Soldini, triste approdo in Francia

Soldini, triste approdo in Francia «Fila» trainata nelle ultime miglia da una pilotina. A Kernével incontro con le mogli, il navigatore: «E' successo ciò che temevo di più» Soldini, triste approdo in Francia «Ma questa è la mia vita, ai record non rinuncio» LORIENT DAL NOSTRO INVIATO Sembra una balena ferita, mentre s'avvicina al pontile, accarezzata dall'onda della marea che sale e schiaffeggiata dalla pioggia sottile della Bretagna. Giovanni Soldini è sul ponte della sua barca. Intorno a lui si muove l'equipaggio e visti da lontano sembrano pupazzetti colorati mossi da un motore rallentato. Qui intorno c'è un silenzio che pesa, perché questa doveva essere l'avventura della velocità e della vita e invece s'è trasformata in una tragedia di morte. Sono partiti in cinque e tornano in tre. Uno, mentre Soldini lancia la cima a Isabelle Autissier e attracca finalmente nel porticciolo di Kernével, è a Udine, nella casa di Andrea Romanelli, risucchiato dall'Atlantico, sugli abissi di Porcupine profondi, in quel punto, 4 mila 541 metri, a 450 miglia dalla costa inglese. A Udine Andrea Tartarini, scampato al naufragio di giovedì notte, sta raccontando alla moglie di Romanelli com'è diventata vedova e a suo figlio Tommaso, di quattro anni, com'è diventato orfano. E' una cerimonia di lutto e di sir lenzio l'arrivo in Bretagna di «Fila», la superbarca dello skipper Giovanni Soldini, progettata anche da Andrea Romanelli, caduto nella traversata dell'Atlantico che doveva essere quella del record: tre giorni in meno degli 11 impiegati dalla svedese «Nicorette» l'anno scorso. Ce l'avrebbero fatta. Siamo qui sul pontone di Kernével. C'è la moglie di Soldini Elena, bionda e silenziosa; c'è il suo amico di sempre Vittorio Malingri, gran navigatore; c'è Isabelle Autissier, un'altra solitaria degli oceani, scampata quattro anni fa a un drammatico naufragio al largo dell'Australia durante il giro del mondo. Aspettiamo. Alle 9 del mattino, dal porto di Lorient, è partita una pilotina per andare a riprendere quel che resta di «Fila» disalberata nella notte della morte. A bordo ci sono Pierre Laznier, il meteorologo che da terra orientava la rotta di Soldini, Ives du Pasquier, il navigatore francese che diede a Soldini la sua prima barca importante, il «Misco»; c'è Claudia Palisi, «skipper» e membro della «tribù» spiritual- sportiva dei Malingri-Soldini. C'è anche Marco Romanelli, venuto ad abbracciare i compagni del fratello perduto in mare. Alle 20 e 20 «Fila» si appoggia al pontile. Vittorio Malingri ci tiene lontani una ventina di metri perchè «Giovanni ha chiesto un quarto d'ora di privacy». Di qui, in un silenzio irreale, sentiamo le pacche sulle spalle, le giacche a vento che si sfregano e si stringono in abbracci di amore e di dolore. Vediamo i compagni di Soldini, Guido Broggi e Bruno Laurent, che salutano gli amici, si portano le mani sugli occhi e, forse, piangono anche un po'. Soldini si muove tra loro, piccolo, gentile, un cespuglio di barba e di capelli, il cerchietto di metallo bianco all'orecchio di sinistro: «Scusate, ma devo andare in gendarmeria». Appena tornato a terra, lo «skipper» deve seguire gli agenti della Gendarmerie Maritime per raccontare la sua avventura, per spiegare come sono andate le cose e consegnare i libri di bordo. Un agente consolare italiano si presenta e lo accompagna. Nel comando della gendarmeria Soldini resta per tre ore. Uscendo dice: «Per tutta la vita l'unica vera paura che ho avuto ad andare in barca era quella di perdere un amico in mare. Adesso è successo e vi assicuro che non è facile». Rinuncerà ai record? «Mai, facciamo queste cose perchè ci piace, perchè c'è qualcosa che ci attira