Prodi da conquistatore a Buenos Aires

Prodi da conquistatore a Buenos Aires Incontrerà i leader dell'opposizione argentina: «Occorre stabilizzare i rapporti tra i nostri due Paesi» Prodi da conquistatore a Buenos Aires «Il governo non corre più rischi» BUENOS AIRES DAL NOSTRO INVIATO Sull'aereo che lo porta a Buenos Aires Romano Prodi sottopone il povero Franco Bassanini ad un tour de force e ad un training autogeno: dopo quelle 13 ore gomito a gomito con il Professore, il ministro non ha più dubbi sul futuro del governo, né teme più il rischio di Rifondazione perché - ripete arcisicuro - «l'abbassamento dei tassi libererà nuove risorse per lo sviluppo». Il premier durante il volo torna anche a prendere in giro quelli che gli augurano un altro incarico che non sia la presidenza del Consiglio : «Io alla presidenza della Commissione europea? Questo lo dice Franco Marini, chiedetelo a lui. Marini mi candiderebbe alla presidenza di Malta se facesse una visita nell'isola». Poi nella prima serata in terra Argentina, Prodi predice un futuro gramo ai partiti che vogliono sopravvivere a se stessi. «La verità osserva con gli intimi - è che c'è una crisi dei partiti. Ormai i giovani non ne vogliono sapere. Pds e ppi per trovare un candidato a Verona sono dovuti ricorrere ad un ultrasessantenne. In Friuli per colpa del pds non si è potuta fare la lista per l'Ulivo e finisce che si perde». Ed ancora, il giorno dopo, nei primi discorsi ufficiali a Buenos Aires il Professore spara un'iperbole dopo l'altra: «Questa è la più grande missione di politica economica della storia italiana». Sul Rio de la Piata i famosi «sette anni di crescita», che sono di- ventati un leitmotiv sulla bocca di Prodi, diventano 8. E a chi glielo fa notare il premier risponde: «Sette, otto o dieci, poco importa...». Ma sì, sono dettagli, per l'uomo che per sconfiggere la disoccupazione vuole ripetere nel nostro Paese il miracolo compiuto dagli Usa. Sarà perché in questi mesi ne ha sopportate tante, sarà perché vuole togliersi molti sassolini dalle scarpe, ma il Romano Prodi che sorvola l'Atlantico dopo aver portato l'Italia in Europa non ha più limiti, ha perso tutti i freni inibitori e, in qualche caso, corre anche il rischio di montarsi la testa. Come, ad esempio, quando motiva ad un giornale argentino gli incontri con gli esponenti dell'opposizione che ha nel programma della visita con l'esigenza di stabilizzare i rapporti tra i due Paesi «oltre il governo in carica». Quasi a ricordare a Menem - il quale non ha gradito - che probabilmente nel '99 non sarà più il presidente in carica. Ma perché, poi, il Professore dovrebbe trattenersi? Sarà per bravura, o solo per fortuna, ma in questo momento gli va tutto bene. Ha bisogno solo di far risalire l'indice di popolarità che lo scorso mese ha avuto una flessione preoccupante. Ma per questo non c'è problema. Per la prima volta la Rai International guidata da Roberto Morrione, exportavoce dell'Ulivo nella campagna elettorale del '96, ha organizzato una diretta per il discorso del Professore al Coliseum di Buenos Aires. Se non bastasse c'è anche il saluto che gli ha rivolto Ciao Tv, il canale che Mediaset ha in Argentina. Così anche gli italiani di qui conosceranno il Professore e l'Ulivo. Oltre a firmare trattative e a favorire business - e ad interessarsi al dramma dei desaparecidos per il quale lo Stato italiano potrebbe anche decidere di costituirsi come parte civile al processo in corso a Roma contro sette militari argentini - Romano Prodi è qui anche per questo. Lo dice il fido sottosegretario Tognon, lo chiosa il fedelissimo professor Pizzetti: «Prodi è l'Ulivo. Questo non è un governo di coalizione come gli altri. E' una cosa più complessa». E già, nei sogni del Professore il governo deve servire anche a portare a compimento quel nuovo soggetto politico che è l'Ulivo, spazzando via una volta per tutte gli egoismi di partito. D'Alema avrà pure l'Internazionale socialista, ma Prodi vuole dimostrare che l'Ulivo si può esportare: qui in Argentina l'opposizione capitanata dal sindaco di Buenos Aires De La Rua e dalla signora Fernandez Meijide (Prodi li incontrerà oggi) ha messo su qualcosa di molto simile. «Anch'io li vedrò - racconta il presidente dell'Enel, Chicco Testa -. Sì, quello che stanno facendo qui può essere paragonato all'Ulivo. Si tratta di una coalizione di centro-sinistra che può vincere le elezioni. Prodi che esporta l'Ulivo? Ormai la politica si fa dal governo. D'Alema è bravo ma è sotto-dimensionato per i ruoli istituzionali che potrebbe avere. Parte con un handicap di 100 metri rispetto a Prodi». Sono discorsi che valgono doppio sulla bocca di un personaggio che era considerato un dalemiano doc. Eh sì, di questi tempi è più facile fare politica da Palazzo Chigi che non in qualche segreteria di partito. Presto o tardi se ne accorgeranno tutti, anche D'Alema. Ieri il segretario del pds ha mandato a dire al premier che vuole nel Dpef un capitolo dedicato solo ad occupazione e Mezzogiorno. Il Professore gli ha risposto subito sì, ma poi ha imparti- to dall'Argentina una lezione all'alleato che pretende risultati immediati su simili argomenti: «Gli Usa ha pontificato Predi - hanno vinto la lotta per la disoccupazione dopo aver preparato una base stabile nella politica dei prezzi che ponesse sotto controllo l'inflazione. Con questa premessa sono riusciti ad assicurarsi sette anni di sviluppo. Anche noi in questi due anni abbiamo posto questa premessa per l'aumento dell'occupazione. Adesso ci vuole ancora tempo, ma il cammino è iniziato». Già, il Prodi senza freni, che si compiace di fare il professore, è arrivato a dire a D'Alema che deve prendere esempio dagli Usa. Augusto Minzolinf Desaparecidos, l'Italia potrebbe costituirsi parte civile nel processo romano contro un gruppo di ufficiali argentini jjjl Il leader ppi Franco Marini Romano Prodi e Carlos Menem In alto: Franco Bassanini