«Chi mi accusa non sa nulla di vela»

«Chi mi accusa non sa nulla di vela» Il navigatore ricostruisce la tràgica regata: avevamo lavorato mesi per preparare ogni particolare «Chi mi accusa non sa nulla di vela» Soldini: non esiste il rischio zero intrecciati di giramondo, le loro donne, i loro amici di una vita. C'erano Elena, la moglie di Soldini, Giovanna e Clauchne, le fidanzate di Guido Broggi e Bruno Laurent, gli altri due dell'equipaggio. C'era Vittorio Malingri, altro gran navigatore, amico di Soldini da quando erano bambini, la skipper Claudia Palisi. E' arrivata Isabelle Autissier, grandissima navigatrice solitaria, con la sua faccia scolpita nel legno. C'era Marco Romanelli venuto a questa specie di funerale senza salma di suo fratello, celebrato da Soldini in un elogio funebre che forse solo questi zingari degli oceani possono capire. «Io, in tutta la mia vita, l'unica vera paura che ho avuto ad andare in barca, è stata quella di perdere un amico... adesso è successo e vi assicuro che non è un cac- chio facile». Parlava Soldini mentre Broggi e Laurent tacevano, schiacciati e tristi. Il mare? «Il mare, sì, in quei momenti, quando la natura esprime una forza demenziale, si capisce che noi siamo delle schifezze e galleggiamo per miracolo. Andrea Romanelli aveva passato dieci mesi in Francia per preparare la barca. Dieci mesi senza vedere sua moglie e suo figlio. Tutti i particolari erano stati curati, pensavamo di avere il controllo di tutto. Ma il rischio zero non esiste». Il senso? «Facciamo queste cose perché ci piace, c'è qualcosa che ci attira, giriamo il mondo, cerchiamo i limiti». I «limiti» sono i record, la velocità, la «cultura marinara del 2000», «planare sulle onde», che è come dire volare. Ma anche gli sponsor per una barca come Fila, il cui programma (tre anni) ha un budget di 1,4 miliardi l'anno e che a settembre sarà timonata da Soldini nel giro del mondo in solitario. Facevano 400 miglia al giorno, avrebbero attraversato l'Atlantico in otto giorni, tre in meno del record di un anno fa degli svedesi di Nicorette. «Fra dieci anni, ne sono sicuro, tutte le barche avranno la chiglia basculante. Quelle sui record sono polemiche del e... gente che parla così perché ha la bocca». Dicono che andavate a cercare le depressioni per guadagnare velocità... «Stronzate, è la depressione che ti viene addosso. Chi dice così, parla di vela dal caminetto del suo salotto, chi naviga sa che sono sciocchezze». Hanno fatto, dice, «scelte coraggiose», da sperimentatori di tecniche e materiali. Anche per questo si cercano i record e anche così si trovano gli sponsor: «Viviamo bene, ma non guadagniamo molto». Soldini ci mostra i «candelieri» di alluminio piegati e il pennone di legno rosso che reggeva le antenne spezzato da quell'onda. «Non ho mai visto una depressione così. Ci ha martellato per 48 ore, con vento a 84 nodi. Il pomeriggio siamo passati accanto a una nave di 150 metri, fenna con la prua al vento, si alzava e spariva dietro onde alte 20 metri, sembrava un turacciolo. Quando ci hanno visti, ci hanno chiamato via radio: "Ma siete fuori?". E noi andavamo, andavamo». Due mesi a curare le ferite. Poi si riparte. Cesare Martinetti La mia unica paura ad andare in barca è stata di perdere un amico. Adesso purtroppo è successo II mare? Aveva onde alte venti metri WfJ fi 6 Ho una gran voglia di tornare a sfidare l'Atlantico Faccio queste cose perché mi attira perché voglio cercare i limiti ■■ Nella foto grande la barca di Soldini danneggiata dalla tempesta. Qui accanto il navigatore e e i o , i l a o e a a i a l li e. i. n e ci a ri oo lor LORIENT DAL NOSTRO INVIATO E' un ragazzo simpatico, con il ferro nelle mani, che raziocina freddo di meteorologia e di tecnologia, ma fa fatica a trattenere un'inclinazione guascona che poi invece gli scappa fuori da tutte le parti. Ripartirebbe per l'Atlantico? «Ho un sacco di voglia di rifarlo». Ha sentito le polemiche di chi l'accusa di far vela da record? «Rispetto le idee di tutti, ci mancherebbe altro, ma certe persone velisticamente possono essere miei nonni. Il mondo è di notrentenni». Giovanni Soldini è qui sul molo di Kernével accanto alla sua balena ferita, sbucciata, scorticatainnaturalmente immobile, approdata in Bretagna tre giorndopo la capriola della morte, sugli abissi di Porcupine, a 350 miglia dalla costa inglese. Lì dapozzetto è scivolato via Andrea Romanelli. Lì, da quel boccaporto di poppa che lo stesso Romanelli aveva progettato, si è salvato Andrea Tarlarmi riguadagnando a nuoto la cabina. Romanelli non ci è mai arrivato. Eranle due della notte tra giovedì venerdì. La differenza tra la vite la morte sono due respiri, questi quattro metri, tre bracciate nuoto. «Basta bere due volte e vagiù», dice Soldini che domani va Udine a trovare la moglie desuo compagno perso nell'Atlantico. «Tre quarti d'ora dopo il naufragio - ci dice lo skipper - avevamo un aereo da ricerca che ci girava sulla testa». Romanell'hanno cercato per dodici oreNiente. Aveva il bip-bip salvavita attaccato al collo, una radiolina che trasmette impulsi ricevibili sia da bordo che dagli aereMa quel bip-bip non s'è mai sentito. «Funziona se uno è in marenuota o almeno galleggia - spiega Soldini - non se uno è fondo. E anche a soli due metgiù, si è a fondo». Il povero Romanelli dev'essere andato subitgiù, trattenuto da una cima o copito da quell'albero «alare» (ruota sul suo asse seguendo l'apetura della vela) che era una delmeraviglie tecnologiche di Filinsieme alla chiglia basculantche, dice Soldini, «ci ha salvato vita». Lunedì notte, qui a Le Margaret, il bar del porticciolo, s'è rcomposta la sua tribù, una specdi famiglia allargata, sentimen

Luoghi citati: Francia, Le Margaret, Udine