Sì al finanziamento, Di Pietro insorge

Sì al finanziamento, Di Pietro insorge Show del senatore prima dell'approvazione (206 sì, 9 contrari) dell'anticipo ai partiti Sì al finanziamento, Di Pietro insorge «E' un raggiro ai cittadini», e l'aula lo contesta ROMA. «Parlo a nome personale e per conto del Movimento per l'Italia dei valori che rappresento - piaccia o non piaccia - affinché resti per iscritto la mia, anzi la nostra protesta contro questa legge, che in realtà è solo una ipocrisia aggravata, reiterata e continua ai danni del cittadino prima, dell'elettore poi, del contribuente quindi e dell'erario infine». E' un Antonio Di Pietro d'antan quello che a metà mattina prende la parola nell'aula di Palazzo Madama, dove si sta per votare la discussa legge sul finanziamento ai partiti in diretta televisiva. Un Di Pietro che riveste i panni del magistrato per esibire in pubblico, con toni irruenti ma calibrati, il suo dissenso per un provvedimento voluto quasi all'unanimità. E trasforma il suo intervento in una requisitoria contro i colleghi. I quali si lasciano andare a clamori, battute, rumoreggiamenti e alla fine si sfogano nella buvette denunciando lo «spot gratuito» dell'ex pm, accusato persino di ignorare il divieto di fumare, col suo mezzo toscano sempre acceso ovunque. Per una decina di minuti, effettivamente, il senatore del Mugello aveva provato e riprovato il suo intervento, declamandolo fra sé a bassa voce ignaro di essere già inquadrato. Così non è un caso che, giunto al culmine, si appelli ai colleghi con toni shakespeariani: «E' inutile che con dotte disquisizioni cerchiate di giustificare la vostra condotta. Il cittadino, il contribuente, l'elettore hanno detto a più riprese in modo chiaro e inequivocabile che non vogliono aderire al finanziamento pubblico ai partiti», attacca mentre sale il boato. «Mercedes, Mercedes» e poi «D'Adamo, D'Adamo» si grida nei banchi di destra ma soprattutto della Lega, fra i richiami all'ordine del presidente Mancino. «Forse lui la politica o altre attività è abituato a farle con prestiti senza interesse, con la concessione di appartamenti, automobili, cellulari, quelli che invece si pagano tutto hanno altre esigenze», dirà il leghista Speroni. Il bulldozer Di Pietro non si ferma: «Ve ne siete infischiati del referendum, dicendo che si limitava ad abrogare quella legge. Ve ne siete infischiati della volontà popolare che l'anno scorso, non versando il 4 per mille che avete richiesto, vi ha fatto di nuovo capire che non vuole questa legge. I soldi ve li siete presi lo stesso e ora fate finta di prenderli solo come anticipazione di ciò che non vi verrà dato (ora i commenti arrivano anche dal senatore di prc Caponi). Tutto ciò è solo un'ipocrisia e una presa in giro», conclude, chiedendo il voto elettronico, perché restino, nero su bianco, i nomi dei votanti. Cosa che verrà concessa. La legge passerà con 206 favorevoli e solo 9 contrari. Che sono Di Pietro, il senatore Occhipinti già della Rete, ora con l'ex pm. Poi un manipolo di senatori dell'udr guidati dal ragusano Minardo e da Roberto Napoli, che avevano presentato un emendamento «per impedire che Casini si freghi 3 miliardi e 900 rnilioni che per due terzi spetterebbero al cdr», e sono irritati perché non è passata. Dissidenti anche il senatore di Ri Cortelloni, il quale chiede che si faccia prima una seria legge anticorruzione, e pensa che il finanziamento ai partiti vada erogato solo sotto elezioni, e Pietro Milio, unico parlamentare