anche nel cercare i limiti. Bisogna imparare anche dalle disgrazie. Ma ora siamo tutti molto tristi». Alle 14 l'incontro tra «Fila» e la pilotina, «Vortex», guidata da un altro Laznier. In quel momento sono a 47,16 gradi Nord e 4,26 gradi Ovest. Cinquanta miglia da Lorient, circa. Il mare è calmo, il vento leggero. Per la sera era previsto vento da terra. Alle 15 il convoglio è già in navigazione, verso l'isola di Grois e Kernével, velocità 8-9 nodi. Tutto bene?, chiediamo dalla radio del centro di soccorso di Etel. «Bene», ci risponde dalla radio del «Vortex» Claudia Palisi con la voce di una che vuol far capire la circostanza: «Fisicamente stanno bene». Moralmente non tanto. Ma poco prima tra il «Vortex» e «Fila» c'è stato anche uno scambio scherzoso, perchè la barca sbandava al traino mentre Soldini e i suoi pranzava¬ no in cabina: «Mangiate pure, buon appetito, ma restate in scia...». Qui, nel centro di soccorso di Etel, Gerard Garreau, «chef du quart» nel momento del naufragio, ci mostra il brogliaccio della tragedia dello «yacht "Fila"». Alle 3,52 della notte tra giovedì e venerdì c'è il «may-day», l'Sos lanciato strumentalmente dalla barca, captato dagli inglesi di Falmouth e rilanciato qui. L'allarme di un uomo nel panico e con i codici di «fuoco ed esplosione» a bordo. Non era così. Era accaduto invece che un'onda oceanica tremenda, alta 15 metri, aveva rovesciato «Fila» mentre il vento soffiava a 80 nodi. Soldini, Broggi e Laurent erano in cabina a dormire. Andrea Tarlarmi e Andrea Romanelli in coperta alla guida. La barca si è rovesciata di 180 gradi. L'albero di 26 metri è stato spazzato via. La chiglia basculante progettata da Romanelli ha aiutato «Fila» a rimettersi in assetto. Tartarini ha potuto riguadagnare la cabina attraverso il boccaporto di poppa. Di Romanelli è rimasta la cintura di sicurezza strappata. Alle 3,55, leggiamo sul brogliaccio di Etel, la situazione era già chiara: cinque passeggeri, quattro salvi, uno «mancante». Alle 4,03 i britannici fanno decollare un aereo di salvataggio Nimrod. Poco dopo, un altro aereo, un «Atlantique» francese, ha fatto staffetta in quel pezzo di cielo e su quel quadrato di mare. Alle 16,54, dicono i documenti, le ricerche del disperso sono «terminate». Dodici ore inutili. Tante? Poche? Qui a Etel ci spiegano che le regole si basano su tavole di sopravvivenza: in quelle condizioni, con l'acqua a 2 gradi di temperatura, si può resistere 30 minuti; la seconda mezz'ora viene definita «critica»; dopo un'ora e mezza il naufrago è teoricamente morto. Qui a Etel ricordano un caso eccezionale, l'anno scorso, di una donna ripescata viva dopo cinque ore passate in mare: «Ma il tempo era più bello e la stagione più calda». Sale la marea dell'Atlantico, mentre Giovanni Soldini attracca il suo «Fila» al molo di Kernével. Sulla prua sono disegnati due occhi che dovevano dargli un'impronta grintosa e invece, adesso, sembrano tristi. Con questa barca il navigatore, nel 2000, dovrebbe fare il giro del mondo in solitario. Ma adesso, in questo giorno e sotto questa pioggia, non ne vuole parlare nessuno. Cesare Martinetti A terra, lo skipper ha subito dovuto affrontare la ricostruzione dell'incidente con la gendarmeria Nei verbali del centro di soccorso il dettaglio della notte in cui Romanelli è scomparso in mare Sopra, Andrea Romanelli scomparso. A sinistra, la Fila all'arrivo nel porto di Kernével, in Bretagna, con Soldini, gli altri componenti dell'equipaggio e le,loro mogli. Sopra, Giovanni Soldini All'arrivo in Francia il navigatore ha detto: «Per tutta la vita l'unica paura che ho avuto ad andare in barca era quella di perdere un amico in mare: ora è successo».

Luoghi citati: Australia, Francia, Udine