Il secondo crollo di Gualdo di Flavia Amabile

Il secondo crollo di Gualdo L'ULTIMO EPICENTRO Il secondo crollo di Gualdo Dopo le scosse, la disperazione GUALDO TADINO DAL NOSTRO INVIATO Da Nocera Umbra la Flaminia sale dolcemente fra pecore, container e gabbie. Pecore e container assicurano cibo e case a migliaia di terremotati. Le gabbie proteggono quel che resta di antichi monumenti: torri, chiese, campanili, sopravvissuti a secoli di traversie, ma non al più lungo terremoto che l'Italia ricordi. Pecore, container e gabbie sfilano per una decina di chilometri ai bordi della Flaminia. Quando le pecore scompaiono per lasciare il posto a una raffica di segnali di divieto d'accesso e a una giostra abbandonata si è arrivati a Gualdo Tadino, ultima tappa del lento peregrinare del terremoto fra le conine dell'Appennino umbro. Dopo Colfiorito, dopo Nocera Umbra, dopo Sellano, domenica scorsa il sisma si è concentrato su questa cittadina di 15 mila abitanti, dove sei mesi di scosse avevano provocato danni non eccessivi. Speravano di averla fatta franca, a Gualdo. Il terremoto li ha colti di sorpresa prima venerdì scorso, poi domenica. E a Gualdo sono crollati. In 6 mila, forse 7 mila hanno trascorso ieri la quarta notte all'addiaccio, tra garage, roulotte, auto, scuole, palestre e persino ai piedi dell'altare in una chiesaprefabbricato. Nel centro storico, abbandonate le case, sprangati i negozi, resta aperta la farmacia. Una fortuna. Le richieste di tranquillanti sono raddoppiate negli ultimi due giorni. Non si contano i casi di crisi isteriche, attacchi d'ansia. Per correre ai ripari il co mune riaprila oggi il centro di ascolto fisso, il punto istituito dalla Usi nei mesi scorsi per offrire l'opportunità ai terremotati di parlare del proprio malessere con psicologi e assistenti sociali. Dei quattro istituiti quello di Gualdo Tadino era stato l'unico chiuso «Non c'era più bisogno di un punto fisso», spiega Cristina Sabbatini, psicologa del Comune e responsabile del centro ascolto. I danni non erano stati eccessivi, gli abitanti della cittadina apparivano meno provati e decisi a avviarsi a passi più rapidi di altri centri verso la normalità. Le scosse degli ultimi giorni hanno riportato Gualdo Tadino indietro di sei mesi, con un inverno di stress a fare da aggravante. Quando Cristina Sabbatini ieri ha effettuato il suo solito giro di ascolto fra i terremotati ha trovato ad accoglierla persone in preda a disperazione, rabbia, incapacità di autocontrollo e tutti gli altri sintomi di quella che gli esperti definiscono la «sindrome da terremoto». Ai suoi tentativi di pronunciare parole di conforto gli anziani rispondevano scuotendo la testa: «Non ce la facciamo a ricominciare daccapo. Con la casa abbiamo perso la vita». I giovam rispondevano facendo la voce grossa: «A che serve parlare? Voghamo cose concrete! Dateci le roulotte». Sono crollati, dunque, gli abitanti di Gualdo. Ieri mattina, hanno preso d'assalto il Centro operativo misto. Così come avevano fatto con la psicologa hanno reclamato a gran voce rou¬ lotte. Circa 250 sono già giunte, altre 100 sono state richieste. Quando arriveranno, saranno comunque una goccia nel mare di sfollati di Gualdo Tadino. Erano 1200 le richieste di verifiche giunte al Comune dopo la scossa di venerdì. Altre 400 sono giunte soltanto ieri e almeno il 20-25% delle case ispezionate è stato dichiarato inagibile, per 103 è stata emanata l'ordinanza di sgombero. I danni ammontano ad almeno 12 miliardi. Intere frazioni, fino a pochi giorni fa mantenute in vita da quattrocinque persone, sono ormai completamente abbandonate. Sono Rigali, Resina, Busche, San Lorenzo: i loro nomi vanno ad aggiungersi alla lunga lista di borghi sconfitti dal terremoto. L'emergenza si estende fino al capoluogo, dove è stato chiuso il centro storico, ma anche evacuato l'ospedale, chiuse le scuole fino a dopo Pasqua, concessa una settimana di ferie ai di¬ pendenti della Tagina, una delle principali aziende di ceramica industriale, settore trainante dell'economia locale. Infine, dopo sei mesi, il terremoto l'ha avuta vinta anche su Gualdo Tadino. Soltanto il suo sindaco ha ancora voglia di lottare. Ha implorato per telefono il proprietario della Tagina: «Una settimana di ferie, sia pure, ma non chiudiamo la fabbrica, continuiamo a lavorare». Al presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, atteso questa mattina a Gualdo, ripeterà una frase già detta ieri al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Enrico Micheli: «Gualdo Tadino vuole essere ricordata come una città che ha avuto problemi con il terremoto, non come una città terremotata». Intanto, fra pecore, container e gabbie, il terremoto continua le sue peregrinazioni fra le colline umbre. Flavia Amabile

Persone citate: Cristina Sabbatini, Enrico Micheli, Oscar Luigi Scalfaro, Resina, Rigali