto nelle elezioni per il governatorato nel 1972 decise di lasciare la politica. Muskie lo fece nominare giudice e per dieci anni si dedicò alla giustizia. Poi la sua vita prese una strada imprevista che lo riportò alla politica. Nel 1980, durante la crisi degli ostaggi in Iran, Muskie divenne segretario di Stato e dovette lasciare la poltrona di senatore. Chiese a Mitchell di sostituirlo per i due armi che mancavano alla fine del mandato. Mitchell non solo accettò, ma due anni dopo, a mandato scaduto, si presentò lui stesso e vinse. Nei dodici anni trascorsi al Senato Mitchell si mise in luce per tre virtù: pazienza, tenacia, moderazione. La sua influenza a Washington crebbe rapidamente, e nel giro di pochi anni divenne leader del partito democratico al Senato. Nonostante la fama e il potere, è sempre rimasto una persona intensamente discreta e privata - tanto che pochissimi erano al corrente che aveva divorziato dalla moglie libanese dopo 28 anni di matrimonio per sposare la sua allenatrice di tennis (madre di Andrew, il suo unico figlio, nato lo scorso autunno) Lasciato il Senato, sperava di dedicarsi a fare soldi - è avvocato in uno studio di prestigio a Washington ed è consigliere della Walt Disney, la Xerox, la Federai Express e altre compagnie. Ma nel 1994 Clinton lo dirottò sull'Irlanda, e nell'estate del 1996 Mitchell fu formalmente investito del suo incarico di mediatore. Dice: «In politica, al Senato, ho imparato ad ascoltare quel che la gente ti dice. A capire le pressioni che ha di fronte. E' una lezione che mi è stata utile in Irlanda, anche se il mio lavoro adesso ò molto più difficile: tanto per cominciare non ho sui miei interlocutori l'autorità che avevo al Senato», [a. d. r.]

Persone citate: Bill Clinton, Clinton, Clinton Washington, George Mitchell, Joseph Kilroy, Walt Disney