La «Vucciria» di Guttuso è off limits
La «Vucciria» di Guttuso è off limits Impossibile vederla La «Vucciria» di Guttuso è off limits PALERMO. Con i suoi colori sanguigni e l'intreccio di bancarelle rappresenta Palermo forse più di ogni altra opera d'arte. Eppure la «Vucciria», il capolavoro dipinto nel 1974 da Renato Guttuso, è diventato un quadro praticamente «invisibile». Collocato in una piccola stanza di Palazzo Steri, trecentesca sede del Rettorato dell'università, dove pochi eletti hanno accesso, il dipinto risulta precluso a qualsiasi possibilità di pubblica contemplazione. Studenti, appassionati e turisti desiderosi di ammirare la fortunatissima tela sono destinati a sicura delusione. «Siamo dispiaciuti - è l'invariabile risposta dei custodi di Palazzo Steri il capolavoro si trova in una stanza che non si può visitare». Si scopre così che dopo esser stata esposta a Roma, Torino, Lugano, alla Biennale di Venezia e a Colonia, la «Vucciria», olio su tela di 3 metri per 3, si trova oggi «sequestrata» nella stanza dei pro-rettori e si può osservare da vicino solo quando non sonò previste riunioni di lavoro dei vertici dell'Ateneo. «L'opera va collocata certamente in una posizione più felice - ammette Gaetano Serafino, direttore amministrativo dell'università di Palermo -. Tra poco, qui sarà inaugurata una splendida aula magna, sotto i tetti del palazzo, che forse potrebbe offrire mia adeguata collocazione al capolavoro». Il direttore promette che presenterà la proposta di trasferimento al rettore dell'Ateneo Antonino Gullotti. Per il critico Vittorio Sgarbi, però, la clausura dell'opera non sarebbe poi un peccato così grave: «Non ci trovo nulla di strano se il quadro non si trova in un museo, ma al Rettorato cui peraltro appartiene». Per dipingere la «Vucciria» (il nome, che deriva dal francese «Boucherie», macelleria, indicava il mercato della carne) Guttuso si servì di numerose foto da lui stesso scattate tra i vicoli e le bancarelle. In uno dei suoi scritti, il Maestro scomparso nell'87 - ha definito il suo dipinto «una grande natura morta con in mezzo un cunicolo entro cui la gente scorre e si incontra», spiegando che rappresentava «un segno di gratitudine nei confronti di Palermo». Sandra Rizza
Persone citate: Antonino Gullotti, Gaetano Serafino, Guttuso, Renato Guttuso, Sandra Rizza, Steri, Vittorio Sgarbi
Luoghi citati: Colonia, Lugano, Palermo, Roma, Torino, Venezia
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