Le sinistre incalzano Prodi

Le sinistre incalzano Prodi DALLA PRIMA PAGINA Le sinistre incalzano Prodi Tutti contro ilpremier: ritarda lo sviluppo OGNI volta che gli telefono, cioè quasi tutti i giorni, mi rassicura. "Vedrai che faremo, faremo tutto. Visco sta trovando le risorse necessarie". Poi, però, da buon democristiano non arriva mai al punto. Forse è sicuro, troppo sicuro che da qui al 2 maggio, cioè all'ingresso nell'Euro, non succederà niente e ha in testa di muoversi solo a ridosso di quella data». Inutile parlare, poi, della delusione di Sergio Cofferati che dopo l'incontro di lunedì scorso a Palazzo Chigi si è sfogato con quelli del Bottegone: «Il governo si è presentato all'incontro sull'occupazione senza avere niente in tasca». Probabilmente non succederà niente di irreparabile, quasi sicuramente si troverà una soluzione dell'ultimo minuto, ma la tensione tra la sinistra - questa volta si può usare un termine del genere - e il governo ha raggiunto il livello di guardia. D'Alema e Bertinotti non saranno d'accordo in tema di 35 ore e su come intervenire in tema di occupazione nel Meridione, ma su un argomento hanno idee coincidenti: qualcosa va fatto, la cosiddetta fase Due, quella dello sviluppo, la si voglia chiamare così o in qualsiasi altro modo, deve in ogni caso partire. Inutile dire che su discorsi del genere, almeno finora, Prodi annuisce, ma non opera. Oggi sarà lo stesso ministro del Te■ soro, Carlo Azeglio Ciampi, ad incontrare i sindacati, ma non è ancora detto che la musica cambi, che il governo suoni un altro spartito. Anzi, alla Cgil a questo punto nessuno si fa illusioni. Una volta Prodi, una volta Ciampi, si ha l'impressione che il governo non si muova, non ci senta da quell'orecchio. Basta prestare attenzione ai discorsi che fanno i consiglieri del premier. A Palazzo Chigi sembrano cadere dalle nuvole, non capiscono perché il sindacato non dia risalto a quanto fatto finora dal governo per il Mezzogiorno che poi si riduce al rilancio dei porti voluto dal tanto bistrattato Burlando, che oltre ad interessare la città natale del ministro dei Trasporti, riguarda naturalmente molte città meridionali, a cominciare da Napoli. Ed ancora ai gemellaggi industriali nel Sud, come gli interventi che hanno per- messo l'assunzione di 2500 posti di lavoro a Manfredonia (altrettanti ne seguiranno), ormai considerata la città con il costo del lavoro più basso in Europa. Ed infine, puntuale, alla speranza che un nuovo abbassamento del costo del debito pubblico metta a disposizione nuove risorse per lo sviluppo. Tutto questo è niente rispetto a quanto era stato promesso: dalla conferenza per l'occupazione, che non si è mai fatta, all'agenzia per il Sud, la famosa Iri due, che non è mai partita. Tutte promesse che finora sono rimaste scritte sull'acqua. Delusioni dopo delusioni su temi che fanno parte del dna della sinistra, non solo quella estrema o rifondarola. Già, si chiedono al Bottegone, se non si mantengono gli impegni sul- l'occupazione perché questo governo dovrebbe essere definito di sinistra o, comunque, di centro-sinistra? Quale elemento caratterizza la presenza del pds nella stanza dei bottoni? . Così Nicola Rossi, l'ultimo uomo di fiducia di D'Alema per le politiche economiche, invita Romano Prodi a prendere a mo¬ dello Tony Blair, Pietro Folena parla di «snodo spinoso» e Lanfranco Turci va giù, ancora più duro: «Il problema non è cambiare qualche ministro, il problema è il governo». Il segretario, invece, se la prende con la poltica «monetarista» che caratterizza l'azione del governo, attenta solo al ri¬ sanamento dei conti pubblici e non allo sviluppo. Di sicuro D'Alema è scontento e la notizia è talmente di dominio pubblico da rendere credibile un'indiscrezione sull'ultimo incontro tra pds e Rifondazione avvalorata da Armando Cossutta. In quella sede il numero uno del Bottegone avrebbe ipotizza- to anche uno «sganciamento» dal governo in assenza di un impegno serio per l'occupazione. Vera o no, questa voce dimostra quanto sia delicata la situazione; E Prodi? Continua a promettere e intanto insinua che il nervosismo del sindacato nasca «dalla concorrenza che gli fanno certi sindaci del Sud, come Sassolino, nel cavalcare la protesta». Un'analisi che lo stesso Ciriaco De Mita riprende pari pari: «Ma che pretende D'Alema, che Prodi crei posti di lavoro per decreto? La Verità è che il pds non regge più in peri- feria. Lì, i sindaci che hanno eletto sono diventati i capi dell'opposizione, agitano i problemi ma non propongono soluzioni». In altre parole questi sono problemi del sindacato, o di D'Alema, il governo fa quel che può. E se quel che può non bastasse? Prodi per il momento si sente garantito dal successo per l'ingresso in Europa e probabilmente, 'come insinuano Bertinotti e Cossutta, dal fatto che per lui le elezioni non sono un problema. Anzi. Il rischio, però, è che quando la festa per l'euro sarà finita, di questo governo rimarranno i treni che non funzionano, la scuola che è in rivolta e i disoccupati delusi: per citare solo alcuni punti di una lettera inviata a D'Alema da un lettore dell'Unità. A quel punto sarà alquanto difficile spiegare perché questo governo deve rimanere in piedi, specie se, entrati dal 23 novembre nel semestre bianco, l'alternativa non saran no le elezioni. In sintesi, Prodi trascura di dare un motivo al l'esistenza del suo governo non tanto per l'oggi, quanto per un domani che è sempre più vici no. Augusto Minzolinl Bertinotti «Questo governo ormai è diventato un muro di gomma» De Mita «La Quercia pretende che si creino posti per decreto» Secondo Cossutta il leader del pds avrebbe anche ipotizzato uno sganciamento dalla maggioranza Il premier Prodi con il leader del pds Massimo D'Alema La manifestazione dei disoccupati a Napoli

Luoghi citati: Europa, Manfredonia, Napoli