Jane Birkin: il canto dopo la depressione

Jane Birkin: il canto dopo la depressione Il ritorno al cinema con il film di Resnais poi un disco Jane Birkin: il canto dopo la depressione ROMA. Nello sguardo azzurro di Jane Birkin, ex musa ispiratrice del musicista maledetto Serge Gainsbourg, ex ragazza terribile scelta da Michelangelo Antonioni per descrivere, in «Blow-up», il clima trasgressivo e variopinto della «swinging London», c'è una riserva ancora intatta di entusiasmo. Una capacità di guardare il passato con allegria, un orgoglio di mamma che stupirebbe quei censori che, in pieni Anni Sessanta, giudicarono immorale la sua performance più famosa, cioè l'interpretazione dell'intramontabile «Je t'aime moi non plus». «E' stupendo verificare ancora oggi la forza di quella canzone racconta Birkin -, andare a vedere un film bello come "Full Monty" e risentirne le note... Pochi giorni fa ero a Londra, in un taxi, e l'autista mi ha chiesto che cosa facevo. Gli ho risposto che trent'anni fa avevo cantato ima canzone francese intitolata "Je t'aime moi non plus": il tassista ha frenato di colpo, mi ha guardato e mi ha detto che lui, con quel brano, aveva messo al mondo tre bambini». Senza un filo di trucco, i capelli raccolti alla meglio sulla nuca, il look povero ed essenziale, tipico dell'eleganza più snob, Birkin, che oggi ha 52 anni e tre fighe avute da tre uomini diversi, John Barry, Serge Gainsbourg e Jacques Doillon, è a Roma per parlare di «Parole, parole, parole», ultimo gioiello del grande cineasta Alain Resnais. Interprete, in un film in cui tutti cantano, di un unico brano («Quoi»), l'attrice confessa di aver provato, all'idea di lavorare con Resnais, una grande emozione: «La notte prima d'incontrarlo non ho chiuso occhio, ho bevuto caffè a ripetizione e mi seno tranquillizzata solo nel momento in cui ho visto davanti a me, seduto sul divano, un uomo vestito con una tuta sportiva troppo piccola, un uomo che dentro è rimasto ancora bambino». A lei che, attraverso la scandalosa e ultra-censurata «Je t'aime moi non plus», ha interpretato le emozioni di una generazione, quella della liberazione sessuale, il senso del film di Resnais è apparso subito chiaro: «La forza delle canzoni sta nella loro capacità di proiettare con immediatezza le persone dentro una situazione vissuta. Capita di non ricordare brani seri, importanti, mentre quelle che vengono definite "canzonette" rimangono spesso scolpite nella memoria. E poi cantare è un modo per sentirsi più leggeri, sfogare i propri sentimenti e poi tornare alla normalità. Una parentesi liberatoria. E' per questo, secondo me, che "Parole, parole, parole" comunica al pubblico un senso di felicità». Impegnata in questo periodo nella scrittura di un testo teatrale «che si inizia come una commedia e finisce in tragedia, proprio come accade nella vita», e nella preparazione di un nuovo disco, Jane Birkin confessa di aver inciso «Je t'aime moi non plus» soprattutto «per gelosia: la canzone era stata scritta per Brigitte Bardot e c'era un mucchio di ragazze che continuava a chiedere a Serge di poterla interpretare. Per questo l'ho voluta cantare io». Oggi, passato il tempo delle provocazioni e delle censure, Birkin non ha perso la voglia di mettersi alla prova: prima con la regia cinematografica, ora scrivendo per il teatro, poco tempo fa con la solidarietà. «Recitavo Andromaca in teatro a Londra - racconta l'attrice -, ogni giorno vedevo foto di donne di Sarajevo in preda alla sofferenza e mi sentivo male perché capivo d'ispirarmi ài loro' dolore senza dare nulla in cambio s Allora ho deciso di fare qualcosa, mi sono messa in contatto con un'associazione parigina che si occupa della situazione di Sarajevo e sono andata lì a leggere brani di letteratura francese. E' strano, ma quando tutto manca, restano le parole, con il loro peso. Ho ripensato, facendo questa cosa, a un episodio che mi aveva raccontato Serge: durante la guerra, quando c'erano i bombardamenti, suo padre insisteva per fargli fare gli esercizi di musica. Poteva sembrare un gesto privo di senso e invece la musica serviva a "proteggerlo da quello che succedeva intorno». Sfuggita a un periodo di depressione seguito alla scomparsa di Gainj sbourg e poi del padre, Birkin s'illumina parlando delle fighe: la più piccola, Lou; la più grande, Kate, «che ha aperto un centro per aiutare i drogati e gli alcolisti»; e l'attrice, Charlotte, che ha avuto un bimbo sei mesi fa. Le dà dei consigli? «Assolutamente no: semmai sono io - risponde Jane Birkin - a fare tesoro dei suoi». Fulvia Caprara «Interpretai "Je t'aime moi non plus" soprattutto perché ero gelosissima: quel pezzo era stato scritto per la Bardot e molte ragazze cercavano Gainsbourg» 8 Spettai cinema con il film di Resnais rkin: il canto depressione poi un disco«Interpretai "Je t'aime moi non plus" soprattutto perché ero gelosissima: quel pezzo era stato scritto per la Bardot e molte ragazze cercavano Gainsbourg» Il regista Alain Resnais: il suo film «Parole, parole, parole» uscirà domani nelle sale In alto la protagonista Jane Birkin

Luoghi citati: Londra, Roma, Sarajevo