Poco pubblico per film sgradevoli. Il suicidio della civiltà

Poco pubblico per film sgradevoli. Il suicidio della civiltà AL GIORNALE Poco pubblico per film sgradevoli. Il suicidio della civiltà Spettatori cattolici indifferenti Cara Stampa, ha veramente ragione Lietta Tornabuoni, a proposito dello scarso pubblico per i film volutamente sgradevoli. Il sottoscritto, per esempio, per le prestazioni volutamente sgradevoli chiede di essere pagato come un idraulico o un muratore. E viene biasimato perché sarebbe una provocazione trasgressiva. Ma forse tanti altri stanno facendo altrettanto: ciò che è sgradevole sarà «sgradevole lavoro» o «sgradevole tempo libero»?... Visto però che gli spettatori cattolici sono ormai indifferenti al volutamente sgradevole, speriamo che per ottenere pubblicità gratuita non si incominci a fare dei can-can analogamente sgradevoli anche con le altre religioni nel nostro Paese. Lì non si troverebbe indifferenza; imam e rabbini non si divertono alle dissacrazioni come facciamo noi. (Sono ascoltati e rispettati anche per questo). Alberto Arbasino I disastri del Sessantotto Leggo con profondo interesse e condivisa convinzione la lettera sul «suicidio» di Moro di Enzo Bettiza e spostando in un altro campo l'acuta analisi che Bettiza definisce «personale» riscrivo per il suo giornale una mia personale analisi, certo non così penetrante, di ciò che io penso abbia portato la cosiddetta rivoluzione del Sessantotto in un campo non banale come quello del servire. Lo chiamerei servizio, ma ho timore che la parola potrebbe essere scambiata come la semplice esperienza di un ristoratore che ha visto passare i tempi durante gli anni della sua attività. Ed invece è qualche cosa di più. Nella follia distruttiva di tutto ciò che odorava di tradizione fu spogliato, denudato e portato solo alla superficie della pelle il concetto di servizio e di tutto quello che lo accompagnava, compresa la cucina che di esso fa pur parte. Esso fu rinnegato, banalizzandone l'analisi, riducendolo a retaggio del servilismo senza comprendere quello che è, e dovrebbe continuare ad essere, e cioè una profonda prerogativa dell'uomo e della sua intelligenza al servizio degli altri uomini. E, come i politici non si sono interessati a servire lo Stato, ma solo a conseguire glorie e ricchezze girate a se stessi, così anche i nuovi servi, aiutati dagli immancabili apologisti del delirio, hanno curato una immagine insignificante e contraria a quella che dovrebbe essere lo specchio del contenuto spirituale di qualsiasi uomo. Così è nato il «terrorismo d'immagine» e nel campo dei ristoranti, degli alberghi e del turismo in generale si è abbattuta la calamità dell'apparenza: il servizio si sta autodistruggendo in squallide recite di marionette. Si cerca affannosamente la personalizzazione all'interno delle colonnine di metallo che ingoiano i biglietti dell'autostrada e gracchiano: «Grazie, guidate con prudenza». Una interpretazione di basso profilo del lusso di essere al mondo. Le faccio un esempio. Negli alberghi si è incominciato con i mobiletti servizievoli chiamati frigo bar che hanno sostituito quasi totalmente il servizio ai piani, e adesso si continua trasformando esseri umani in robot che recitano a soggetto. Gli operatori telefonici, uso il linguaggio della rivoluzione, si materializzano in una nube quasi impalpabile recitando il proprio nome di battesimo assieme ad una filastrocca di benvenuto imparata a memoria. I telefonisti nominalisti. E non se ne vede la fine. Moro, come dice Bettiza, si è suicidato, ora stiamo assistendo al suicidio dello Stato, tra poco potrebbe essere il turno della civiltà. Arrigo Cipriani, Venezia Le nere previsioni di Ceronetti Volevo congratularmi con Guido Ceronetti per il bellissimo articolo pubblicato in prima pagina martedì 24 marzo, «Pietà per l'acqua». Nel leggerlo ho tirato un buon numero di sospiri di sollievo: finalmente una chiara esposizione della situazione, esplicita e