Spie, riforma bocciata

Spie, riforma bocciata Ricomincia dall'inizio il lavoro della commissione Jucci Spie, riforma bocciata Non passa il ministro degli 007 RETROSCENA BATTAGLIA SUI SERVIZI SEGRETI ROMA IPARTIRANNO da dove si erano fermati per disegnare il futuro assetto delle nostre spie. La commissione di saggi presieduta dall'ex comandante generale dei carabinieri Roberto Jucci ha avuto da Romano Prodi l'incarico di rimettere le mani sul suo lavoro. Una scelta obbligata, l'orse, visto che i risultati non erario piaciuti granché al mondo della politica. Tantomeno avevano soddisfatto gli esperti dell'intelligence. Era stata bocciata, ad esempio, e anzi in questo caso si può tranquillamente parlare di tiro al piccione, l'idea di un ministro delle spie. Un unico referente politico per i servizi segreti? Giammai, troppo potente, era stata la reazione generale del Palazzo. Peraltro le competenze di questo inedito ministro addetto all'intelligence si andavano ad aggiungere assai confusamente a quelle del presidente del Consiglio, dei ministri dell'Interno e della Difesa. Puntualmente tutti e tre gli interessati - Prodi, Napolitano e Andreatta - avevano mostrato la loro contrarietà all'idea. E' evidente, insomma, che di questo superministro non si parlerà mai più. Ma è dell'intera riforma che non si parlerà per un sacco di tempo. A giudicare poi dagli apprezzamenti che si raccolgono in giro a favore della vecchia legge, quella del 1977 firmata dall'allora ministro Francesco Cossiga, c'è da sospettare che la montagna partorirà un topolino. Altro che Aisi (agenzia delle informazioni per la sicurezza interna) e Aise (agenzia delle informazioni per la sicurezza esterna), con a capo un Dgs (dipartimento governativo per la sicurezza) e tanti Centri operativi alla base (senza distinzione tra Italia e estero, e in condominio tra un servizio e l'altro). Potrebbe tranquillamente finire - a sentire chi ne capisce di intelligence - che Sismi e Sisde resteranno al loro posto con nomi nuovi e competenze appena più chiare: uno rivolto a contrastare la cosiddetta minaccia esterna, l'altro l'interna. E naturalmente, specializzando si, ognuno dei due servizi segreti vorrà il proprio direttore, i propri agenti, i propri centri, i propri fondi, le proprie tecnologie. Con tanti saluti alla centrale unica di arruo lamento, apparati e spese come la prefigurava la commissione Jucci ossia il Dipartimento governativo per la sicurezza. E d'altra parte, fanno notare medesimi esperti, la commissione Jucci non aveva sciolto il nodo tra servizio unico o doppio. L'idea di fermarsi a metà, introducendo la convivenza tra un dipartimento e due agenzie operative, in verità non era piaciuta a nessuno. Seconda proposta destinata a fi nire nel cestino, davvero aborrita dagli esperti, sarà lo spionaggio a tempo. La commissione Jucci, che non nascondeva la sua diffidenza profonda verso il lavoro sporco dello spionaggio, prevedeva che gli agenti (già sottoposti a controllo di un Ispettorato da mettere a disposizione del supenninistro delle spie) avrebbero lavorato solo temporaneamente nei servizi segreti. Da tre a cinque anni, salvo deroghe specialissime. Era un sistema per evitare qualsiasi «sedimentazione» negli ingranaggi spionistici. Ma poi i tecnici del settore hanno spiegato ai politici che in cinque anni non si fa in tempo ad imparare il mestiere e già si dovrebbe lasciare. Qualcuno maliziosamente ha pure aggiunto che potrebbe essere danno- so avere tante ex spie in circolazione. Si potrebbero moltiplicare i dossier in libera uscita. Meglio pochi agenti, dunque, ma buoni e affidabili. E di lungo corso. Gli arruolamenti sono un problema di cui la Jucci tornerà ad occuparsi. Il problema di come controllare i nostri 007, però, resta sul tappeto. La Camera a inizio marzo ha votato a grande maggioranza una risoluzione - firmata trasversalmente da Franco Frattini (Forza Italia), Luigi Saraceni (pds) e Raffaele Cananzi (ppi) - che impegna il governo a dare «piena attuazione agli in¬ terventi e alle misure correttive segnalate dal comitato parlamentare» di controllo sui servizi segreti. La riforma, quindi, comunque sarà, restando nel tracciato proposto dal comitato presieduto da Frattini, dovrà prevedere poteri più efficaci di supervisione per il Parlamento. E anche qui si nota la contraddizione: attualmente, ha maggiori poteri di controllo l'Authority in difesa della privacy che il Comitato parlamentare di controllo. Anche l'esecutivo, comunque, non è un mistero, vuole dotarsi di una struttura di controllo più ro- busta dell'attuale Cesis. Tornerà a galla, è facile prevedere, quell'Ispettorato che già la commissione Jucci proponeva. Magari alle dipendenze di un sottosegretario alla presidenza, braccio destro del presidente del Consiglio. Parallelamente si pensa anche a istituire un Comitato tecnico-politico, da riunire a palazzo Chigi con notevole frequenza, dove i temi, gli allarmi e anche gli ordini, vengano dibattuti tra i ministri interessati (Interno, Difesa, Esteri, ma anche Tesoro o Industria) e i vertici dei servizi. Va considerato poi che il ministero della Difesa sta modificando, da parte sua, il servizio segreto di informazioni militari. Ci sarà presto un unico Sios alle dipendenze del capo di stato maggiore della Difesa al posto di tre Sios alle dipendenze dei capi di stato maggiore di Esercito, Aeronautica e Marina. Alla fine, se davvero vedrà la luce questo comitato politico-tecnico dell'intelligence, i capi delle spie saranno in tre. Non sono pochi Certamente non è il capo unico, il solitario direttore del Dipartimento governativo per la sicurezza co me immaginava la commissione Jucci. Ma neanche la pletora di servizi segreti, più o meno dichia rati, che imperversa oggi. Se poi questi rinnovati servizi segreti funzioneranno o no, è tut t'altro paio di maniche. Se difende ranno l'Italia da indebite spiate straniere in campo economico-industriale, ad esempio. Dall'arrembaggio di mafie russe o balcaniche. Dal terrorismo dei fondamentalisti islamici. Senza dimenticare l'ultimissima minaccia tecnologica, spiegata all'Italia dal settimanale Il Mondo, cioè quel sistema planetario di intercettazione britannicostatunitense che si chiama «Echelon» e che tratta tutti alla stregua di nemici. Francesco Grignetti Respinto dalle Camere anche il reclutamento per soli cinque anni Previsti maggiori poteri di controllo per il Parlamento MINISTERO DELIE FINANZE Vincenzo Visco Romano P» MINISTERO DELLA DIFESA Beniamino Andreatta j CHS □ GUARDIA DI FINANZA Rolando Mosca Moschini CAPO DI STATO MAGGIORE Guido Venturoni Comitato Interministeriale < per l'Ifiiormaiione e lo Sicurezza MINISTERO DELL'INTERNO Giorgio Napolitano CARABINIERI Sergio Siracusa SCICO Mario lannelli | Servizio Centrale dì Investigazione sulla Criminalità Orgoninuta CAPI DI STATO MAGGIORI ESERCITO Francesco Cervoni MARINA Angelo Mariani AERONAUTICA Morto Arpiro CESIS ] Francesco Berardino Comitato Esecutivo peri Servizi di Informazione e Sicurezza SISMI Gianfranco Battelli! 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