«Meglio inquinati che senza lavoro»

«Meglio inquinati che senza lavoro» REPORTAGE Dopo le dimissioni (rientrate) del prosindaco, ai ferri corti col sindacato per le lavorazioni pericolose «Meglio inquinati che senza lavoro» Petrolchimico, è scontro a Margbera LA SCELTA «IMPOSSIBILE» IN LAGUNA VENEZIA I cartelli sono ancora qui, H nemmeno tanto nascosti, appena fuori dallo stanzone del Consiglio di fabbrica. «Bisogna risanare, Bettin te ne devi andare!». «Chi al referendum vuole arrivare, una città non sa governare!». La rabbia e le paure dei tremila del Petrolchimico contro Gianfranco Bettin, il mite prosindaco verde di Venezia. Te ne devi andare? Martedì, quando ha visto i cartelli e la rabbia e le urla nel Tg regionale, Bettin se n'è andato davvero. Lui, che sarebbe il vero sindaco della Terraferma, di Mestre e di Marghera, dal suo ufficio ha spedito un fax a Massimo Cacciari, il suo capo: «Mi dimetto». Dimissioni contro i «cialtroni che stanno ingannando i lavoratori con vere e proprie menzogne». Chi sono i cialtroni? I sindacalisti del Petrolchimico. Avvilito, Bettin faxa. Preoccupatissimo, Cacciari telefona: «Ma che fai, io sono con te!». Passano nove minuti e Bettin rettifica: «Non mi dimetto più». Un pasticcio comunque. Il solito, inevitabile, forse irrisolvibile problema del Petrolchimico. Come far convivere chimica e ambiente, sviluppo ed ecologia? Qui, nello stanzone del Petrolchimico, i sindacalisti non stanno a farsi tante domande. Dice Gianluca Bianco, Cisl: «Al fronte, a lavorare i polivinilcloruri o il cloruro di vinile mono¬ mero, ci siamo noi. Siamo noi i primi a prestare attenzione al rapporto tra produzione a ambiente». Proprio in questi giorni, nell'aula bunker di Mestre, è cominciato il processo ai vertici Montedison per i 140 morti uccisi dalle esalazioni cancerogene del Petrolchimico. E proprio in questi giorni Bettin ha cominciato ad avanzare la sua ipotesi di referendum. Del genere «volete voi, o cittadini di Marghera, che al Petrolchimico continuino le produzioni velenose e cancerogene?». Ancora Bianco, il sindalista: «E' come chiedere se si vuole un'autostrada sotto il letto. Ovvio che no». Ecco, lo scontro è tutto qui. Già è lacerante per il sindacato, per la sinistra, per la giunta Cacciari. Un domani potrebbe scivolare nel peggio. Livio Marini, consigliere comunale, segretario della sezione pds del Petrolchimico («la più grande sezione "luoghi di lavoro" d'Italia»), ammette che il momento non è dei migliori: «Lunedi, in consiglio comunale, c'è stato uno scontro verbale tra operai del Petrolchimico e Bettin. Ma è che dobbiamo tenere alta la vigilanza. Abbiamo firmato un accordo per il contratto d'area che riguarda tutti i 17 mila lavoratori di Marghera: si prevedono il consolidamento di alcune produzioni, l'eliminazione di altre, la bonifica e il risanameli- to. Bettin, con la sua proposta di referendum, ci espone al rischio del posto di lavoro: le imprese potrebbero disimpegnarsi, perché investire miliardi se poi basta un referendum per cancellare tutto?». Nello stanzone del Consiglio di fabbrica dicono che Bettin è un verde che sbaglia, quasi un fondamentalista. Dicono che sbaglia anche Michele Vianelio, il vice sindaco pds, che ipotizza l'abbandono della produzione chimica da qui a dieci anni. «Però debbono stare molto attenti, perché rischiano l'isolamento - dice e quasi li scomunica Giovanni Sabbiucciu, segretario della Camera del lavoro - Un esempio: il 15 marzo 1997 una nube tossica è uscita dal Petrolchimico. Noi ci preoccupiamo subito, ma i nostri del Petrolchimico ci spiegano che è tutto a posto. Bene, a distanza di un anno abbiamo otto rinviati a giudizio per "emissione di sostanze altamente tossiche". Cosa voglio dire con questo? Che da parte sindacale la condivisione globale dell'azienda è pericolosa. Se la fabbrica viene vissuta come un pericolo, addio. Non sarà un Bettin a chiedere il referendum, ma tutti i cittadini di Venezia». A quattro giorni dai nove minuti di dimissioni, il mite Gianfranco Bettin si è ripreso. Ieri mattina era sul palco di una manifestazione sindacale. Ieri sera ha presentato il suo ultimo saggio, à titolo? «Petrolkimiko». E il prosindaco sociologo, già parlamentare, consigliere comunale con il più alto numero di preferenze, nel raccontare il libro è inevitabilmente tornato sulla questione. «Il Petrolchimico è un affare che riguarda l'industria e l'ambiente - spiega C'è un legame terribile di lavoro che si rivolta contro la vita. Ora ci vuole un progetto nuovo che però non si può realizzare contro i lavoratori. Al Petrolchimico si produce il Cvm, cloruro di vinile monomero, che la "legge Seveso 2" in vigore a breve escluderà dalle produzioni. Che voghamo fare, ignorare la legge, mettere tutti di fronte al fatto compiuto?». Per questo, precisa e insiste, se continueranno a produrre Cvm il referendum verrà. Massimo Cacciari del Petrolchimico si sente un veterano. Con Gianni De Michelis e Toni Negri, negli anni '60, era tutte le mattine all'alba davanti ai cancelli. «Mi ricordo gli operai della "San Marco" che morivano a 40 anni, mi ricordo il rischio salute monetizzato, "se vai a lavorare in quel reparto ti dò 100 lire in più all'ora"». Oggi nessuno metterebbe il Petrolchimico a Marghera, dice. «Ma esiste, e purtroppo dai nostri padri abbiamo ereditato un problema che la quadratura del cerchio in confronto è una scemenza». Far convivere l'area industriale e inquinante di Marghera con la bella e fragile Venezia. Renderle «compatibili». Ma come riconosce Cacciari «si naviga tra mille scogli», il più grosso la paura dei tremila del Petrolchimico. Ogni attacco alla chimica è un attacco al posto di lavoro. Livio Marini sta scrivendo l'ultimo volantino: «Venezia ha il 12% di disoccupati, altro che fantastico NordEst...!». Giovanni Cerniti E Bettin ripete «Qui occorre organizzare un referendum» A rischio 3 mila posti mentre si processano i vertici Montedison per i 140 morti Nella foto a sinistra il prosindaco di Venezia Gianfranco Bettin A destra un'immagine della Laguna di Marghera

Luoghi citati: Italia, Marghera, Seveso, Venezia