Pacini: così gestivo i fondi neri di Paolo Colonnello

Pacini: così gestivo i fondi neri IL CASO Li ACCUSE Nel verbale dell'interrogatorio davanti al pm Greco le accuse contro l'aniministratore della Tecriimont Pacini: così gestivo i fondi neri «Alta Velocità, i soldi me li dava Alessandrello» MELANO ICO che i rapporti con Alessandrello li avevo io». Un attimo, tm attimo. I suoi rapporti con? «Ripeto: preciso che sono stato io a tenere i rapporti con Alessandrello e sicuramente ho ricevuto delle somme di denaro in pagamento di fatture emesse, relative a prestazioni...». Come possiamo dire? Esistenti o inesistenti? «Per me erano inesistenti». 19 novembre scorso. Davanti al pm Francesco Greco, siede un Francesco Pacini Battaglia al solito battagliero. Tra i due, sulla scrivania, ci sono le solite montagne di documenti: false fatture, conti bancari, ricevute. E le agende del 1996 del banchiere mquisito per mille vicende (attualmente detenuto in clinica, in condizioni di salute precarie, con l'accusa di aver gestito tangenti per appalti delle Ferrovie). In quelle agende ci sono due appunti che riguardano sia la tratta Tav Milano-Genova, un appalto da 3200 miliardi diventato ora il nuovo filone su cui indaga Mani Pulite, sia un appuntamento con Rosario Alessandrello, l'amministratore operativo della Tecnimont, società di progettazione del gruppo Montedison, impegnata con altre aziende nella costruzione della stessa tratta. Tra le carte ci sono inoltre quattro fatture emesse, a partire dal 1984 fino al 1991, da altrettante società della galassia offshore creata da Pacini Battaglia e dal suo braccio destro Francis Roger, a favore della Tecnimont. Perché? «Alessandrello - spiega Pacini si è rivolto a me per creare delle disponibilità extracontabili a suo dire finalizzate al pagamento di sponsor». Chiede il pm: e i soldi dove sono andati? «Quelli che doveva pagare lo sponsor li ho pagati io e quell'altri se li saranno messi in tasca loro se glieli ho restituiti». Lei ha il dettaglio di questi pagamenti? -(Grossomodo se vado in Svizzera sì. Non sono molte cifre. Posso ricostruire i pagamenti effettuati per conto di Alessandrello». Insiste Greco: ma le fatture sono state emesse da società svizzere o italiane? «No, le fatture sono state emesse da società estere su società estere...». Parte così la nuova inchiesta della procura milanese sugli affari della Tav che, con l'ipotesi di false fatturazioni e falso in bilancio, ha fatto finire nel registro desìi inda- gati nove persone, vecchi e nuovi manager della Tecnimont, tra cui ex manager di livello come Carlo Sama o Giuseppe Garofano, Lorenzo Panzavolta, Roberto Pratesi, Renato Picco. Gli amministratori però si difendono sostenendo che le false fatture realizzate attraverso il sistema Pacini (una è addirittura dell'84) non avevano nulla a che vedere con la creazione di fondi neri per l'Alta Velocità ma sarebbero servite per pagare intermediazioni nel mondo arabo. E Pacini Battaglia, che tra le varie cose gestì gran parte dei fondi neri Eni, ovvero di una società che aveva molti interessi nel mondo mediorientale, venne considerato il canale giusto per operazioni di questo tipo. Del resto Alessandrello, personaggio di primo piano anche in Confindustria, già nel febbraio del 1993, interrogato da Antonio Di Pietro, escluse categoricamente che la sua società avesse versato tangenti per l'alta velocità o per altri appalti italiani. Tanto che il suo interrogatorio, firmato anche dai pm Davigo e Colombo, non ebbe poi strascichi. Ma quella sull'Alta Velocità è un'indagine destinata a dilagare e che potrebbe coinvolgere presto altri noti personaggi delle vicende giudiziarie sulle Ferrovie. Gli inquirenti stanno prendendo in esame infatti anche altre tratte interessate agli appalti miliardari come la Milano Bologna o la Bologna Firenze, facendo interrogatori a tappeto. Per il momento però l'attenzione è concentrata sul consorzio «Cociv» cui partecipava la Tecnimont. E in particolare sulla costituzione di quel consorzio di cui, oltre a Tecnimont, facevano parte la Grassetto di Salvatore Ligresti, la Itinera di Marcellino Gavio, la Gambogi e infine la Del Prato di Genova, già in cattive acque, che nel '96 cedette la sua percentuale di partecipazione, 25 per cento, alla Tecnimont. . La società della Montedison era entrata nel consorzio nel '92 per il rotto della cuffia e con una percentuale di appena il 5 per cento. La tratta Milano-Genova rappresentava infatti l'ultima possibilità per inserirsi nei ricchi appalti della Tav. E dunque il sospetto è che, se tangenti sono state pagate, il loro versamento sia avvenuto in questa fase. Poco prima cioè che scoppiasse Tangentopoli. Paolo Colonnello La difesa: non ci sono misteri quei soldi servivano a pagare intermediazioni nel mondo arabo Qui accanto Lorenzo Necci più a destra il banchiere Pierfrancesco Pacini Battaglia

Luoghi citati: Bologna, Firenze, Genova, Milano, Svizzera