AL DRIVE IN DELL'ORRORE

AL DRIVE IN DELL'ORRORE AL DRIVE IN DELL'ORRORE //pulp dijoe R. Lansdale LA NOTTE DEL DRIVE IN Joe R. Lansdale Postfazione: Niccolò Ammaniti Einaudi pp. 342 L. 16.000 di La sera che non andarono all'Horror Show, fluisce inarrestabile e infantile e le soluzioni, i A chi è Joe R. Lansdale? Joe è un pezzo di ragazzo texano, con gli occhi chiari, un gran sorriso, la riga a destra e una camicia a scacchi di flanella. Alto un metro e ottantacinque, pesa novanta chili ed è cintura nera di karaté. Il classico tipo con cui è meglio non fare a botte. Ah, è sposato con Karen e vive con la famiglia e un pastore tedesco in una fattoria nell'Est del Texas. Ha vinto moltissimi premi, tra cui il British Fantasy Award, The American Mystery Award, e ben quattro Bram Stoker Awards assegnati dagli scrittori di horror americani. Lansdale afferma di aver amato molto Flannery O'Connor e Chester Himes (l'autore nero di Rabbia ad Harlem e altri noir trasferitosi a Parigi nel 1955). E in effetti nelle pagine di Lansdale si respira l'aria viziata del Sud così ben descritta dalla scrittrice americana, quell'atmosfera calda e sudata carica di fede religiosa, lussuria, indolenza e razzismo. Lansdale nei suoi libri si scaglia senza inutili sociologie contro ogni forma di razzismo, discriminazione e ingiustizia, denunciando la stupidità umana che quasi sempre si lega alla violenza insensata e all'ignoranza. Gli editori americani che in fatto di slogan sono i più tamarri di tutti, hanno riassunto benissimo le doti letterarie di questo autore: «Nelle mani di Landsdale l'alfabeto non è solo un mezzo di comunicazione: è un'arma letale». Un'altra grande abilità di Lansdale, in questo simile a Stephen King, è riuscire a tratteggiare in poche righe una situazione, un'ambientazione o un carattere. Nel racconto non ci sono zombie, né tantomeno demoni alati che ti entrano in camera: c'è la provincia texana, il paese, l'ignoranza più ottusa e violenta nascosta sotto la pigrizia del Sud, un orrore tutto umano. Quest'uomo ha un talento rarissimo: è capace in mezza pagina di afferrarti alla gola e trascinarti giù, nel posto meno piacevole della terra dove non si può discutere, dove la cultura e la morale non servono proprio a niente, anzi solo a immobilizzarti come un coniglio di fronte ai fari di una macchina. Può capitare a chiunque di noi di finire dentro una storia del genere, magari in viaggio di nozze. Si ha una fantastica idea, si decide per esempio di uscire dall'autostrada per raggiungere un paesino dell'Astigiano dove c'è una locanda famosa per la bagnacaoda e a un tratto ti trovi di fronte un gruppo di simpatici giovanotti che apprezzano le curve di tua moglie e lo esprimono a modo loro. I due adolescenti sfigati e crudeli di cui parla Lansdale nel racconto La sera che non andarono all'Horror Show sono nati e cresciuti nella provincia texana (il posto più reazionario e fascista della terra, a quanto pare), e si annoiano a morte, trascinando un'esistenza misera soltanto, si direbbe, perché la razza umana è dotata di istinto di conservazione. Due soggetti che potrebbero esistere benissimo anche da noi: in quei piccoli paesi di provincia dove non c'è niente, dove la sera non si sa dove sbattere la testa, l'hobby è inchiodare i gatti ai cartelloni pubblicitari, andare a caccia di extracomunitari è lo sport nazionale, ci si ghiaccia il culo sparando stronzate davanti al centro commerciale, si lanciano sassi dai cavalcavia o ci si trascina dietro la macchina il cadavere di un cane: come fanno i due geni di Lansdale. Nel ciclo del Drive-in la scrittura perde la ruvida concretezza L'autore d«Lui e Quei miei veri di La sera che non andarono all'Horror Show, fluisce inarrestabile e infantile e le soluzioni, i dialoghi sembrano gettati sulla carta senza meditazione e mediazione. C'è un'urgenza narrativa che lascia il lettore incapace di prevedere l'evolversi naturale e logico della vicenda. Quasi che per Lansdale il reale sia insufficiente per mostrare interamente i comportamenti primari, quelli che la società cerca disperatamente di imbrigliare. Lansdale costruisce un microcosmo fantastico e delirante, grondante orrore e disperazione, dove l'uomo mostra la ferocia primordiale nascosta sotto una fragile scorza, che si sbriciola appena la situazione si deteriora. Nel teatro sanguinolento dell'Orbit esplodono gli impulsi più bassi e feroci: incesto, omicidio, stupro, antropofagia. E' come se, lo dice anche il protagonista, ci fossero degli dèi di serie B che si divertono a studiare il comportamento dei poveri reclusi come fossero cavie da laboratorio o pesci voraci chiusi in un acquario. Non penso che esista niente di peggio che essere chiuso in un cinema dove si proietta aU'infìnito La notte dei morti viventi, dove ci si nutre solo di popeorn e caramelle e dove ogni tanto arriva un tentacolo a folgorarti. Le punizioni dantesche in confronto sono viaggi alle Maldive. Difficilmente potrò dimenticare il Re del Popeorn con la sua religione dispensatrice di violenza, e Popalong con il televisore al posto della testa, povere creature mostruose e oniriche, espressioni deformi della civiltà dei consumi. Credo che a Joe l'idea di scrivere questo libro debba essere venuta proprio in un drive-in: si sarà chiesto cosa sarebbe successo se avessero chiuso per sempre tutte le uscite. Avendo una fantasia ipertrofica di idee gliene sono venute un sacco, e senza farsi grandi problemi è tornato a casa e ha scritto questi due capolavori. Niccolò Ammaniti L'autore di «Fango»: «Lui e Quentin Tarantino i miei veri padri letterari» LA NOTTE DEL DRIVE IN Joe R. Lansdale Postfazione: Niccolò Ammaniti Einaudi pp. 342 L. 16.000

Luoghi citati: Maldive, Parigi, Texas