Imboscata sul Sexygate
Imboscata sul Sexygate Imboscata sul Sexygate Giornalisti scatenati e c'è un'altra donna CAPETOWN DAL NOSTRO INVIATO «Portatelo fuori», urla Sam Donaldson della rete Abc, decano dei giornalisti al seguito della Casa Bianca, scalpitando per il ritardo con cui inizia la conferenza stampa sulla scalinata del palazzo del Governo. Da quasi due mesi - dalla visita di Tony Blair a Washington - i giornalisti non affrontavano il Presidente a viso aperto con le loro domande. Clinton vive trincerato da quando è scoppiato lo scandalo Lewinsky. I contatti con i media sono ine- sistenti. E la conferenza stampa con Nelson Mandela offriva dunque una ghiotta occasione. Anche perché proprio ieri è spuntata l'ultima presunta vittima sessuale di Clinton. Cristy Zercher, una maggiorata di 34 anni che faceva da hostess nell'aereo di Clinton durante la campagna elettorale del '92, ha raccontato al settimanale «Star» che il Presidente le carezzò il seno per 40 (quaranta!) minuti mentre «Hillary dormiva russando forte». Gli avversari processuali di Clinton non attribuiscono molta credibilità alla prospera Cristy, ma tant'è. Anche il Presidente si stava preparando alla sfida. E il ritardo della conferenza stampa era dovuto proprio al fatto che stava ripassando le possibili domande per poterle meglio schivare. Così, quando Clinton e Mandela sono finalmente usciti - il primo aiutando il secondo a scendere la scalinata per arrivare al podio - si è diffusa una voce che ha gettato nel panico la platea dei giornalisti. La conferenza stampa sarebbe durata mezz'ora e le domande a disposizione degli americani sarebbero state solo quattro. Il portavoce McCurry era riuscito ad orchestrare una conferenza stampa praticamente blindata e quando si è affacciato sornione per dare la parola al «nemico» già pregustava la vittoria. Niente mani alzate, niente «Presidente! Presidente'». Aveva già in testa la lista dei quattro giornalisti cui avrebbe dato la parola: le agenzie Ap, Upi, Reuters e un solo quotidiano: il «New York Times». Nessun altro, e soprattutto nessuna televisione. Sotto pressione, i quattro giornalisti interpellati hanno girato a vuoto: una domanda sulla Nigeria, una sul Rwanda, una sugli scolari uccisi in Arkansas. Alla l'ine c'è stata una blanda domanda sul perdono per la schiavitù. Ma il Presidente ha intortato la giornalista con una risposta già bell'e confezionata. La conferenza è finita. Clinton se ne è andato indenne. Il mitico «press corps» della Casa Bianca è apparso disfatto, e quando piano piano i giornalisti si sono ripresi dal colpo hanno cominciato a stracciarsi le vesti pensando all'occasione perduta. [a. d. r.l
Persone citate: Clinton, Lewinsky, Mandela, Nelson Mandela, Tony Blair
Luoghi citati: Arkansas, Nigeria, Washington
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