Pace in Sudan, ci prova l' Italia di Maurizio Molinari

Pace in Sudan, ci prova l' Italia Incontro col ribelle Garang, il governo islamico di Khartum potrebbe dare l'autonomia al Sud cristiano Pace in Sudan, ci prova l' Italia Missione africana del sottosegretario Serri ROMA. Inizia oggi il tentativo italiano di favorire un accordo sulcessate-il-fuoco tra il governo del Sudan musulmano e la guerriglia delle etnie cristiane che gli si oppone nel Sud da oltre 15 anni. Il sottosegretario agli Esteri per l'Africa, Rino Serri, incontra questa sera in ima località top secret di Nairobi John Garang, capo dell'opposizione armata del Movimento di liberazione popolare del Sudan (Spia), per volare subito dopo a Khartum dove vedrà il presidente Omar el Bashir e l'influente capo del Parlamento, Hassan al Turabi. «Il governo sudanese - spiega Serri - ci ha chiesto di svolgere un ruolo di mediazione in qualità di presidenti di turno del Forum dei partner dell'Igad (i Paesi dell'Africa Orientale, ndr)». La spola diplomatica fra Garang e Khartum «mira ad ot- tenere - aggiunge Serri - un cessate-il-fuoco per aprire la via a colloqui di pace diretti fra le parti» per porre fine ad una guerra civile che, fra scontri e miseria, ha causato quasi un milione e mezzo di vittime. L'iniziativa italiana viene seguita con attenzione nell'area: Egit- to, Libia, Etiopia ed Eritrea sono interessati alla fine dell'instabilità sudanese mentre il ministro degli Esteri del Kenya, Godana, ha dato un contributo importante alla realizzazione dell'incontro Serri-Garang. «C'è un'atmosfera nuova in Sudan afferma una fonte diplomatica wfitSsjmm «Siaraba - ed il governo musulmano di Bashir potrebbe essere disposto a prendere in considerazione la concessione dell'autonomia alle regioni del Sud, abitate dai cristiani». D'altra parte, negli ultimi mesi, la situazione sul campo è cambiata: i ribelli musulmani del Nord hanno mostrato maggiori aperture al negoziato mentre gli uomini di Garang hanno ottenuto numerosi successi militari, arginando una frattura interna e riconquistando le città meridionali perdute nel 1997. Inoltre gli aiuti militari giunti a Garang dai Paesi confinanti - soprattutto Congo ex Zaire, Uganda ed Eritrea - hanno trasformato l'Spla da una spregiudicata banda di volontari delle tribù Dinka in una milizia in piena regola, con tanto di scarpe, divise, artiglieria e perfino carri armati di produzione russa. Capace perfino di dar vita ad un'amministrazione locale nelle «zone liberate». «Il governo di Khartum - osserva Serri - ora è pronto ad accettare un cessate-il-fuoco ma la posi¬ zione dei ribelli resta ambigua». Un'intesa Khartum-Garang permetterebbe anche di sbloccare lo sfruttamento degli importanti giacimenti petroliferi, la cui esistenza è stata accertata proprio nelle zone dei combattimenti. A favore della mediazione italiana giocano anche il successo della visita del ministro degli Esteri, Lamberto Dini, in Iran - stretto alleato di Khartum - e i buoni rapporti con l'Uganda di Yoweri Museveni, sostenitore di Garang e principale alleato di Washington nella regione. «Ma da queste parti - commenta il sottosegretario - la prudenza non e mai troppa». Dopo il ritorno dall'Africa, Serri valuterà i risultati della missione con il «Gruppo Sudan» dei partner dell'Igad, composto da Stati Uniti, Paesi Bassi e Canada oltre all'Italia. «Vogliamo aggiornare la dichiarazione del 1994 spiega il sottosegretario - per dare un forte sostegno internazionale alla pacificazione». Maurizio Molinari Il leader dei ribelli cristiani del Sudan meridionale John Garang Il sottosegretario agli Esteri Rino Serri