eletto nelle file della Lista Palmella, che si scaglia contro il prowedimento in votazione: «Si scrive anticipo ma si legge saldo, dal momento che, come ha ricordato il rninistro Visco, per i dati definitivi occorrerà attendere anni. E chi, fra due, tre, cinque anni, chiederà il rimborso?». A difendere la legittimità del provvedimento erano stati in tanti. Ma il più deciso è il presidente dei senatori della Sinistra democratica Cesare Salvi. Che si appella al giudizio del presidente Scalfaro, che nel rinviare la legge alle Camere ha precisato che non c'erano contrasti col referendum; e al ministro del Tesoro Ciampi, che all'inizio della seduta è intervenuto personalmente per illustrare la correttezza finanziaria» della legge e spiegare che i 110 miliardi che entreranno nelle tasche dei partiti saranno prelevati dai fondi globali dei ministeri. Ricordato tutto ciò, e riconosciuto che «l'errore» è stato caso mai quello di non dare al provvedimento la necessaria pubblicità «come se il Parlamento stesse decidendo qualcosa di non bello», Salvi non risparmia un duro attacco a Di Pietro che, «nell'esprimere il suo legittimo dissenso avrebbe potuto essere più pacato, se è vero che lo stesso senatore Di Pietro, parlando alcuni gior- ni fa, non sembrava affatto contrario, e riteneva semmai giusto impegnarsi in una riforma del futuro sistema di finanziamento ai partiti. Spero poi che il suo movimento non segua l'esempio di altri partiti, come la Rete o la Lista Palmella, che votano contro la legge ma poi si guardano bene dal rifiutarne i benefici». Maria Grazia Bruzzone Il senatore Salvi «Qualche giorno fa anche lui era d'accordo con noi» Cori di Polo e Lega «D'Adamo-D'Adamo» e «Mercedes-Mercedes» E la Quercia s'appella a Scalfaro PDS A» PARTITI FI iB "nummi" ??. $11 wm LEGA NORD PRC POPOLARI RI-DINI CCD VERDI CDU PANNELLA-SGARBI SOCIALISTI IT. CRISTIANO SOCIALI FED. LABURISTA DIGNITÀ' PARLAM. 213 20,7 IS,8 10,1 8,6 6,3 4,3 3,9 2,4 1,9 1,8 1,3 1,0 1,0 1,0 N.B. Sono ipotesi ricavate in base al 68% dei fondi COMUNISTI UNITARI MS-FIAMMA REPUBBLICANI S.D. PARTITO SARDO AZ. LA RETE ALLEANZA DEM. SVP PATTO SEGNI ULIVO DEMOCRATICI ASS. LABURISTI LEGA AZ. MERIO. PRI ASS. SARAGAT COBAS ITALIA DEM. assegnati nel '97 (gli attuali 0,8 0,8 0,7 0,6 0,6 0,4 0,3 0,3 0,3 0,2 0,1 0,1 0,06 0,06 ITALIA FEO. PSVETTI MOV, ITALIA DEM. VALLE D'AOSTA ASS. U>. SICILIA FED. LAB. LOMBARDA RIN. SICILIANO R FEDER. LOMBARDO R SOCIALISTA U. AUT. LADINA UDC UNION VALDOTAINE DESTRA DI POPOLO LEGA DELLE REGIONI P. FEDERALISTA 0,06 110 miliardi sono infatti il 68,7% di 160 0,06 0,06 0,06 0,06 0,06 0,06 0,06 0,06 0,06 0,06 0,06 0,06 0,06 0,006 miliardi). COME FUNZIONA LA LEGGE ■ Si applica la legge n. 2 dei '97 che ha introdotto il meccanismo del 4 per mille. I contribuenti, al momento della dichiarazione dei redditi, possono firmare un modulo per destinare il 4 per mille del gettito Irpef ai partiti. ■ Sulla base delle adesioni dei cittadini, il Tesoro emana un decreto per distribuire il finanziamento ai singoli partiti e movimenti. ■ Poiché le Finanze non sono mai state in grado di dire quanti cittadini abbiano firmato il modulo, Il Parlamento ha deciso un anticipo per il 1998 di 110 miliardi, il massimo consentito dalla stessa legge del '97. ■ Ma se dalle prossime dichiarazioni dei redditi, le adesioni dei contribuenti porteranno a una cifra globale inferiore, nei prossimi anni i partiti riceveranno meno finanziamenti.

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