«TOTO'» LO SCANDALO NON PAGA di Lietta Tornabuoni

«TOTO'» LO SCANDALO NON PAGA A RICHIESTA «TOTO'» LO SCANDALO NON PAGA NEI suoi primi tre giorni di programmazione, in diciannove piccoli cinema nelle diverse città italiane, «Totò che visse due volte» di Daniele Cipri e Franco Maresco ha avuto appena 6422 spettatori, ha incassato appena 68 milioni. Poco, molto poco. Fantastico: il film simboleggia dunque ben due mutamenti nel costume italiano. Da una parte ha accelerato nel Paese la fine della censura per gli adulti: il fatto che fosse stato totalmente bocciato ed escluso per tutti da una prima commissione di censura e le conseguenti proteste, hanno certo contribuito alla approvazione da parte del Consiglio dei ministri d'un disegno di legge da sottoporsi al Parlamento che impedisce alla censura di vietare, bandire e sottrarre al pubblico qualsiasi film, che limita i poteri dei censori ai divieti per i minorenni. Dall'altra parte, «Totò che visse due volte» offre la prova, con i suoi pochi spettatori, che lo scandalo non paga più. Rari film recenti hanno suscitato simili polemiche, gran titoli di giornali, discussioni, liti ai talk show televisivi, clamore, sdegni: ma diversamente dal passato, quando il minimo divieto o sentore di scandalo muoveva tutte le curiosità anche ambigue, portava al cinema gente ingolosita soprattutto dal proibito e diventava vantaggioso per produttori e distributori, adesso a vedere «Totò che visse due volte» sono andati (e forse cresceranno di numero) soltanto gli spettatori interessati a un film «maledetto», volutamente sgradevole, diverso da tutti, che proprio non fa nulla per compiacere il pubblico. E magari ha pure ragione Alessandro Benvenuti, quando dice che «adesso la gente è talmente arrabbiata, che vuol vedere solo cose soft». Lietta Tornabuoni

Persone citate: Alessandro Benvenuti, Daniele Cipri, Franco Maresco

Luoghi citati: Richiesta