precisa in tutte le sue parti, senza bisogno di oramai inutili dati scientifici d'appoggio, a denuncia non tanto della piega drammatica che sta pren¬ dendo il nostro modo di vivere, quanto della imbarazzante ipocrisia di coloro che dinanzi a telecamere e microfoni blaterano di ecologia, salvo poi suddividere il genere umano in ambientalisti (che si preoccupano cioè dell'ambiente) e normali (i quali evidentemente se ne fregano), come se si trattassero di due correnti di pensiero. Effettivamente, tra gestori politici impermeabili a tutto, gestori economici i quali di fatto, perseguendo sviluppi e crescite, il far danno al prossimo lo hanno scelto come lavoro, e leaders religiosi che tuonano contro la natalità zero a tutte le latitudini, si sta creando un terreno difficile anche per i più ottimisti. Propongo di ripubblicare lo stesso articolo tutti i giorni in prima pagina, possibilmente a fianco delle notizie (inevitabilmente giudiziarie) sui lavori per l'alta velocità (ma quanto alta?), per sempre, o per lo meno fino al verficarsi delle predizioni dell'autore, alle quali purtroppo credo. Toni Cavallo, Torino tonicavallo@usa.net Gli irriducibili fans di Ambra Siamo un gruppo di fans di Ambra Angiolini, siamo collegati in rete per tenerci informati sulla nostra Ambra. Ma, per la grande riservatezza di Ambra e per la sua scelta di tenersi per un po' lontana dalla televisione, stiamo ormai da lungo tempo senza notizie. Siamo desiderosi di leggere un'intervista ad Ambra e ci piacerebbe sapere: cosa sta facendo; cosa sta preparando, come vanno gli studi, a quando il prossimo ed, quando pensa di tornare in tv, quando ci sarà il suo sito ufficiale su internet, quando pensa di fare una nuova tournée, perchè non ha mai cantato in pubblico la sua canzone Forse. Gruppo di mobilitazione Pro Ambra simbolo@tin.it Giudizi diversi su Pio XII Scrivo riguardo le affermazioni di papa Giovanni Paolo n che indicano papa Pio XII come «un grande papa». La mia speranza è che la dichiarazione sia stata rilasciata in maniera affrettata o senza pensarci molto o, magari, travisata. In caso contrario sarebbe un'affermazione molto grave che indicherebbe chiaramente come la linea politica del Vaticano ritenuta da taluni molto moderna sia in realtà tesa ad una difesa ad oltranza anche del proprio ^difendibile passato. A Pio XII infatti viene imputato l'aver taciuto sullo stenniiùo che veniva compiuto ai danni degli ebrei durante il Fascismo, colpa riconosciutagli da molti storici e mi sembra patetico, se non criminale, il persistere nel volerlo difendere con la scusa che così facendo avrebbe evitato dolori ulteriori agli italiani. Forse per i criteri di classificazione morale del Vaticano Pio XII potrebbe risultare un «grande papa» ma, per quanto riguarda quelli umani, rimane soltanto un uomo. Fabio Mele Bari fabimele@tin.it La sperimentazione del metodo Di Bella Ho 22 anni e vivo a Torino dove studio Giurisprudenza e fortunatamente io ed i miei familiari godiamo di buona salute. Mi è capitato di guardare la tramissione condotta da Bruno Vespa su Raiuno sul tema della sperimentazione della cura Di Bella. Vi scrivo per manifestare la mia indignazione nei confronti del metodo utilizzato dal Ministero per selezionare le strutture che possono portare avanti la sperimentazione, assegnandola a dottori che non solo non nutrono la minima fiducia nel metodo, ma sembrano auspicarne il fallimento. Ora, sappiamo tutti che in una impresa il primo fattore per il suo buon esito è la buona volontà e la fiducia di coloro che sono chiamati ad impegnarsi . Mi sembra ora che questa volontà manchi in certi medici e forse anche nella politica. Non sarebbe forse stato più semplice affidare la sperimentazione a coloro che lo richiedono invece di rischiare di falsare una così importante ricerca? Guido Pigoni, Torino pigonipm@tin.it Via Marenco 32,10126 TORINO fax Oli -6568924 e-mail lettere @ Ias1ampa.it

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