«740, niente multa se il rinvio è breve»

«740, niente multa se il rinvio è breve» INTERVISTA «740, niente multa se il rinvio è breve» Visco: con il risanamento si creerà nuovo lavoro I ON è vero che per lo sviluppo e per l'occupazione il governo non ha fatto abbastanza. C'è perfino un eccesso di incentivi. Non c'è un problema di soldi, ma di organizzazione e di efficacia nell'utilizzarli. Bisogna capire come funziona l'economia di oggi, e non avere in testa quella degli Anni 50». Ce l'ha con le richieste dei sindacati il ministro delle Finanze, Vincenzo Visco, e un po' forse (anche se lo nega) con il partito da cui proviene, il Pds. Davanti al portone del ministero, nel sole di viale Europa, c'è il solito mercatino di bancarelle dalla correttezza fiscale più che dubbia. Ma lui è convinto che il fìsco italiano stia facendo passi da gigante: «In un anno abbiamo colmato ritardi di quindici o vent'anni». Ha voglia di affrontare le grandi questioni, Visco, e non cu restar chiuso nelle beghe tributarie. Nel pomeriggio, rispondendo alla Camera, annuncerà che nei limiti di un rinvio breve, «fisiologico» dei termini per l'autotassazione (2-3 settimane), i contribuenti non dovranno pagare interessi. E si sfoga: «Di pressioni per un rinvio ce ne sono state ogni anno, anche quando non c'era nulla di cambiato nel "740". Quest'anno abbiamo rivoluzionato il sistema, facendo un lavoro spaventoso, e in sostanza le scadenze le abbiamo rispettate». Ministro, sindacati e partiti chiedono al governo di fare di più per l'occupazione. Chi dice che è colpa della pressione fiscale, chi degli investimenti insufficienti, chi di tutte e due le cose insieme. Con alle spalle un piccolo dipinto di Alberto Burri, nel suo studio provvisorio dentro il ministero in ristrutturazione, Visco è da subito sferzante: «Il provincialismo di questo Paese e la scarsa serietà di molti rendono difficile conoscere appieno ciò che si è già fatto. In primo luogo, con la riforma della tassazione sulle imprese abbiamo clamorosamente ridotto il costo del capitale di rischio. E' una misura molto favorevole al Mezzogiorno, perché i redditi dei nuovi investimenti al Sud, trattati come incremento di capitale, saranno tassati per sempre al 19% anziché al 53,2%. In secondo luogo, sono esentate dall'Iva le nuove imprese che pagherebbero fino a 5 milioni di imposta, ovvero fino a 100-120 milioni circa di valore aggiunto prodotto, che non è poco per una attività nascente. Poi ci sono gli incentivi per le nuove assunzioni, 10 milioni per il primo occupato e così via. Abbiamo stabilito crediti di imposta automatici per gli investimenti produttivi nelle aree depresse del Sud: si tratta solo di attuare le leggi che li permettono. Da questo punto di vista non abbiamo perso tempo». Dov'è l'intoppo, allora? «Senta, l'altro giorno mi è arrivata una lettera di una impresa straniera che chiedeva che cosa deve fare per investire in Italia. Il mio non era nemmeno il ministero giusto, ma in breve il problema è questo: sapere a chi rivolgersi. A questo servirà la nuova Agenzia per il Mezzogiorno. Gli ostacoli alla realizzazione dei provvedimenti, le lentezze, non è detto che stiano nel governo. Ci sono grosse carenze di Regioni, Comuni, enti. C'è fra l'altro una strana contraddizione: mentre andiamo verso un forte decentramento di funzioni, federalismo o no, sindacati e Comuni chiedono invece più interventi del governo centrale». Per creare lavoro non è necessario stanziare altri soldi? «No. Il risanamento è lo sviluppo, non c'è differenza: tassi di interesse più bassi, prezzi stabili, rimozione di ostacoli sia alla competitività sia alla concorrenza. Per esempio, sa qual è il motivo della grande crescita di traffi¬ co nei porti italiani?». No. «C'era una tassa sul movimento dei containers. Il ministro Burlando mi ha segnalato il problema, e l'ho abolita». Se il risanamento equivale allo sviluppo, lei allora non crede che serva una «fase due» nell'attività del governo. «Beh, è naturale che quando si è quasi raggiunto un obiettivo importante, si pensi in qualche modo a riprendere fiato. L'obiettivo per il futuro è assorbire una forte quota della disoccupazione. In un paio d'anni risolveremo anche questo. Per il Sud, a me il problema principale pare garantire l'ordine pubblico. Guardi Gioia Tauro: a una crescente attività del porto corrispondono tentativi continui di infiltrazione mafiosa». Ma è il Pds, che chiede uno sforzo specifico per lo sviluppo, al di là del risanamento. «Il maggior partito di governo appoggia il governo, fino a prova contraria. Certo abbiamo avuto un anno molto difficile, e capisco l'esigenza di guardare avanti, di liberarsi. Ma tutti si devono rendere conto che entrare nell'euro non significa la fine dei vincob di bilancio. E' sbagliato politicamente oltre che tecnicamente dire che il governo deve fare di più per l'occupazione. Quanto a queste polemiche, minacce, schermaglie, tutti hanno dei problemi, e tendono a darne la colpa a qualcun altro: come si usa dire, c'est lafaute à Voltaire)). Nel prossimo documento di programmazione dunque non ci saranno risorse aggiuntive per il lavoro? «Le risorse aggiuntive sono quelle compatibili con il risanamento. Tutti devono capire che l'economia di oggi è cambiata: non è che manchino i capitali se non h dà lo Stato. Il mercato è pieno di capitan" privati che attendono impieghi. Occorre attirarli. L'intervento dello Stato deve essere solo sussidiario». Non l'attrae la proposta del governatore Antonio Fazio, diminuire fortemente la pressione fiscale grazie a tagli alla spesa corrente? «La pressione fiscale diminuirà nel prossimo triennio, mentre la spesa corrente la dobbiamo tenere ferma in termini reali. Tagliarla di più non è necessario: al netto degli interessi sul debito è già più bassa che negli altri Paesi europei». Per finire: l'euro tassa sarà davvero restituita a chi l'ha pagata, al 50% o 60% che sia? Oppure chiamerete «restituzione» un generico calo della pressione fiscale? «Io ritengo che ci debba essere una restituzione ad personam. Vedremo nel governo». Stefano Lepri «La pressione fiscale potrà diminuire già in tempi nfflfo rapidi» «Ci sono molte carenze negli enti locali ma l'economia non è quella di 40 anni fa» Nella foto grande al centro, il ministro delle Finanze Vincenzo Visco Al suo fianco il governatore di Bankitalia Antonio Fazio Qui a lato il ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi

Luoghi citati: Gioia Tauro, Italia