«Troppi cuochi in Medio Oriente»

«Troppi cuochi in Medio Oriente» Con un pesante gioco di parole il premier esclude PUe dal processo di pace «Troppi cuochi in Medio Oriente» Cook lascia Israele, Netanyahu l'attacca ancora TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO «Troppi chef guastano il brodo»: così il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha sintetizzato ieri la propria visione politica, all'indomani della disastrosa visita a Gerusalemme del ministro degli Esteri britan- ■ nico Robin Cook («cuoco» in inglese) conclusasi con il clamoroso annullarne;: ito del banchetto ufficiale in suo onore. Cook aveva fatto infuriare il premier incontrando un deputato palestinese nei pressi del rione ebraico di Har Homà, in fase di costruzione fra Gerusalemme e Betlemme. In un'intervista al settimanale austriaco «Kurier» - rilasciata in occasione della visita in Israele del cancelliere Viktor Klima - Netanyahu ha cercato ancora una volta di convincere gli europei a non introfularsi nei negoziati israelo-palestinesi, in quanto a suo parere la mediazione statunitense è più che sufficiente. «Non dimentichiamo che la tragedia più grande del nostro popolo - ha proseguito - è avvenuta sul suolo europeo. Per questo gli europei dovrebbero comprendere meglio di tutti gli altri le nostre necessità di sicurezza». Al massimo, secondo il premier, l'Europa può svolgere un ruolo positivo nei negoziati multilaterali di pace, i cui lavori sono congelati da circa due anni. Per i negoziati bilaterali basta il «cuoco» americano, e nemmeno lui del resto entusiasma Netanyahu che ha infatti inviato d'urgenza a Washington il suo ministro Natan Sharansky nella speranza di bloccare sul nascere un «piano di pace» statunitense. Nei prossimi giorni Sharansky cercherà di fare opera di convincimento con il vicepresidente americano Al Gore e con il segretario di Stato, Madeleine Albright.' Israele e Gran Bretagna - che ha la presidenza di turno dell'Unione Europea - cercano intanto di .circoscrivere le ripercussioni della polemica scampagnata di Cook nella «colonia» (come la definisce Londra) di Har Homà, che per Israele è in vece un rione della propria capitale riunificata. Ma Netanyahu annuncia una protesta ufficiale con Londra, e un portavo ce del premier britannico assi cura che anche Tony Blair vede nelle colonie ebraiche un osta colo alla pace, confermando che non sono stati modificati i suoi progetti di visitare Gerusalemme ad aprile. Si recherà anche lui ad Har Homà? «L'itinerario ha risposto prudentemente il portavoce - non è stato ancora definito». Reduce dal battibecco con Netanyahu, Cook è stato accolto con molto favore nelle due tap pe successive della sua missio ne mediorientale, Damasco e Beirut. Il ministro degli Esteri Faruk ash-Sharaa ha cercato di confortarlo: «Quello che è awe nuto ad Har Homà - gli ha detto - è la prova lampante che Israe le non vuole la pace». Anche il presidente Hafez Assad si è mostrato amichevole: «E' importante - ha affermato - che l'Europa svolga un ruolo più attivo nel Medio Oriente». Cook ha approfittato dell'atmosfera distesa per evocare la questione del ritiro israeliano dal Libano, discussa a Gerusalemme con il ministro della Difesa, Yitzhak Mordechai. Acco¬ gliendo in parte le preoccupazioni israeliane, Cook ha rilevato che bisogna tenere presenti le necessità di sicurezza di Israele. La risposta di Assad - che esige un ritiro incondizionato - non è stata del tutto negativa: il Presidente siriano ha parlato della necessità di «raggiungere una pace giusta e globale» in Medio Oriente e di riprendere i negoziati israelo-siriani dal punto in cui furono abbandonati alla Wye Plantation, nel Maryland, nel febbraio 1996. Fra le righe, Cook ha forse potuto comprendere che la Siria non si opporrebbe a un ritiro israeliano dal Libano garantito dall'esercito nazionale libanese o da una forza internazionale, a patto che Israele ritorni al più presto al tavolo del negoziato sul Golan. Cook ha poi prosegui¬ to per Beirut per constatare quanto fondamento ci sia nelle informazioni secondo le quali il ritiro israeliano dal Libano meridionale sarebbe già stato discusso di recente a Parigi fra due funzionari israeliani - Uzi Arad e Dany Naveh - e un consigliere del Presidente libanese Elias Hrawi. Aldo Baquis Lo Stato ebraico annuncia una protesta ufficiale con Blair, che difende il suo ministro E Damasco commenta «Così gli israeliani hanno dimostrato di non volere la pace» Il ministro degli Esteri britannico Robin Cook a Damasco con il collega siriano Faruk ash-Sharaa Il primo ministro israeliano Netanyahu lancia nuove polemiche accuse all'inviato europeo