La sfociata di Kathleen

La sfociata di Kathleen Raffinata, dignitosa, ha scalfito l'immagine del capo dello Stato. E le femministe per la prima volta lo attaccano La sfociata di Kathleen In tv racconta: così Clinton mi assalì NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Non ha voluto parlare per anni, ' ma quando si è decisa a farlo ha menato un colpo '■■ verso la Casa Bianca che chissà se e come Bill Clinton, con tutta la sua furbizia, riuscirà a parare. Kathleen Willey, di cui si era sempre detto che quella volta che il Presidente le' saltò addosso non c'era rimasta poi così male (e per questo non voleva testimoniare contro di lui nel processo intentato da Paula Jones), è apparsa domenica sera in una lunga intervista trasmessa dalla Cbs e come prima cosa ha fornito un'altra prova di quanto facilmente i «media», quando si lanciano a capofitto su una storia, rischino di sbagliare. Altro che compiacente. Kathleen non aveva mai parlato perché «era una brutta storia, un orribile comportamento da parte del Presidente e non mi sembrava il caso di renderlo pubblico». Ora, visto che gli avvocati della Jones l'hanno costretta a raccontarla, quella storia, e visto che Clinton, con il suo forse l'ho baciata sulla fronte per consolarla, ma non c'era niente di sessuale», ha dato una versione dei fatti in contrasto con la sua verità, Kathleen ha sentito il bisogno di uscire allo scoperto e lo ha fatto con una rivelazione che minaccia di risultare una specie di ancora di salvezza per l'inchiesta che il procuratore speciale Kenneth Starr sta conducendo contro Clinton, fra critiche a non finire provenienti ormai'ancì^enda. ambienti ostili al Presidente: la rivelazione ohe lo stesso Robert Bennett, u1'costósissimo avvocato per pagare il quale Clinton si sta riempiendo di debiti, ha «sottilmente» premuto su di lei perché mentisse. Ma oltre a questi pur importanti risvolti legali che la intervista di Kathleen Willey potrà avere, ieri il problema numero uno per la Casa Bianca era il colpo che questa signora elegante, raffinata, piena di dignità, ha inferto sul piano delle «pubbliche relazioni». In sostanza, l'immagine che emerge da quell'incontro del novembre 1993 è di un Clinton che riceve la moglie di un suo amico che, dopo averlo aiutato a diventare presidente, ora è in gravi difficoltà, tanto che proprio nel momento stesso in cui lei è lì lui si sta puntando una pistola alla tempia e sta premendo il gril letto. Lei è disperata, chiede al Presidente di cambiare il suo status da «volontaria» a dipendente pagata della Casa Bianca per dare appunto una mano alla famiglia e lui, come L«Dovr tutta risposta, le salta addosso, ritenendo che questa volta, data la particolare vulnerabilità della donna, non gli andrà male come mesi prima, quando le aveva telefonato per «provarci» e lei aveva finto di non capire. Sembra quasi una rappresentazione plastica di quel «sexual harassment» sui luoghi di lavoro di cui le femministe americane hanno fatto da tempo la loro bandiera, e infatti in questo caso anche loro, silenti su Gennifer Fio- wers, su Paula Jones, su Monica Lewinsky (il motto era «Clinton fotta chi vuole, basta che non fotta gli Stati Uniti»), hanno cominciato a farsi sentire. «Forse - ha detto Patricia Ireland, presidente del Now, l'organizzazione storica delle femministe americane - dovremmo ridefinire che cos'è un buon Presidente e che cos'è un uomo perbene». Quello che lei, come milioni di persone, ha visto e sentito in tv, dice, «va oltre l'idea del donnaiolo magari un po' rozzo ma in fondo simpatico e entra nel concetto di abuso di potere maschile». Tutti ora aspettano il prossimo, immancabile sondaggio per vedere se il pubblico americano è disposto a perdonare anche questo a Clinton. La Casa Bianca comunque sembra sperarci poco, visto che sin da ieri mattina presto ha cominciato il suo fuoco di sbarramento contro Kathleen Willey. La prima bordata l'ha spa¬ rata - e nessuno crede che sia per caso - una donna: Ann Lewis, assistente del portavoce Mike McCurry. «Kathleen Willey - ha detto - venne da me nel 1996 (cioè molto dopo il famigerato assalto) per dirmi che voleva lavorare nella campagna elettorale. Mi pare a dir poco contraddittorio». E il presidente ha aggiunto, ribadendo di aver detto la verità, di «essere sconcertato e deluso». Franco Pantarelli IL J'ACCUSE «La prima cosa che ho pensato è stata che no, non era possibile che stesse accadendo proprio quello. Poi mi sono detta: "E se gli mollassi un bello schiaffone?", ma poi ho pensato: "Non si può prendere a schiaffi il Presidente degli Stati Uniti così, come una cosa nonnaie", e ho deciso che l'unica cosa da fare era andarmene». ■ «Mi sembrava impossibile che tutto ciò fosse accaduto in quell'ufficio. Non potevo credere alla sua incoscienza». ■ «Oltretutto lui conosceva mio marito. Lui era in grave crisi e io ero lì a chiedere aiuto a un amico che era anche il Presidente 'egli Stati Uniti». La leader del movimento delle donne «Dovremo ridefìnire cos'è un galantuomo» Il Presidente «Sono deluso e sconcertato: io ho detto la verità» Bill e Hillary Clinton con il cane Buddy La testimonianza della Willey ha inferto all'immagine del Presidente un colpo devastante Kathleen Wìlley, l'ultima grande accusatrlce del Presidente. Nella foto piccola, Monica Lewinsky

Luoghi citati: New York, Stati Uniti