A Palermo rivolta dei precari

A Palermo rivolta dei precari A Palermo rivolta dei precari Anche a Mestre scontri con la polizia PALERMO. L'hanno battezzata «l'intifada della disoccupazione». E' la rabbia del Sud che comincia a soffiare sul fuoco dei senza lavoro in Sicilia sono circa 800.000, 416.000 dei quali in cerca di primo impiego: un tasso di disoccupazione molto vicino a quello campano (24,3%). La prima esplosione è avvenuta martedì ma soltanto ieri, quando i dimostranti hanno dato il bis nelle strade del capoluogo, le agenzie hanno cominciato a battere notiziari ed a parlare di alberi abbattuti, cassonetti rovesciati, blocchi stradali. A manifestare sono, per ora, «i ragazzi dell'articolo 23», i precari, che fanno lavori «socialmente utili» dal 1989. La loro età media è trent'anni, ma molti ne hanno più di quaranta. Hanno cominciato con 480 mila lire al mese per 80 ore senza diritto a ferie, malattie o giorni per maternità. Chi non timbrava il cartellino perdeva ore di lavoro e soldi, senza possibilità di recupero. Oggi i precari percepiscono un «sussidio di disoccupazione» di 800 mila lire mensili. Chi ha la terza media deve lavorare 60 ore, chi è diplomato 54, chi è laureato 52 ore. Hanno ottenuto il riconoscimento di malattia, maternità, ferie. Non percepiscono, però, alcun tipo di contributi. In questo esercito che nella sola Palermo è forte di seimila effettivi ci sono precari assegnati ad uffici in cui non hanno nulla da fare, geometri che fanno i «postini» all'interno della Regione, restauratori che fanno fotocopie, neolaureati che accolgono utenti allo sportello. Beninteso non è un sercito di soli uomini ma è quasi equamente suddiviso tra i rappresentanti di en¬ trambi i sessi. Da nove anni chiedono un posto definitivo. In Sicilia sono 32.000 e alla Regione costano circa 300 miliardi l'anno. Ma in fermento, a Palermo, ci sono anche gli agrumicoltori, gli allevatori é i 1500 metalmeccanici dei Cantieri navali (gruppo Fincantieri- Iri) e della Keller che con 450 dipendenti produce carrozze per treni. A Catania è annunciata per sabato prossimo l'ennesima manifestazione dei mille dell'Itin, azienda edile del gruppo Rendo sull'orlo del baratro e che aspira a rientrare nella «legge Prodi». Secondo la Cgil, la Sicilia negli ultimi 10 anni ha perso cinque posti di lavoro ogni 100 abitanti: nel 1988 lavoravano 31 su 100 contro i 26 su 100 di quest'anno. Nel 1997 i disoccupati erano il 23,6% della forza lavoro contro il 7,5% del Centro-Nord e le donne siciliane erano inattive per il 34% (il 10% in più del dato nazionale). . Mario Ridulfo, della Cgil, un «articolista» che lavora nella Camera di commercio di Palermo, spiega: «Noi desideriamo continuare con i lavori socialmente utili per non lasciare nessuno a casa: ci sono famiglie che campano con 800 mila lire al mese. Ma è' essenziale che venga finanziata la legge 85 che prevede una serie di possibilità: dall'autoimpresa ai contratti di diritto privato, alle convenzioni con la pubblica amministrazione, e che può consentire ai precari di uscire dal contenitore dei lavori socialmente utili. La legge 85 esiste da due anni ed è inapplicata al 95 per cento». Neanche nel florido Nordest sono tutte rose e fiori. Cinque donne e quattro agenti di polizia feriti sono il bilancio degli scontri avvenuti ieri a Mestre tra le for ze deh'ordine ed un picchetto di donne delle pulizie che cercavano di impedire l'ingresso negli uffici dell'Enel dei titolari di una ditta che ha vinto l'appalto per la pulizia della sede grazie ad un ribasso del sessanta per cento rispetto al contratto precedente. Sono stati proprio i titolari della ditta a chiedere l'intervento della forza pubblica per poter iniziare l'attività, [c. m.j Un'immagine dei disordini di ieri

Persone citate: Keller, Mario Ridulfo

Luoghi citati: Catania, Mestre, Palermo, Sicilia