Albright e Dini. nel Kosovo trattate di Maurizio Molinari
Albright e Dini. nel Kosovo trattate Il segretario di Stato di nuovo a Roma: l'Italia è davvero la porta d'Europa. In Vaticano chiede un altro intervento del Papa per il rilascio di dissidenti cubani Albright e Dini. nel Kosovo trattate Ma restano contrasti nel giudizio sulla Serbia ROMA. Il Segretario di Stato, Madeleine Albright, ed il ministro degli Esteri, Lamberto Dini, hanno chiesto a Belgrado e Pristina l'apertura di un negoziato politico sul Kosovo, con l'obiettivo di ristabilire l'autonomia in vigore fino al 1989. Alla vigilia della riunione del Gruppo di Contatto sull'ex Jugoslavia (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia) in programma oggi a Bonn, la Albright ha incontrato ieri i ministri degli Esteri dei due Paesi considerati più attenti alle posizioni di Belgrado: prima Dini alla Farnesina e quindi il russo Evgheni Primakov a Colonia. La Albright, affiancata dall'inviato per i Balcani Robert Gelbard e dal braccio destro per l'Europa Mark Grossman, è arrivata alla Farnesina addirittura in anticipo di prima mattina. Il colloquio con Dini è iniziato alle 7,45. «Sembra proprio che Roma sia la porta per l'Europa» ha detto la Albright - alla seconda missione capitolina in un mese - sottolineando l'importanza strategica dell'alleato italiano per i Balcani. Dini e la Albright hanno chiesto «fermezza» al Gruppo di Contatto ed ai Paesi limitrofi della Serbia (Albania, Macedonia, Ungheria, Bulgaria, Romania) per aprire la via al negoziato sul Kosovo. Ma i toni con Belgrado si sono confermati differenti. Per il capo della Farnesina «Belgrado ed autorità del Kosovo devono accettare il negoziato per ristabilire l'autonomia entro i confini della federazione jugoslava perché la via dell'indipendenza è impercorribile». Il Segretario di Stato invece ha puntato l'indice contro la Serbia: «Troppe volte nell'ex Jugoslavia la diplomazia ha fallito non possiamo accontentarci delle mezze verità del presidente serbo Slobodan Milosevic». Per Washington, Belgrado resta inadempiente: le forze di sicurezza non sono state riti rate dalle zone degli scontri ed il dialogo politico con l'etnia albanese non è iniziato. Dini invece ha dato atto a Belgrado di «aver ritirato nelle caserme in Kosovo» le truppe speciali, evitando poi di pronunciarsi sull'ipotesi di nuove sanzioni anti-serbe fra cui il congelamento dei beni all'estero. Per Dini comunque la «recente eie zione di Ibrahim Rugova da parte degli albanesi ha rafforzato la sua legittimità rappre sentativa». Qualche passo avanti insomma è stato fatto. Come ha sottolineato la Albright - accolta alla Farnesina dalla pubblica esposizione della bandiera a stelle e strisce a fianco del tricolore - «l'intesa sull'istruzione raggiunta fra serbi ed albanesi grazie a Sant'Egidio e a don Vincenzo Paglia è un buon inizio ma ora bisogna aprire la trattativa». Prima di volare da Primakov, la Albright ha avuto un incontro riservato proprio con don Vincenzo Paglia. «C'è grande attenzione per l'intesa firmata perché è l'unica. Ora vogliamo spingere in avanti il dialogo a livello di società civile anche su sport, sanità e cultura» dice il patron della Comunità. Dini e la Albright hanno discusso anche del rimpasto di governo in Russia, di Medio Oriente e Cuba. «Apprezziamo i passi intrapresi da Washington con l'Avana» ha detto Dini. «Il nostro embargo contro Castro non cambia, ma vogliamo aiutare i cubani vittime di un altro embargo: quello im¬ posto loro dal regime» ha replicato l'ospite, che è poi tornata sugli stessi argomenti nell'incontro in Vaticano con il suo omologo cardinal Angelo Sodano affiancato da Jean Louis Tauran. Durante i colloqui secondo un fuzionario del Dipartimento di Stato - la Albright ha chiesto al Vaticano un intervento presso Fidel Castro per ottenere un altro rilascio di dissidenti, dopo i 200 liberati dopo la visita del Papa. Maurizio Molinari
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