L'ISTRUTTORIA di Silvia Francia

L'ISTRUTTORIA AL NUOVO L'ISTRUTTORIA Weiss e l'orrore di Auschwitz LA discesa negli inferi del lager, sino alle porte dei forni crematori. Richiama la «Divina Commedia» nella struttura articolata in canti, ma per raccontare un inferno terreno e storicamente determinato, «L'Istruttoria» di Peter Weiss, che sarà in scena al Nuovo dall'I all'8 aprile alle 20,45 (tel. 517.6246), per la stagione del T.S.T. Realizzato dal Teatro Stabile di Parma nell'84, l'allestimento viene riproposto da allora quasi ogni anno in città differenti: una longevità da spettacolocult per un evento teatrale lodato da critica e pubblico. Il testo che il tedesco Weiss scrisse nel 1965 è messo in scena, nella traduzione di Giorgio Zampa, dal regista Gigi Dall' Aglio e interpretato da Roberto Abbati, Paolo Bocelli, Cristina Cattellani, Laura Cleri, Pino L'Abbadessa, Milena Metitieri, Tania Rocchetta e dallo stesso Dall' Aglio: scene e costumi di Nica Magnani, musiche di Alessandro Nidi. E' la storia la materia viva che sostanzia il dramma: quella storia, passibile persino di scivolare via in una progressiva rimozione, che Weiss scrisse con inchiostro indelebile sulla pagina teatrale. Dal 20 dicembre 1963 al 20 agosto del '65 a Francoforte si svolse il processo contro un gruppo di SS e funzionari del lager di Auschwitz. In seguito alla clamorosa reazione suscitata nell'opinione pubblica mondiale dal processo ad Adolf Eichmann, tenutosi a Gerusalemme nel '61, «per la prima volta - scrive Giorgio Zampa - la Repubblica federale tedesca affrontava la questione delle responsabilità individuali, dirette e indirette, imputabili a esecutori di ogni grado attivi nei recinti di Auschwitz». Il procedimento penale - da cui risultò evidente la speculazione dell'industria tedesca che, in accordo con il governo, si accaparrava mano d'opera a basso costo - ebbe dimensioni proporzionate alla sua risonanza. In 183 giornate furono ascoltati 409 testimoni, 248 dei quali scelti tra i 1500 sopravvissuti del lager. La storia di Auschwitz, dalla sua apertura nel giugno del '40 alla sua evacuazione nel '45, fu rievocata da vittime, aguzzini e complici. Weiss, che seguì il processo, impresse sulla pagina la memoria di quella tragedia, lasciando un segno forte nella scrittura e nella prassi teatrale. Il sedimento precario della storia si depositò, incancellabile ormai, non solo nei documenti e nelle crona¬ che dell'epoca, ma anche in un testo teatrale, costruito come «oratorio in undici canti», versificato ma rigorosamente composto con parole e frasi pronunciate durante il processo. Un giudice, un difensore, un procuratore, diciotto accusati e nove testimoni sono i protagonisti di uno spettacolo che, pure nell'apparente impassibilità (in sintonia con l'espressione di Weiss, quasi incolore e perciò ancor più incisiva) è una sconvolgente testimonianza teatrale degli orrori dello sterminio: inaccettabile rosario di violenza, dalla spersonalizzazione al «lavoro» massacrante, dalle torture alle modalità di soppressione. Il cartellone dello Stabile prevede pure un appuntamento con il ciclo «Grandi Interpreti» dedicato ai video teatrab degli archivi Rai. Lunedi 30 alle 20,45 al Carignano (ingresso libero) sarà proiettato «Le allegre comari di Windsor» di Shakespeare nell'edizione del 1976, diretta da Costa Giovangigli e intrepretata da Tino Buazzelli e Ilaria Occhini. Il video sostituisce quello previsto, riguardante l'edizione del '59 con Gino Cervi e Olga Villi. Silvia Francia

Luoghi citati: Francoforte, Gerusalemme, Parma