D'Alema a Confindustria «Riparliamo di 35 ore»
D'Alema a Confindustria «Riparliamo di 35 ore» Il governo invita a non drammatizzare D'Alema a Confindustria «Riparliamo di 35 ore» ROMA. Sulle 35 ore la parola d'ordine, nel governo e nella maggioranza, è: sdrammatizzare. Comincia D'Alema lamentando che c'è troppa «esagitazione» e esprimendo «un caldo invito» a Confindustria perché «si torni al dialogo». Anche perché, sostiene il leader del pds, «non siamo di fronte a un colpo di mano», ma a un disegno di legge che sarà discusso in Parlamento «in un dialogo aperto alle parti sociali». Dal fronte governativo, Walter Veltroni giudica <<ingiustificato» il dissenso di Confindustria e spera sia possibile «una ricucitura». E il sottosegretario Micheli getta acqua sul fuoco assicurando che «la riforma delle 35 ore non sarà deflagrante per il sistema economico». Ma i segnali che arrivano dal mondo industriale continuano a essere improntati a una decisa opposizione al progetto di legge. Un'indagine di Assolombarda conferma la preoccupazione degli imprenditori per le 35 ore «soprattutto in presenza di una crescente pressione competitiva» derivante dall'avvio dell'euro. E anche il presidente della Confindustria dell'Emilia Romagna, Mantovani, si pronuncia a favore della abrogazione dell'eventuale legge sulle riduzione d'orario, invocando a sua volta i rìschi per la competitività. Sullo stesso tasto batte an¬ che, da Melfi, il direttore del personale e organizzazione di Fiat Auto, Maurizio Magnabosco, secondo il quale «non vi sono le condizioni per poterci permettere una riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario». Perché, ha spiegato Magnabosco, si avrebbe un incremento del costo del lavoro del 14 per cento che ci porterebbe fuori mercato. Ma una netta opposizione al progetto di riduzione forzata dell'orario arriva anche da un economista dell'autorevolezza di Franco Modigliani. Il premio Nobel ritiene infatti che «la legge delle 35 ore pagate per 40 è incoerente con l'entrata nell'euro: vi metterebbe subito fuori». E nello stesso senso va un'indagine promossa dal Cnr secondo cui le 35 ore sono «una risposta ambigua ad un problema affrontato solo dal punto di vista politico e non da quello economico». Un giudizio condiviso, secondo un sondaggio del Cirm, da una larga parte degli italiani: il 49% è poco e per nulla interessato alle 35 ore (contro il 43 di molto interessati), mentre il 48% pensa che la riduzione d'orario porti conseguenze negative. L'opposizione intende cavalcare questo movimento d'opinione e anche an si è schierata con Berlusconi per un referendum abrogativo se passerà la legge sulle 35 ore. [r. r.] Modigliani: legge incoerente con l'euro Magnabosco: aggravio del 14% sui costi
Luoghi citati: Emilia Romagna, Melfi, Roma
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