Verdone «uccide» Bova e scopre lo stress da tv

Verdone «uccide» Bova e scopre lo stress da tv Bertolucci scrive al presidente Rai Verdone «uccide» Bova e scopre lo stress da tv Assemblea di produttori anti-burocrazia «La fiction in Italia rischia la paralisi» ROMA. Non finiscono i guai della Rai. Dopo l'«affaire» Bertolucci, ha ceduto «La piovra», la numero 9. Non era mai accaduto, in nessuna delle precedenti edizioni, che lo sceneggiato di mafia cedesse il primato. E invece è accaduto lunedì: su Canale 5 è andato in onda il film di Carlo Verdone «Viaggi di nozze», che ha battuto, sia in ascolti assoluti, sia in share, la percentuale, la seconda puntata della fiction con Raoul Bova: 8 milioni 706 mila spettatori, share del 32,83 per cento per Verdone; 8 milioni 586 mila, 30,03 per cento di share per «La piovra». Verdone naturalmente è soddisfatto: nei giorni scorsi aveva critica Mediaset per aver deciso di trasmettere il suo film contro «La pio- _ . w . vra». «Sono felice ^lo Verdone e mi chiedo, visto il risultato decisamente eclatante, quale ascolto avrei mai potuto fare senza "La piovra". Non bastava la tensione per l'uscita di un film nelle sale. Ora un regista deve pure sopportare il patema d'animo per gli ascolti televisivi dei film. Non ho visto "La piovra" e sinceramente mi secca molto questa battaglia che mi mette di fronte il mio amico Raoul Bova. Il fatto è che ti costringono a scontrarti in un modo brutale facendoti vivere col patema d'animo un passaggio televisivo. Per "Iris Blond', che ancora non so da chi verrà trasmesso, chiederò una maggiore tutela». Intanto, su Raitre, tra un mese andrà in onda un suo documentario: «L'ho realizzato insieme con mio fratello Luca. Fa parte di un progetto cui hanno collaborato anche altri registi come Giuseppe Bertolucci e Marco "Tullio Giordana: ognuno si è scelto un tema e aveva la possibilità di lavorare su materiale d'archivio. Io e Luca abbiamo realizzato un documentario intitolato "Dialetti miei diletti", sul parallelismo linguistico tra Nord e Sud». Nel documentario viene ricostruita la storia recente dell'Italia attraverso la testimonianza dialettale di personaggi, noti e non. E intanto c'è ancora una puntata della vicenda Bertolucci. Il regista, con un'altra lettera, risponde alla Rai, scrivendo al presidente Zaccaria: «Caro presidente, le "altre ragioni" che Ù direttore generale Celli crede di intravedere "dietro o intorno alla vicenda" del passaggio del mio film da Rai a Mediaset sono, per quel che mi riguarda, le seguenti: A) la comunicazione di venerdì mattina 13 marzo che la direzione generale aveva sospeso il contratto Rai senza motivazioni né scadenze dopo tre mesi di laboriose trattative con i vari uffici competenti (trattative formalizzate sotto l'attuale gestione dell'azienda). B) il diritto-dovere di intraprendere una conseguente e tempestiva operazione di "salvataggio" del mio film: dell'opera in quanto tale ma anche delle relative spese già sostenute in prima persona e del lavoro di decine di tecnici e maestranze. C) l'aver riscontrato da parte di Mediaset l'immediata disponibilità a sostituire il contratto Rai alle identiche condizioni normative ed economiche. D) la necessità di denunciare - con un gesto esemplare - l'assurda, antica pretesa dei vertici Rai di dettare a proprio piacimento modi, tempi e regole del gioco. Infine, in risposta ai suoi numerosi, accorati "perché", mi sento di offrirgliene in risposta imo solo che li riassume tutti: perché per me lo stile e le forme non sono un optional. Sono il mio lavoro, la mia vita. E poi, caro presidente, in un momento in cui ogni giorno scopriamo "ferrovieri che sbagliano", perché non ammettere che forse ci sono anche "direttori generali che sbagliano?"». E ieri si sono riimiti in assemblea a Roma i produttori televisivi: «La vicenda di Bertolucci ha fatto venir fuori - grazie alla notorietà del regista - un problema che esiste da sempre e che rischia di bloccare la rinascita della produzione di fiction nazionale. Gli altri coinvolti non si chiamano Bertolucci - ha detto il presidente dell'associazione dei produttori televisivi Adriano Arie - ma ci sono da sempre situazioni anche più gravi alla Rai e talvolta anche a Mediaset. Ci sono film che cominciano senza contratto e film che addirittura sono contrattualizzati a riprese concluse. La cosa scandalosa è che la Rai si è preoccupata di giustificarsi solo per la vicenda Bertolucci ma non ha fatto alcun cenno agli altri», [s. n.l _ . w . ^lo Verdone

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