«Presenteremo appello»
«Presenteremo appello» «Presenteremo appello» Ipm: rimpianto accusatorio è stato sostanzialmente accolto PALERMO. «Non ci sono mai né vittorie né sconfitte, ci sono soltanto processi fatti nel rispetto più scrupoloso delle regole, da parte del mio ufficio come da parte, credo, della magistratura giudicante». Così, con una frase apparentemente «sotto tono», Gian Carlo Caselli ha espresso il suo primo commento alla sentenza di assoluzione (per l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e di bancarotta fraudolenta) di Francesco Musotto. Ma sbaglierebbe chi pensasse a un procuratore «rassegnato». L'intervista che Caselli ha concesso ieri sera al TG3 è stata infatti un «crescendo» nel quale sono state ribadite le convinzioni dell'accusa. Rispondendo ad una domanda sulla «vaghezza» del reato di concorso esterno in associazione mafiosa, Caselli ha risposto: «Che ci sia un problema di eventale miglior tipizzazione del reato è un dato; ma che non si possa escludere la configurabilità del concorso esterno è un altro dato altrettanto certo e incontrovertibile. Voglio dire che si può essere mafiosi sia se si è affiliati regolarmente, ma anche se si presta una serie di attività collaterali indispensabili perché l'organizzazione possa esistere, crescere e consolidarsi». E a chi gli chiedeva se la procura fosse disposta ad una autocritica, Caselli ha risposto seccamente: «Siamo certi della fondatezza di prove che abbiamo raccolto. Noi sappiamo che l'esercizio dell'azione penale significa infliggere sofferenze, sappiamo che questo è il nostro dovere e che tutto questo comporta la necessità di pensarci non una ma tre milioni di volte prima di ricorrere a determinate misure. Se lo abbiamo fatto è perché ritenevamo e riteniamo di essere perfettamente a posto con la nostra coscienza». Così «a posto» che lo stesso Caselli ha già annunciato in una nota che la Procura di Palermo proporrà appello dopo che il tribunale avrà motivato il verdetto assolutorio nei confronti di Francesco Musotto. Non solo, ma la nota sostiene che, nonostante l'assoluzione dell'ex presidente della Provincia, il tribunale ha dato «ragione» all'accusa: «Dalla lettura del dispositivo della sentenza rileviamo che l'impianto accusatorio della Procura è stato sostanzialmente accolto, prova ne sia che sono stati condannati a severe pene detentive quattro imputati su cinque, tra i quali anche il fratello di Francesco Musotto. Quest'ultimo è stato assolto in base alla norma che richiama l'insufficienza di prove (art. 530, secondo comma del Codice di Procedura Penale). Aspettiamo quindi di leggere le motivazioni della sentenza per comprendere le ragioni di questa differente valutazioni nell'ambito del medesimo contesto probatorio». [r. i.] Il procuratore della Repubblica di Palermo Giancarlo Caselli
Persone citate: Caselli, Francesco Musotto, Gian Carlo Caselli, Giancarlo Caselli
Luoghi citati: Palermo
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