DIONISOTTI, UOMO UBERO

DIONISOTTI, UOMO UBERO CENTRO PANNUNZIO DIONISOTTI, UOMO UBERO Un omaggio allo studioso «piemontese senza confini» PIEMONTESE di Romagnano Sesia, Carlo Dionisotti, lo storico della letteratura scomparso di recente, ha scontato un destino settecentesco. Come Vittorio Alfieri e Carlo Denina e Giuseppe Baretti e Alberto Radicati di Passerano («Il primo illuminista della Penisola», secondo Gobetti) ha sentito l'urgenza di spiemontizzarsi per non smarrire il filo autenticamente europeo del Piemonte. «Dovettero o vollero cambiare aria - disse di loro in un saggio miliare, sotterraneamente autobiografico -, e di aver cambiato non ebbero a pentirsi». Lo stesso Luonisotti un po' volle un po' dovette cambiare aria, culturale e geografica. Durante il fascismo - tale il clima, greve, bolso - cercò ossigeno nei secoli andati, al tempo del Bembo (Cantimori si accasò fra gli eretici del Cinquecento, Chabod nel Rinascimento, Sapegno nel Trecento). Dopo la guerra, ignorato in Patria (nessuna Università seppe dargli il suo, ovvero una cattedra), «emigrò» Oltremanica: a Londra lo attendeva il Bedford College. Nato nel 1908, Carlo Dioni- sotti compì le stagioni di prova a Torino. Il liceo in via Arcivescovado, dai Padri Gesuiti, le classi care a Mario Soldati, di due anni più giovane: «Vi arrivavo - ricordò - dalla casa liberty di corso Montevecchio attraversando corso Duca di Genova, e sfiorando il D'Azeglio dove studiava l'amico e coetaneo Pavese, chiuso, serrato, cupo». Quindi la Facoltà di Lettere e Filosofia in via Po: laurea con Vittorio Cian, tesi sul Bembo, va da sé. Inevitabilmente, Dionisotti si trovò a fare i conti con Croce, il filosofo destinato a imporsi come bussola morale, un imperativo su tutti: la religione della libertà. Glielo presentò - l'incontro avvenirne nella subalpina Biblioteca Nazionale - Leone Ginzburg: «Era sulle orme di un umanista minore, che, guarda caso, conoscevo. Leone, che lo accopmpagnava, si rivolse a me. Gli suggerii il libro da consultare». Leone Ginzburg, la religione della libertà che diventa pratica della libertà. Un cammino condiviso da Dionisotti, azionista, militante di quel piccolo partito di intellettuali che guardava a Gobetti. Pure a lui si intonava il motto greco «che ho a che fare con gli schiavi?». Una divisa alfieriana, eretica, antiitaliana, l'approdo di un viaggio à rebours, lontano da ogni provincia (provincialismo) dell'anima. Bruno Quaranta Sabato 4 aprile alle 16,30 nella sede del Centro «Mario Pannunzio», in via Maria Vittoria 35h, si svolge un convegno in ricordo di Carlo Dionisotti, storico della letteratura scomparso di recente. Intervengono all'incontro Carlo Carena, Maria Luisa Doglio, Alberto Sinigaglia. Coordina Loris Marchetti. Per maggiori informazioni si può telefonare al Centro Pannunzio, 011/812.30.23.

Luoghi citati: Genova, Londra, Piemonte, Romagnano Sesia, Torino