Uno schiaffo all'uomo della Tienanmen

Uno schiaffo all'uomo della Tienanmen All'Assemblea del popolo in primo piano il delfino Hu Jintao, leader della 4a generazione Uno schiaffo all'uomo della Tienanmen Per Li Peng326 franchi tiratori PECHINO DAL. NOSTRO INVIATO La Cina si dà gli assetti di direzione politica ed economica per il prossimo secolo portando anche apertamente sulla scena, accanto a Jiang Zemin, 72 anni, confermato presidente della repubblica, l'uomo destinato a succedergli al vertice dello Stato e del partito, Hu Jintao, 55 anni, nominato suo vice. Entrambi sono stati eletti ieri dalla nuova assemblea del popolo. Costretto a lasciare la carica di premier che occupava da oltre dieci anni, Li Peng, 70 anni, secondo copione rimane al vertice, con la sua nomina avvenuta a capo dell'assemblea stessa. Ma subisce un severo smacco. Nella votazione a scrutinio segreto, il 12% dei circa tremila deputati hanno votato contro o si sono astenuti. Questa mattina viene nominato al suo posto a capo del governo il tecnocrate Zhu Rongji, 70 anni, negli ultimi cinque anni zar dell'economia. Sulla sua ascesa a premier, nessun dubbio, ma sarà significativo il grado di consenso per lui paragonandolo allo smacco avuto da Li Peng, che nella memoria collettiva rimane l'uomo della Tienanmen ed è l'unico rimasto del gruppo (hrigente dell'epoca. Benché su questioni politiche di alto profilo l'assemblea segua le indicazioni del vertice di partito, lo scontento per Li è stato più forte della disciplina e del radicato istinto di unanimità. Su 2947 votanti, a suo favore 2616; contro, 200; astenuti, 126. Dispersi su altri nomi, 15 voti, di cui 5 a Qiao Shi, presidente uscente dell'assemblea, fatto fuori da ogni posizione con un colpo di mano al congresso del partito nel settembre scorso. L'opposizione a Li non è solo per la repressione del giugno 1989, ma anche per dubbi sulle sue qualità a capo dell'assemblea. E' un organismo che negli ultimi anni si è guadagnato un suo spazio come potere legislativo, benché si riunisca solo una volta l'anno per una ventina di giorni, restando il lavoro affidato a una sua folta commissione permanente. Ieri mattina Li, che già presiedeva i lavori, ha suscitato scoppi di ilarità in deputati, corpo diplomatico, ospiti d'onore, stampa locale e internazionale ammessa solo dopo lunga attesa al termine delle complesse votazioni. Ci si aspettava il risultato, e invece, raschiandosi rumorosamente la gola al microfono, ha annunciato il numero dei votanti aggiungendo che si dovevano ancora fare i conteggi e perciò ci si poteva rilassare e distrarsi: un maestro che autorizza la ricreazione. Si è avuto un corale scoppio di risa, inaudito nell'immenso teatrone da diecimila posti, luogo di sacralità e rito. Il fatto è che Li fu nominato premier la prima volta dieci anni fa da una assemblea composta di pochi riformatori soverchiati da rabbiose canizie, soldataglia forte di posticce glorie, mandarini e nomenklaturisti. Quella di cui è a capo è fatta di tecnocrati la cui età media è sotto i 50 anni, molti con laurea nelle migliori università americane o europee, esperienza di mondo, smaliziati, capacità manageriale, i quali hanno espresso i loro umori anche col voto sulla lista dei sette vicepresidenti. Il più votato è stato uno riformista già vicino a Zhao Ziyang, il segretario generale fatto fuori nell'89; uno noto per durezza e ortodossia ha avuto meno voti di tutti. Jiang Zemin è stato confermato, con 2882 voti, 36 contrari e 29 astenuti, per altri cinque anni capo dello Stato e della commissione militare, in aggiunta alla presidenza del partito. Con lui, 2893 voti, 29 contrari e 25 astenuti, diventa vicepresidente della repubblica il futuro astro: Hu Jintao, 55 anni, uno dei sette membri del comitato permanente del Politburo, il Politburissimo. Vi era entrato di colpo saltando stadi intermedi nel '93, e al congresso del settembre scorso è balzato dal settimo al quarto posto nella gerarchia. Il fatto che al potere reale unisca ora la carica di vicepresidente della repubblica lo consacra come delfi¬ no, esponente più alto della quarta generazione comunista dopo Mao, Deng Xiaoping, Jiang. Finora la vicepresidenza è stata decorativa, occupata negli ultimi cinque anni da un ex capitalista, creatore nell'81 di un impero industriale e finanziario di Stato gestito in termini privatistici. Un grosso calibro di partito le dà spessore e lui diventa più visibile all'interno e all'estero. L'indicazione di Hu come delfino fu data un anno fa, quando fu lui a presiedere la cerimonia per la dispersione da un aereo in volo delle ceneri di Deng: quasi un prendere il testimone. E stato segretario della lega giovani¬ le, crescendo all'ombra di Hu Yaobang, poi defenestrato da Deng nel gennaio '87. Per alcuni anni è stato capo del partito nel Tibet, evitando però di compromettersi in repressioni. Continuatore di Deng e di Jiang, dovrà andare avanti, non solo custodire la loro linea. Tra i motivi della caduta nel 1980 dell'erede di Mao, Hua Guofeng, vi fu la sua posizione di «fedeltà alle consegne stabilite», mentre il Paese si liberava del Timoniere. Se gli eredi di Deng stanno sviluppando la sua politica, Hu dovrà fare ben di più, non il custode di quanto riceverà. Fernando Mazzetti Quando l'ex falco del regime ha «autorizzato» i deputati a riposarsi è scoppiata una risata Un momento della votazione e nella foto grande, il presidente Jiang Zemin con il premier designato Zhu Rongji

Luoghi citati: Cina, Pechino, Tibet